Numero chiuso, eccezione. Tar dà ragione a studenti - QdS

Numero chiuso, eccezione. Tar dà ragione a studenti

Desiree Miranda

Numero chiuso, eccezione. Tar dà ragione a studenti

mercoledì 18 Febbraio 2015

Vittoria degli universitari di Psicologia: UniCt condannata ad accoglierli. Il numero chiuso viene dunque considerato illegittimo

CATANIA – “Il numero chiuso costituisce un’eccezione alle modalità ordinarie di accesso all’Università e non può essere istituito al di fuori delle ipotesi espressamente previste dalla legge”. Con questa motivazione il Tribunale amministrativo del Lazio ha accolto il ricorso di alcuni studenti che non sono riusciti ad accedere al corso di studi in Psicologia dell’Università di Catania così, adesso, quest’ultima dovrà per forza accoglierli.
 Una novità assoluta quella decisa dal Tar che fa esultare i ricorrenti e non solo, in quanto il tribunale non ammette altri criteri di limitazione dell’accesso al corso di studi prescelto se non in riferimento ai corsi regolamentati a livello nazionale (Medicina,Odontoiatria e Protesi Dentaria e Veterinaria).
Chiarito dunque che il numero chiuso, sebbene le università lo applichino perché non più in grado di sostenere i servizi necessari ai propri iscritti, è definitivamente considerato illegittimo.
“Il Tar del Lazio apre il numero chiuso e rende libero l’accesso alla facoltà di Psicologia”, esultano dall’associazione universitaria Udu che si dicono convinti che “il 13 febbraio 2015 è una giornata storica per la comunità studentesca del nostro Ateneo”.
“È una vittoria che attendevamo da tempo, visto che da quando tutti i corsi di laurea triennali e magistrali sono a numero chiuso, il nostro Ateneo ha perso diverse migliaia di immatricolati, che preferiscono iscriversi in altri Atenei in cui i corsi sono ancora ad accesso libero”, dichiara il coordinatore dell’Udu, Giuseppe Campisi.
“Naturalmente questo sistema oggi dichiarato illegittimo ha prodotto negli anni notevoli guadagni per le casse del nostro Ateneo, ricordiamo che ogni prova d’accesso costa 40€, costringendo migliaia di studenti a tentare diverse prove per paura di rimanere esclusi dal percorso universitario.
 Quindi vien da chiedersi dove stia il merito, se la tanto decantata meritocrazia abbia senso all’interno di un sistema d’accesso programmato che quest’anno ha visto accedere al corso di laurea in Giurisprudenza un candidato che ha conseguito il punteggio di -1. Ci sembra più un criterio adottato al solo scopo di fare cassa”.
Dopo il maxi ricorso che ha portato alla vittoria di 219 studenti che non erano riusciti ad essere ammessi agli studi di Medicina di Catania, per cui l’ateneo etneo ha dovuto riorganizzarsi non con pochi problemi, il Tar risponde di nuovo positivamente alle richieste degli studenti che si sentono defraudati del loro diritto allo studio universitario.
Nel caso dei test per Medicina, però, il problema stava nell’irregolarità dello svolgimento della prova, nel caso del corso di psicologia il problema è a monte, ovvero di diritto d’accesso. “Ci auguriamo che questo sia il primo passo per ripristinare il libero accesso a tutti i corsi di laurea”, conclude Giuseppe Campisi.

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