Riforme costituzionali la verità col referendum - QdS

Riforme costituzionali la verità col referendum

Carlo Alberto Tregua

Riforme costituzionali la verità col referendum

sabato 21 Febbraio 2015

Fa bene Renzi a tirare dritto

L’uscita dall’aula di tutte le opposizioni, che hanno voluto protestare contro la maggioranza in occasione dell’approvazione dei quarantuno articoli del ddl Boschi, relativa alla riforma costituzionale, è del tutto legittima. L’opposizione ha il dovere di contestare con ogni mezzo regolamentare l’azione della maggioranza, proprio perché in conflitto con essa.
Parimenti, la maggioranza ha il diritto di approvare le leggi che siano conformi alla propria linea politica, per cui le due azioni, quella di maggioranza e quella di minoranza, fanno parte della democrazia.
Ricordate il consociativismo? Era l’unione innaturale tra maggioranza ed opposizione, non per leggi costituzionali, bensì per leggi ordinarie. Il consociativismo è stata una delle cause più gravi che hanno condotto allo sfascio il nostro Paese e le sue istituzioni.
Quel consociativismo che ha consentito di far diffondere corruzione e malaffare nella Cosa pubblica, sia a livello politico che a quello burocratico.

Ora finalmente vi è una maggioranza e un’opposizione. Ognuno fa la propria parte. Non c’è neanche da scandalizzarsi per i toni accesi ed aspri di Forza Italia, M5S, Sel ed altri, che hanno lo scopo di captare l’attenzione di quella parte di opinione pubblica contraria alla linea governativa.
La questione di fondo è valutare la bontà della riforma costituzionale. Noi la sosteniamo e, dunque, ogni ritardo è dannoso. Peraltro tale riforma, non essendo approvata a maggioranza qualificata dei due terzi, potrà essere sottoposta a referendum confermativo.
Cosicché, se la maggioranza degli italiani che andranno a votare (in questo caso non c’è il quorum costitutivo della metà più uno) darà ragione al governo, vorrà dire che avrà fatto bene. Se, invece, lo boccerà, dovrà andare a casa. Queste sono le regole della democrazia.
Comunque sarebbe opportuno che le opposizioni variegate stessero nell’aula parlamentare, pur facendo tutte le ostruzioni possibili. Sarebbe una forma di rispetto nei confronti dei cittadini che guardano quelle aule come luogo di esempi positivi e non negativi. La questione è chiara e non può essere mistificata da alcuno.
 

Peraltro la riforma costituzionale sarà soggetta ad altri due o tre passaggi. Nel primo caso il testo dovrà essere identico nei due rami del Parlamento. Nel secondo caso, se mancherà questa identicità, il numero dei passaggi aumenterà.
La situazione di maggioranza e minoranza parlamentare è magmatica. Non c’è una vera maggioranza, come nei governi britannici dell’Iron Lady Margaret Thatcher, o in quello laburista di Tony Blair.
La componente minoritaria di sinistra del Partito democratico è vicina alle idee comuniste di Sel e non a quelle riformiste di un moderno partito socialdemocratico europeo. I vagoni di Ncd, Udc e l’ultimo spezzone di Sc contano poco. Tuttavia i loro parlamentari sono determinanti in questa maggioranza.
Dall’altra parte, anche in Forza Italia vi sono i dissensi della minoranza di Fitto, che però non rispetta le regole della democrazia interna di quel partito. La minoranza deve cercare di fare prevalere le proprie tesi, ma quando non vi riesce deve adeguarsi alle decisioni della maggioranza. è la democrazia.

Vi è poi la nuova legge elettorale, denominata Italicum. è stata discussa e ridiscussa per mesi e mesi, approvata dal Senato. Non c’è più nulla da discutere. Ai primi di marzo la Camera l’approverà, nonostante la minoranza del Pd che, anch’essa, deve rispettare le regole democratiche che vigono in ogni partito. Cosicché, una volta approvato l’Italicum, da luglio 2016 l’Italia potrebbe rinnovare questo Parlamento, eletto con una legge dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale, e ritornare sulla via maestra che preveda maggioranza ed opposizione omogenee.
Con ciò, si taglieranno cespugli e cespuglietti, che hanno tutto il diritto di stare in Parlamento, ma non di condizionare la linea politica di chi ha il dovere di governare con efficienza e rapidità.
Il tempo fa la differenza, diceva Walt Disney (1901-1966). Una cosa fatta oggi è meglio se si dovesse fare domani. In qualunque circostanza occorre essere informati, acquisire saperi, valutare con calma, decidere ed attuare le decisoni con rapidità.
Questa è efficienza. Questa serve al Paese. E così si deve procedere. Ora, non domani!

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