Sanità e corruzione concorrenza ed efficienza - QdS

Sanità e corruzione concorrenza ed efficienza

Carlo Alberto Tregua

Sanità e corruzione concorrenza ed efficienza

martedì 24 Febbraio 2015

Scandali senza fine e incontrollati

Nella sanità siciliana gli scandali si susseguono senza sosta, sia in quella pubblica che in quella privata. è l’effetto della mancanza di un controllo sistematico, vero e non formale, da parte dell’assessorato competente che dovrebbe monitorare in tempo reale sia l’attività corrente che dotazioni e funzionalità strutturali.
Quanto scriviamo fa parte di quella inefficienza generalizzata di cui la sanità siciliana è primatista, in quanto l’incuria, il menefreghismo e l’incapacità di molti dirigenti sono soltanto un campionario di debolezze che hanno rovinato la Sicilia.
A fronte di tali dirigenti, ve ne è un’altra parte, forse maggioritaria, capace e onesta che però non viene utilizzata nei posti di responsabilità.
A monte dei dirigenti vi sono presidente di Regione e assessori, che hanno il compito non solo dell’indirizzo politico, ma anche quello di controllare che tale indirizzo venga eseguito senza distorsioni, per perseguire la volontà che il Governo regionale, degno di questo nome, dovrebbe raggiungere.

E invece Crocetta cosa fa? Minaccia di fare ricorso alla Corte Costituzionale contro la Legge di Stabilità 2015, non avendo le carte in regola per tale ricorso, perché nei suoi oltre due anni di governo non ha tagliato i privilegi di tante categorie che sono state protette dallo scudo dell’Autonomia utilizzato al rovescio: anziché nell’interesse dei siciliani, in quello dei clientes.
Nella sanità siciliana, che è costata 8,5 miliardi nel 2014 (dato bilancio preventivo) vi è una decisione sbagliata: quella di non mettere in piena concorrenza l’apparato pubblico con quello privato. Entrambi hanno pregi e difetti. Vediamoli.
Partiamo dal fatto che tutte le prestazioni vengono fatturate alla Regione in base a una sorta di listino prezzi nazionale che è il cosiddetto Drg (Diagnosis-related groups, Raggruppamenti omogenei di diagnosi). Per cui, un’appendicite o una protesi o un qualunque accertamento costa la stessa cifra alla Regione, sia che venga effettuato dall’apparato pubblico che da quello privato.
Sarebbe perciò interesse dei cittadini potere andare in qualunque struttura, pubblica o privata, e ottenere le prestazioni. La concorrenza selezionerebbe i migliori fra aziende ospedaliere, presidi e cliniche private. In altri termini, la qualità prevarrebbe e con essa il merito.
 

Prevalendo qualità e merito, vi sarebbero due benèfici effetti: il primo, che i siciliani sarebbero serviti meglio; il secondo, che un’eccellente qualità della sanità siciliana attirerebbe ammalati dalle altre regioni, creando un flusso finanziario positivo, mentre oggi il bilancio fra i malati che vanno fuori Sicilia e quelli che vengono è nettamente negativo. Nel 2012 (ultimo dato disponibile) la fuga dei malati è costata alla Sicilia quasi 200 milioni di euro.
Contro questi elementari principi di concorrenza, a inizio anno, l’Assessorato determina quale sia l’importo assegnato al settore privato (circa un settimo del totale), con ciò privilegiando il pubblico e annullando la concorrenza, anche minima.
Se i dg di aziende ospedaliere e di Asp (relativamente ai presidi) fossero lasciati liberi di fare concorrenza, la loro efficienza aumenterebbe fortemente, i malati sarebbero trattati meglio perché attratti dalla qualità e i bilanci ne risentirebbero positivamente. Ovviamente i cattivi dg avrebbero l’effetto contrario e con ciò sarebbero costretti a perdite gravosissime che li farebbero dimettere.

Liberalizzando la sanità e consentendo ai migliori di prevalere, con l’emarginazione dei peggiori, anche i centri privati dovrebbero ripensare la loro organizzazione perché costretti dalla Regione a coprire l’intera filiera dell’assistenza sanitaria: dal Pronto soccorso alla Rianimazione, dalla Terapia intensiva alla Lungo-degenza. Cosicché sarebbero costretti a consorziarsi per offrire ai cittadini un’assistenza completa, non essendovi più quello stupido e clientelare limite dell’assegnazione del budget annuale.
Casi come quello della neonata Nicole non accadrebbero più, perché la clinica dove si è verificato il grave episodio, se dotata dei segmenti sanitari completi, avrebbe provveduto alle necessità senza bisogno di mandare altrove la neonata.
Ecco una delle riforme che vanno fatte in Sicilia. Ma non crediamo che Crocetta ne abbia la capacità né la volontà, perché gli manca la visione d’insieme del presente e del futuro, mentre si attacca al tram del ricorso alla Corte Costituzionale. Bravo, bis!

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