Libertà di stampa, tempi bui per l’Italia - QdS

Libertà di stampa, tempi bui per l’Italia

Patrizia Penna

Libertà di stampa, tempi bui per l’Italia

sabato 28 Febbraio 2015

Intervista a Raffaele Lorusso, nuovo Segretario Generale Fnsi

ROMA – Il 2014 passerà alla storia come l’annus horribilis per la libertà di stampa in Italia. Dal 49° al 73° posto, il salto non è per niente breve e il nostro Paese sprofonda nella classifica redatta da Reporter senza frontiere, organizzazione internazionale di giornalisti nata nel 1985 per volontà del francese Robert Menard, e considerata il barometro della libertà di stampa nel mondo. Numeri per niente rassicuranti quelli che si leggono nel bilancio annuale e che testimoniano un “deterioramento globale, legato a diversi fattori, con l’esistenza di guerre d’informazione e l’azione di gruppi non statali che si comportano come despoti dell’informazione”.
Le dichiarazioni contenute nel rapporto, suonano quasi in contraddizione con quella promessa (forse solo presunta) di maggiore libertà e democrazia che l’avvento dell’era digitale ha portato con sé. Aspettative in parte deluse se pensiamo che tra le false convinzioni che la globalizzazione dell’informazione ha permesso di maturare vi è l’inutilità del filtro operato dal giornalista. La tecnologia ha ampliato il range di strumenti che un giornalista ha a disposizione per fare il proprio mestiere, ovvero informare, consentire al cittadino-lettore di farsi un’opinione in merito ad un determinato fatto, senza propinargli la propria. Ma di fatto sembra averlo reso più vulnerabile e maggiormente esposto a  minacce ed  intimidazioni a danno della buona informazione.
Abbiamo chiesto un commento dei dati di Reporter senza Frontiere a Raffaele Lorusso, neo Segretario Generale della Fnsi.
La relazione annuale di Rsf sembra fotografare il pessimo stato di salute della libertà di informazione. Nei primi dieci mesi del 2014 si contano 43 casi di aggressione fisica e sette casi di incendio doloso a case o auto di giornalisti. Cosa ne pensa?
“La relazione di Rsf evidenzia criticità intollerabili. La situazione della libertà di stampa in Italia peggiora, anche e soprattutto per l’aumento dei giornalisti minacciati o vittime di aggressioni. È un fenomeno preoccupante, che dovrebbe spingere le istituzioni a intervenire con decisione. Da parte nostra, è importante la denuncia: non bisogna lasciarsi intimidire né chiudersi nel silenzio. Nessuno deve essere lasciato solo. Abbiamo tutti bisogno di un’informazione libera, credibile e autorevole”.
Numeri da brividi anche quelli che si riferiscono a processi per diffamazione “ingiustificati” che, secondo Rsf, nel Belpaese (si fa per dire), sono aumentati da 84 nel 2013 a 129 nei primi dieci mesi del 2014. Con la riforma della disciplina del reato di diffamazione attualmente in discussione, quale pensa potrà essere lo scenario?
“Il progetto di riforma del reato di diffamazione, con la cancellazione del carcere per i giornalisti, sarebbe una bella notizia, se non contenesse altre misure che puntano di fatto a rendere più difficile l’esercizio del diritto di cronaca. Si vuole infatti introdurre un diritto di rettifica senza alcuna possibilità di commentare o di contro replicare da parte del giornalista, ma soprattutto non viene affrontato il problema delle cosiddette querele temerarie. In questo senso, sarebbe sufficiente recepire le indicazioni contenute nelle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo, la cui giurisprudenza costante sottolinea la necessità di prevedere a carico degli autori di azioni che risultino temerarie l’applicazione di sanzioni pecuniarie commisurate all’entità del risarcimento richiesto. Per non parlare, poi, del mai risolto problema dei conflitti di interesse, che nel settore dell’informazione rappresenta un ostacolo allo sviluppo e alla piena autonomia della professione. Se quella proposta di legge fosse approvata, l’Italia potrebbe retrocedere ulteriormente nella classifica mondiale della libertà di stampa”.

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