Spreco di denaro pubblico "allarmante" - QdS

Spreco di denaro pubblico “allarmante”

Antonio Mercurio

Spreco di denaro pubblico “allarmante”

martedì 03 Marzo 2015

Inaugurazione anno giudiziario magistratura contabile Sicilia: costi politica, assunzioni ingiustificate, corruzioni e frodi. Luciana Savagnone, presidente Sezione giurisdizionale Corte dei Conti Sicilia, a proposito del settore della formazione professionale: “Una spesa fine a se stessa che rischia di trasformare lo scopo del settore, originariamente unicamente formativo, in uno scopo parassistenziale”

PALERMO – In Sicilia corruzione e frodi sono un fenomeno di “allarme sociale senza precedenti”. A denunciarlo, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti sabato scorso allo Steri di Palermo, è stato Procuratore regionale della Corte dei conti per la Sicilia, Giuseppe Aloisio. Un quadro sconfortante quello tracciato dal Procuratore che ha puntato il dito anche contro i costi della politica, oggetto “di molteplici indagini e di diverse citazioni”, di una gestione delle risorse pubbliche spesso “non rispondente agli interessi della collettività” e il “ricorrente spreco di risorse pubbliche nelle procedure di assunzione del personale o di ingiustificato riconoscimento ai dipendenti di qualifiche. Fenomeni corruttivi e frodi – ha puntualizzato – rimangono fattori di un allarme sociale ineludibile e senza precedenti, anche per il rilevante danno d’immagine causato alla pubblica amministrazione”.
Accuse pesantissime che trovano conferma nei numeri, un dato su tutti: lo scorso anno la Procura della Corte dei Conti ha accertato e contestato un danno erariale in Sicilia per 48,8 milioni di euro. Sempre nel 2014 sono state emesse in totale 15 citazioni con una contestazione per un danno complessivo di 27 milioni di euro.
Tra i settori più colpiti quello degli appalti, in particolare le forniture ma è ancora complicato punire i responsabili. “La normativa – ha proseguito Aloisio – non ci aiuta: abbiamo una impianto pregevole sotto il profilo dell’affermazione dei principi ma non ha portato delle vere innovazioni che possono valorizzare il ruolo del procuratore contabile”. Nel 2014, infatti, sono stati solo 200, su 54 mila, i detenuti per motivi legati alla corruzione. “Una repressione finanziaria – ha ribadito il Procuratore – sarebbe molto più incisiva e determinerebbe un effetto di deterrenza che porterebbe a risultati concreti”.
Riguardo i costi legati agli “errori provocati dalla politica” lo scorso anno sono state inflitte condanne per 39 milioni di euro, “una cifra enorme – ha precisato la presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la Regione siciliana, Luciana Savagnone – quasi il doppio del 2013. E molto spesso il danno erariale prodotto dalla politica non si riesce mai a rifondere”.
Tra i casi ricordati da Aloisio quello del presidente del consiglio e della quasi totalità dei consiglieri dell’ex Provincia regionale di Catania, ai quali è stato contestato un danno di 450 mila euro per l’illegittima utilizzazione dei fondi, e dei 7 capigruppo dei gruppi parlamentari dell’Ars per “illegittima utilizzazione dei fondi non riconducibili agli scopi istituzionali, con la contestazione di un danno per un milione e 925 mila euro”.
Ai giudici contabili non è sfuggito nemmeno un uso disinvolto dei gettoni di presenza dei consiglieri e dei rimborsi ai datori di lavoro dei componenti degli organi elettivi che sono stati oggetto di “molteplici istruttorie”, come nel caso della citazione dei componenti di un consiglio comunale per aver “illegittimamente deliberato un ingiustificato aumento del gettone di presenza, pari al 417 per cento, per un totale di circa 650 mila euro”.
Su questo il Procuratore non ha lesinato critiche, ricordando che la Procura regionale ha rilevato uno sperpero di denaro per l’assunzione del personale da parte della società in house della Regione che, nonostante il divieto, ha proseguito con “il reclutamento di personale non giustificato e vietato”. Un fenomeno “allarmante” per la finanza pubblica regionale, “inquietante” nell’ipotesi di un mancato ricorso alle procedure di evidenza pubblica, con la violazione dei principi di pubblicità e richiesti anche per la società a partecipazione pubblica.
Un capitolo a parte è stato dedicato al settore della formazione professionale dalla Savagnone che ha evidenziato “quale grave anomalia del sistema, l’eccessiva spesa di soldi pubblici, non tanto e non solo per formare lavoratori, ma per sostenere finanziariamente gli Enti. Una spesa fine a se stessa – ha concluso – che rischia di trasformare lo scopo del settore, originariamente unicamente formativo, in uno scopo parassistenziale”.

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