Claudio Civello: "Sicep leader in Sicilia oggi anche in Tunisia" - QdS

Claudio Civello: “Sicep leader in Sicilia oggi anche in Tunisia”

Serena Giovanna Grasso

Claudio Civello: “Sicep leader in Sicilia oggi anche in Tunisia”

mercoledì 04 Marzo 2015

Forum con Claudio Civello, Amministratore delegato della Sicep Spa

Qual è l’origine dell’idea di insediamento in Tunisia?
“L’iniziativa è nata nel 2007, anche se, per motivi logistici abbiamo ritardato il vero e proprio avvio al 2010. Erano anni che ricevevamo richieste di prefabbricati per la realizzazione di stabilimenti in Tunisia, perlopiù da aziende italiane, ma anche tunisine. Così, nel 2006 siamo stati invitati in Tunisia e ci è stato proposto di insediarci in un’area industriale per installare il nostro stabilimento. Ma quest’area non era adatta a noi perché rivolta esclusivamente ad aziende off-shore, cioè aziende che possono esportare o vendere ad altre aziende off-shore, negandoci una fascia importante di mercato. L’attuale sede è situata a 150 km a Sud di Tunisi, esattamente a Nord di Kairouan”.
Come si presenta il mercato tunisino? Qualche considerazione in merito all’ambiente e alla manodopera?
“Il mercato tunisino è potenzialmente interessante, nonostante le sofferenze patite durante la rivoluzione. Da quest’anno stiamo registrando una ripresa, anche se siamo in allarme rispetto alla situazione in corso in Libia. In Tunisia portiamo avanti la stessa attività svolta in Sicilia: ci occupiamo di infrastrutture e della costruzione di prefabbricati per l’edilizia commerciale e industriale. Sicuramente si tratta di attività ridimensionate rispetto alla Sicep in Sicilia. Ma considerando la situazione critica vigente sul nostro territorio, prospettiamo per l’anno prossimo in Tunisia un fatturato nel settore tradizionale superiore a quello siciliano. L’anno scorso il fatturato è stato di 20 milioni di euro, di cui 4 milioni prodotti dalla Sicep Tunisie. Per quanto riguarda la manodopera è di qualità medio – scarsa, costa poco e i fattori produttivi pesano diversamente rispetto al nostro sistema. Queste condizioni conducono l’imprenditoria locale a trascurare i fattori di innovazione. Ad ogni modo, rileviamo la presenza di un’esigua classe di laureati di qualità, anche se la lingua costituisce un grande ostacolo per la formazione”.
Quali sono gli effetti positivi derivanti dalla stabilizzazione della politica in Tunisia?
“Innanzitutto l’incremento di fiducia che ha messo in moto parecchi progetti finora rimasti solo sulla carta. Se il caos libico e in generale del mondo islamico non condizioneranno il territorio, si prospettano importanti miglioramenti”.
La Sicep rifornisce tutto il territorio nazionale?
“No, il nostro settore è limitato dalla tipologia del prodotto, i costi del trasporto sarebbero insopportabili. Credo poco nella ripresa del privato. Il settore commerciale è stato largamente sfruttato, quindi c’è poco da fare. Il settore industriale in Sicilia offre prospettive limitate. Non tutto è esclusivamente ricollegabile alla crisi. Il problema di fondo è rintracciabile nel fatto che si è costruito troppo a causa delle inutili leggi di incentivazione; il mercato è stato saturato, vi era troppa offerta senza domanda. Credo più nelle infrastrutture, stiamo lavorando molto nel settore pubblico.  Al momento, per esempio, stiamo fornendo la costruzione della galleria di Caltanissetta”.
In Sicilia avete avuto problemi con i concorrenti?
“Abbiamo rilevato un abuso del meccanismo dei concordati. Oggi non fallisce più nessuno e si annulla quella necessaria selezione del mercato. A differenza dell’Italia, in Tunisia non esiste il collegio sindacale, ma l’obbligo di revisione da parte di revisori certificati. Un’attività più seria rispetto alla parzialità spesso vigente in seno al collegio sindacale”.
 
Oltre l’attività in Tunisia, il gruppo ha maturato ulteriori esperienze estere?
“Sì, abbiamo trovato un importante settore di sviluppo nei servizi di ingegneria e management nei Paesi in via di sviluppo. In federazione russa abbiamo progettato un sistema costruttivo – abitativo per la realizzazione della classica abitazione di tipo sovietico. Un gruppo di Mosca ci ha contattati per studiare le caratteristiche dei sistemi costruttivi e del prodotto necessarie ad ottenere l’autorizzazione all’uso. Il contratto prevedeva anche la fornitura di personale tecnico management. Questo progetto si è fermato lo scorso anno a causa della crisi ucraina e di enormi sanzioni. In questo momento siamo in stand-by, a fine 2015 dovremmo ricevere risposta, positiva o negativa per la continuazione del progetto.
Da qualche tempo operiamo anche in Arabia Saudita, grazie ai contatti con due gruppi sauditi. Abbiamo già un piccolo contratto: su nostro mandato, un nostro ingegnere ha preso un incarico di project manager per la costruzione del rivestimento in conci della metropolitana di Riyadh, la stessa tecnologia adottata nella galleria di Caltanissetta. La Salini Impregilo, che si è aggiudicata l’appalto, ha selezionato un prefabbricatore saudita, il quale ha chiesto il nostro accredito per la fornitura del know how. Ciò però non risolve il problema dell’occupazione sul nostro territorio. Prima avevamo 220 dipendenti, adesso 120 in Sicilia e circa 60 a Tunisi”.

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