Riforma fiscale ancora al 15 per cento - QdS

Riforma fiscale ancora al 15 per cento

Salvatore Forastieri

Riforma fiscale ancora al 15 per cento

mercoledì 04 Marzo 2015

La legge delega n. 23/2014 aveva dato tempo fino all’11 marzo 2015, ma i decreti delegati già pronti sono stati rinviati. Revisione catasto, sistema penale e contenzioso tributario, lotta alle frodi “carosello e tanto altro

PALERMO – La semplificazione può attendere. È questa l’impressione che si ha nell’apprendere che il Governo non solo ha rinviato l’approvazione di alcuni decreti delegati già pronti per essere varati, ma ha anche chiesto al Parlamento altri sei mesi di tempo per completare l’opera di emanazione di tutti i decreti legislativi necessari per rispondere alla precise indicazioni contenute nella legge delega, ossia la legge n. 23 dell’11 marzo 2014.
In verità che non ce l’avrebbe fatta in un anno (entro l’11 marzo 2015) era abbastanza evidente, ma che avesse pure rallentato il suo lavoro (preferendo dedicarsi al Jobs act ed ad altre questioni urgenti) non era previsto.
Renzi dice che preferisce non essere frettoloso in materia fiscale. Ed in effetti, visti gli errori commessi, potrebbe anche avere ragione. Comunque speriamo che ora si faccia in fretta.
La realtà è che a tutt’oggi ci troviamo con una riforma fiscale realizzata al 15%, con tre soli decreti delegati giunti in porto per affrontare questioni certamente importanti ma sicuramente non tanto quanto lo sono le riforme  che aspettano ancora di essere realizzate, come quelle riguardanti la revisione del catasto, la revisione del sistema penale tributario, la revisione del contenzioso tributario, la necessità  di assicurare la  “terzietà” dei Giudici, il contrasto delle grosse truffe nei confronti dell’Erario in ambito comunitario (le così dette “frodi carosello”), la fattura elettronica, il potenziamento della  tracciabilità dei pagamenti, l’introduzione di  sistemi di monitoraggio e tutoraggio delle aziende, l’”abuso del diritto” (l’elusione fiscale), il concetto di “autonoma organizzazione” ai fini dell’applicazione dell’Irap, il “raddoppio dei termini di decadenza per l’accertamento” in caso di denuncia per reati fiscali, e tante altre ancora.
Finora, sul catasto è stato emanato solo il decreto per la istituzione delle nuove Commissioni Censuarie, che dovranno validare le funzioni statistiche finalizzate alla determinazione dei nuovi valori catastali. Ma sulla fase operativa di costruzione del nuovo catasto, con valori patrimoniali e rendite locative riferite alla superficie dell’immobile e non più ai vani, con la promessa dell’invarianza del gettito, finora abbiamo avuto solo “chiacchere” e fiumi d’inchiostro, ma niente di concreto, se non la previsione di tempi di realizzazione che si aggirerebbero in non meno di cinque anni.
Sul regime dei minimi, del quale il Garante del Contribuente ha sempre auspicato la massima estensione ed una migliore fruibilità dai piccoli contribuenti (per attrarre nell’ambito della legalità molti contribuenti allontanatisi dal fisco per le eccessive difficoltà di applicazione dei tributi esistenti), sembrava che il nostro Legislatore avesse addirittura accelerato i tempi, inserendo una nuova normativa nella legge di stabilità per il 2015.
Ma, come è ben noto, “la montagna ha partorito il topolino”, abolendo il vecchio regime che prevedeva il pagamento del 5% ed inserendo un sistema molto più complicato con l’innalzamento dell’imposta unica al 15%. Un vero e proprio “flop”, riconosciuto dallo stesso Governo il quale ha promesso un’altra versione di questo regime l’anno prossimo, dando la possibilità ai contribuenti interessati di restare nel vecchio regime (quello col il 5%) per tutto il 2015. Quindi, pur nella consapevolezza della necessità di introdurre ulteriori agevolazioni per i piccoli contribuenti, di fatto, su questo argomento, nulla è stato concretamente realizzato.
Ma come il regime dei minimi, anche altre importantissime questioni andrebbero risolte con la massima urgenza.
La questione dell’abuso del diritto, per esempio, è da anni che si trascina tra aule giudiziarie, commissioni tributarie e Corte di giustizia europea. Eppure il relativo decreto era già pronto. Ma purtroppo conteneva anche la riforma delle sanzioni tributarie penali e, così, la famosa questione sulla soglia del 3% per l’applicazione della sanzione penale (il famosissimo provvedimento da alcuni considerato un  “salva Berlusconi”) ha bloccato tutto, prima con un rinvio di un mese ed ora con un altro rinvio “a data da destinarsi”.
Il risultato, pertanto, è quello che è sotto gli occhi di tutti. Da qualche mese, grazie al Decreto Legislativo 175 del 21 novembre 2014, in vigore dal 13 dicembre 2014, e grazie alla Legge di Stabilità n.190 del 23 dicembre 2014, in vigore dal 1^ gennaio 2015, abbiamo tantissime novità, certamente utili ed importanti (la dichiarazione dei redditi precompilata, la semplificazione dei rimborsi Iva, il nuovo ravvedimento operoso, lo split payment”, ecc.), ma che per il numero, per le difficoltà interpretative e per il mancato coordinamento generale, se da un lato semplificano alcune procedure, dall’altro continuano a creare  confusione nel già complesso sistema tributario del nostro Paese.
Ed intanto, così come risulta dai dati forniti dal Consiglio di Presidenza della Giustizia tributaria in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario Tributario, se da un lato la quantità dei ricorsi in primo grado (in ambito nazionale) diminuisce leggermente, probabilmente anche grazie al nuovo istituto della “mediazione tributaria” ed alla maggiore celerità delle Commissioni Tributarie nel trattare i procedimenti, dall’altro aumentano gli appelli in secondo grado ed anche i ricorsi presso la Corte di Cassazione dove crescono pure le richieste di interventi delle Sezioni Unite.
 


Per mancanza di norme fiscali chiare la Consulta deve decidere su 14 questioni di legittimità costituzionale
 
Attualmente ci sarebbero almeno nove controversie tributarie affidate alle SS.UU., e tra queste molte aventi ad oggetto problematiche sulle quali il Garante del Contribuente da molto tempo cerca di convincere gli Uffici sulla opportunità di desistere dal contenzioso. 
Anche la Corte Costituzionale, addirittura, è interessata dalle controversie in ambito tributario, essendo chiamata a risolvere nei prossimi mesi ben 14 questioni di legittimità costituzionale riguardanti problematiche di natura fiscale.
Sintomi evidenti, quelli ora citati, delle difficoltà esistenti nel risolvere questioni importanti, molto spesso anche di natura meramente interpretativa (quasi sempre l’Agenzia delle entrate modifica il suo convincimento solo in presenza di una sentenza della Cassazione a Sezioni unite costringendo i contribuenti ad estenuanti attività difensive), questioni che la mancanza di norme chiare e semplici e l’assenza di interpretazioni autentiche del legislatore continuano ad alimentare, rendendo sempre più difficile il raggiungimento della "compliance" da parte dei cittadini, unico strumento veramente efficace per ridurre l’evasione fiscale.

Salvatore Forastieri
Garante del Contribuente per la Sicilia

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