Università on line, Sicilia ancora indietro - QdS

Università on line, Sicilia ancora indietro

Elisa Latella

Università on line, Sicilia ancora indietro

venerdì 23 Ottobre 2009

È di questi giorni la polemica relativa alla “facilità” con cui si consegue una laurea a distanza rispetto agli atenei tradizionali. Il progetto Nettuno, le cui lezioni sono sul satellite, finanziato anche da Uni Pa e Uni Me

PALERMO – Università: fino agli anni Sessanta regno di un’élite, poi spalancata a tutti, con la riduzione delle tasse e i pre-salari. Atenei che si moltiplicano e che nell’era della tecnologia vedono la concorrenza, più  temibile di quanto si pensi, della “fad”. Formazione a distanza.
In questi giorni, anche a livello nazionale, questi atenei on line sono sotto accusa perché lì sarebbe più facile conseguire una laurea rispetto al percorso negli atenei tradizionali. Un’accusa che coinvolge il progetto italiano, avviato prima nel 1999 e poi nel 2004 con lo slogan “laureare l’esperienza” : un progetto che ha permesso di riconoscere crediti formativi a chi ha esperienze lavorative alle spalle in un determinato settore.
Il progetto Nettuno è stato finanziato da un consorzio in cui sono presenti anche le Università di Palermo e Messina: le lezioni vengono trasmesse attraverso Rai Nettuno sat 1 e Rai Nettuno sat 2. Tra le università  estere, basti ricordare la Open University che forma circa il 10% dei laureati inglesi; ci si può laureare a distanza comunque anche in tantissimi altri atenei esteri.
Gli studenti di Nettuno studiano utilizzando le nuove tecnologie e quindi contemporaneamente acquisiscono i linguaggi e le competenze necessarie per inserirsi nel mercato del lavoro della società dell’Ict.
In Italia la diffusione dell’e-learning è notevolmente più lenta rispetto a quanto avviene in America: forse perchè la tradizione culturale della formazione in aula è molto più radicata.
Una scorciatoia o no dunque l’università on line? Secondo molti lo è. Ma in sé l’idea di imparare a distanza non è da buttare. Anche perché l’università statale italiana per le facoltà senza obbligo di frequenza per molti studenti  è già a distanza. I professori servono per gli esami e per produrre i corsi monografici (alcuni- non tutti- di alto livello). Chi si laurea senza frequentare perde però indubbiamente qualcosa: il confronto quotidiano con docenti e colleghi, lo stimolo alla ricerca, all’approfondimento che può derivare da un’idea improvvisa che nasce in una discussione in aula. Mediamente i tempi per arrivare al traguardo sono più lunghi per chi non frequenta anche per questi motivi. Ma tutto sommato, se studia, si laurea lo stesso.
Le università telematiche storicamente nascono per chi non ha il tempo di studiare otto o nove ore al giorno. A iscriversi sono in tanti. Poliziotti, guardie forestali e vigili del fuoco a cui serve per passare di grado, lavoratori che hanno lasciato gli studi a metà. E- sorpresa – anche giornalisti. È il decreto ministeriale Mussi a porre un tetto ai crediti formativi che possono essere riconosciuti in base all’esperienza ( 60  per la triennale, 40 per la specialistica). Di fronte ai precedenti eccessi è una sorta di invito ad  “essere seri”. L’esperienza non può sostituire più di un anno di università. Un monito che vale anche per l’Ordine dei giornalisti. Molti operatori del mondo dell’informazione avendo interrotto gli studi universitari avevano manifestato la volontà di ricominciare attraverso una strada più semplice.
I criteri per la concessione dei crediti sono stati rivisti recentemente limitandosi a definire il “valore decrescente” in relazione alle cariche (direttore, caporedattore, caposervizio, eccetera) per l’attribuzione dei punteggi. Le università convenzionate in questo settore sono rimaste nove, tre delle quali in Sicilia: Korè di Enna, l’Università di Messina e Catania. Degli immatricolati a Scienze per la comunicazione di Catania nel 2007-2008, quelli a cui sono stati riconosciuti dei crediti sono 8 su 246; a Tecnologie della comunicazione di Messina su 326 immatricolati nessuno ha avuto un credito formativo per l’esperienza.
 

 
Il caso siciliano. L’Anfe e l’università telematica Telma
 
L’Associazione nazionale famiglie emigrati è un’associazione senza fini di lucro fondata nel 1947, con sede nazionale a Roma: la delegazione regionale Sicilia opera dagli anni ‘50. La rete dei servizi Anfe Sicilia ha messo a disposizione su tutto il territorio le strutture dell’Università Telematica Telma diventandone il partner unico:  si tratta di postazioni telematiche dedicate, servizi di segreteria, assistenza e tutoraggio. L’Anfe Sicilia, offre la sua esperienza  nel settore della formazione e nelle politiche di gestione delle risorse umane, attraverso l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro. L’Università telematica non statale Tel.m.a. è stata istituita con Decreto Ministeriale 7 maggio 2004, e mira alla promozione e realizzazione di attività didattiche, formative e di ricerca “che sappiano coniugare i saperi giuridici, economici e manageriali con le capacità professionali necessarie per gestire sistemi aziendali complessi, nonché strutture pubbliche, con un’ottica sempre attenta alle nuove sfide tecnologiche.” L’obiettivo è garantire l’opportunità di studio in modalità fad ( formazione a distanza) a coloro i quali sono svantaggiati, fisicamente, geograficamente, per motivi di lavoro o di famiglia;  nonché “favorire l’accesso degli studenti ai corsi di studio a distanza, supportare lo studente nella comprensione dei contenuti didattici e monitorare il livello di apprendimento”.

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