Sequestrati 6 mln di euro a ex commissario Pompei - QdS

Sequestrati 6 mln di euro a ex commissario Pompei

redazione

Sequestrati 6 mln di euro a ex commissario Pompei

giovedì 05 Marzo 2015

Disposizione della Corte dei Conti: Fiori avrebbe provocato gravi danni erariali

NAPOLI – Un sequestro beni da oltre 5,7 milioni di euro è stato disposto dalla Corte dei Conti della Campania nei confronti di Marcello Fiori, ex commissario straordinario per l’area archeologica di Pompei, indagato con altri nove funzionari del Mibact e della Regione Campania. Otre al provvedimento di sequestro conservativo di beni, fino a concorrenza della somma di 5.778.939,05 euro, gli è stato notificato, così come ai nove dirigenti, un invito a fornire deduzioni.
 
L’indagine erariale è coordinata dal sostituto procuratore generale della Corte dei Conti Donato Luciano, che contesta un danno patrimoniale a Fiori e ai nove dirigenti che facevano parte, a vario titolo, della Commissione ministeriale di indirizzo e coordinamento che aveva il compito di approvare il Piano degli interventi negli scavi e di assicurarne la congruità rispetto all’obiettivo della messa in sicurezza e salvaguardia dell’area.
Al centro dell’inchiesta, i lavori complementari realizzati nel 2010 per la fornitura di attrezzature per spettacolo e per l’allestimento scenico del Teatro Grande di Pompei, già finiti in un’indagine della Procura di Torre Annunziata per abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture e truffa ai danni dello Stato. Lavori, per la procura contabile, esorbitanti rispetto all’obiettivo di messa in sicurezza, conservazione e restauro del patrimonio del sito archeologico. Tale affidamento, tra l’altro effettuato senza gara, sarebbe avvenuto, secondo le accuse, in violazione delle disposizioni emergenziali che imponevano al Commissario delegato l’attuazione delle misure dirette alla messa in sicurezza e salvaguardia dell’area archeologica, tra cui la realizzazione di opere di manutenzione ordinaria e straordinaria occorrenti per impedire il degrado dei beni archeologici e consentire la piena fruizione ai visitatori, senza alcun riferimento a interventi relativi all’allestimento di strutture o acquisto di attrezzature mobili per spettacoli teatrali.
La vicenda iniziò con il decreto del presidente del Consiglio dei Ministri del 4 luglio 2008 che, in considerazione dei numerosi crolli verificatisi e del grave pericolo in atto nell’area archeologica di Pompei, dichiarò, fino al 30 giugno 2009, lo stato di emergenza (poi prorogato fino al 30 giugno 2010 con decreto del presidente del Consiglio dei Ministri del 24 luglio 2009). Nell’arco di due anni furono così emanate varie ordinanze di Protezione civile che hanno stanziato complessivamente risorse per 79 milioni di euro, tutte finalizzate alla messa in sicurezza e alla salvaguardia dell’area archeologica.
La Procura della Corte dei Conti ha anche evidenziato l’abnormità dell’intera gestione extra ordinem – peraltro già contestata con la deliberazione n. 16/2010/P della Sezione centrale di controllo di legittimità sugli atti del Governo e delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti – sottolineando la sostanziale illegittimità del ricorso al potere di ordinanza con conseguenti procedure in deroga alle leggi, non ricorrendo i presupposti per la dichiarazione dello stato di emergenza.

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