Oltre le mimose: uguaglianza politica delle donne lontana - QdS

Oltre le mimose: uguaglianza politica delle donne lontana

Antonia Cosentino

Oltre le mimose: uguaglianza politica delle donne lontana

martedì 10 Marzo 2015

Le consigliere comunali sono in media il 15%, nelle Giunte si sfiora la parità. Open Polis: in Sicilia solo 18 prime cittadine su 390 Comuni

PALERMO – In Italia su 93.000 incarichi politici poco più del 21% è ricoperto da donne. Ad eccezione della Presidenza della Camera dei Deputati, terza carica dello Stato, raramente una donna guida un’amministrazione o è a capo di un organo monocratico: di una Regione (10% dei casi), di una Provincia (10%) o di un Comune (13%).
 
A denunciare quanto sia lontana la parità di genere nel nostro Paese, nonostante costituisca uno dei principi su cui si fonda la Repubblica con quattro articoli a sua garanzia (articolo 3, 37, 51 e 117), è il mini dossier di Open Polis “Gender Equality fra politica, imprese e lavoro”, appena pubblicato.
L’Italia è tredicesima in Europa per presenza di donne in Parlamento, 284 pari al 30%, e quinto per la percentuale di ministre (40% del Governo). Casi in assoluto peggiori rappresentano la Grecia, la Slovacchia e l’Ungheria con neanche una ministra al Governo. Da esempio sono ancora una volta, invece, i Paesi scandinavi, da anni protagonisti di campagne e piani legislativi per favorire la partecipazione delle donne alla vita politica: in testa la Danimarca con due donne a capo dello Stato e a capo del Governo, seguita dalla Finlandia con il 60% di donne al Governo e dalla Svezia con il 44% del proprio Parlamento costituito da donne.
Che l’Italia sia arrivata tardi a porsi il problema della rappresentanza di genere nelle istituzioni è noto: basti pensare che le italiane hanno votato la prima volta nel 1946 e che la prima ministra è stata nominata nel 1976. Oggi le donne che siedono alla Camera dei Deputati sono il 31,30%, ma solo nel recente 1968 erano il 3,10%, così come quelle al Senato, nel 1968 il 2,8%, oggi il 29,60%. La situazione è certamente migliorata, ma non abbastanza. L’attuale Governo Renzi è nella storia del nostro Paese quello con maggior numero di ministre, 50% al momento dell’insediamento. Solo una commissione su 14 alla Camera ha però una presidente e 2 su 14 nel caso del Senato. Le ministre con portafoglio sono solo il 30% e la percentuale scende ancora al 27% se si prende in considerazione l’Esecutivo del Governo nella sua interezza, dopo la nomina di vice-ministri e sottosegretari.
Il minidossier fa un’analisi specifica dei dati regione per regione per quanto riguarda la presenza femminile nelle amministrazioni locali. Su 8.048 comuni italiani presi in esame dal dossier, solo 1.068 sono guidati da donne. La Sicilia si attesta in coda alla classifica, con 18 sindache su 390 comuni (4,62%). La segue solo la Campania con il 4,55%, una media in entrambi i casi molto lontana dalle Regioni del Nord, Emilia Romagna 22,88%, Veneto 18,31% e Piemonte 17,25% in testa, a loro volta comunque distanti dalla meta del 50% che rappresenterebbe una distribuzione equamente ripartita delle cariche tra i due generi.
La situazione migliora, anche se parzialmente, se si analizza il numero di donne nei Consigli comunali: in questo caso la Sicilia raggiunge il 15,22%, collocandosi a metà classifica tra le regioni. Fanno peggio in assoluto Abruzzo (6,45%), Calabria (6,67%), Puglia (4,29%), Sardegna (5,33%) e Veneto (4,62%). Maglia nera alla Basilicata con una presenza pari allo 0%.
Sale di molto la percentuale se si analizzano, invece, le giunte comunali. La Sicilia raggiunge il 50% di media, valore massimo a cui si attestano anche Lazio, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. Chiudono la classifica Abruzzo (16,67%), Liguria (18,18%), Campania (9,09%) e Calabria e Molise con addirittura lo 0%.

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