Tra ex Province e Consorzi per il momento vince il caos - QdS

Tra ex Province e Consorzi per il momento vince il caos

redazione

Tra ex Province e Consorzi per il momento vince il caos

mercoledì 11 Marzo 2015

Lettera dei sindaci di Gela, Niscemi e Piazza Armerina al presidente Sergio Mattarella affinché impedisca “l’ennesima manovra gattopardesca della classe politica siciliana"

CATANIA – Tre città siciliane – Gela, Niscemi e Piazza Armerina – che, con delibere e referendum popolari, hanno aderito al Consorzio di Comuni di Catania, hanno scritto nella giornata di ieri al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, affinché impedisca “l’ennesima manovra gattopardesca della classe politica regionale, che stravolgendo il quadro normativo di riferimento” potrebbe “riportarle nelle rispettive province di provenienza” con “sfregio alla democrazia e alla volontà popolare”.
La lettera-appello, con richiesta di audizione, è firmata dai sindaci delle tre città, rispettivamente, Angelo Fasulo, Francesco La Rosa e Filippo Miroddi, dai presidenti dei relativi Consigli comunali e dai coordinatori dei Comitati popolari per l’adesione alla provincia di Catania, che il 6 marzo si sono riuniti in seduta congiunta a Niscemi.
Sotto accusa il governo Crocetta e i partiti che lo sostengono, i quali intenderebbero modificare la Legge regionale n.8 del 2014 che abolisce le Province regionali e istituisce i Liberi Consorzi e le Città metropolitane, dando la possibilità ai Comuni di scegliere, secondo affinità economiche, storiche e culturali, e di potere emigrare in una diversa circoscrizione amministrativa.
I sindaci temono che tutto questo possa essere annullato di colpo, con gli sforzi finora fatti vanificati da “una classe politica regionale conservatrice e gattopardesca” che, per motivi elettorali e clientelari, vorrebbe cancellare una legge imperniata “sulla centralità dei Comuni” e negare il “fondamentale principio all’autodeterminazione” previsto dall’art. 15 dello Statuto siciliano.
Ricordiamo che Gela e Niscemi appartengono all’area nissena, mentre Piazza Armerina a quella ennese.

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