Fincantieri, il decreto della speranza - QdS

Fincantieri, il decreto della speranza

Rosario Battiato

Fincantieri, il decreto della speranza

sabato 14 Marzo 2015

Rosario Crocetta ha promesso un provvedimento decisivo per definire la priorità di realizzazione del bacino da 80mila tonnellate. Prossima tappa al Mise il 19 marzo, per dare attuazione al project financing e rilanciare l’off-shore

PALERMO – Prevista per ieri l’approvazione in giunta della delibera che dovrebbe stabilire la priorità della realizzazione del bacino da 80mila tonnellate e la revoca dei due bacini da 19 e 52mila tonnellate, progettualità ormai da tempo abbandonate. Un provvedimento atteso da mesi e che potrebbe rilanciare la cantieristica palermitana che senza nuove infrastrutture rischia di restare a secco di commesse.
L’annuncio è stato dato dai sindacati mercoledì scorso. “Il presidente della Regione ha assicurato che domani (ieri per chi legge, ndr) sarà approvate in giunta la delibera, – hanno spiegato Ludovico Guercio, segretario Fim Cisl Palermo-Trapani, e Nino Clemente, rsu e componente di segreteria Fim Cisl – noi verificheremo che ciò avvenga, troppi finora sono stati gli annunci ai quali non hanno fatto seguito i fatti”. Dichiarazioni arrivate al termine dell’incontro con l’assessore alle Attività produttive, Linda Vancheri, il presidente della Regione Rosario Crocetta e Fim Fiom e Uilm sulla vertenza Fincantieri.
Del resto il tempo stringe anche in vista dell’incontro al ministero dello Sviluppo economico convocato per il prossimo 19 marzo, data decisiva per la firma dell’accordo di programma quadro e per la definizione della conclusione della vicenda del bacino. Per Daniela De Luca, segretario Cisl Palermo Trapani, è necessario che “la Regione acceleri tutte le procedure per giungere alla realizzazione del bacino, gli accordi con Fincantieri sono chiari, senza questa opera il cantiere non potrà essere al centro della mission industriale dell’off-shore che l’azienda intende sviluppare, e il cantiere navale è fondamentale per il futuro del tessuto economico palermitano, che non può permettersi altre vertenze”.
A distanza di un anno dal primo incontro al Mise il futuro della cantieristica isolana è tutt’altro che scritto. Alla fine dell’anno, infatti, si concluderanno le commesse in corso e il project financing per la costruzione e la gestione della nuova infrastruttura potrà arrivare soltanto con il finanziamento della Regione. Senza nuovo impianto il destino del polo è segnato.
L’opera vale complessivamente 80 milioni di euro (50 dalla Regione e 30 cofinanziati), ma i lavoratori sono in attesa della delibera di giunta che vada a stornare i fondi. Un sogno coltivato dalla fine di agosto, quando c’era stato il decreto del dipartimento delle Attività produttive per bloccare la procedura per i lavori di ristrutturazione dei bacini di carenaggio da 52mila e 19mila tonnellate nel porto di Palermo. Prima ancora, cioè a maggio, la Regione aveva revocato le somme destinate ai due bacini e nella stessa occasione aveva annunciato che i 50 milioni previsti sarebbero stati reinvestiti per il grande bacino.
Mercoledì si è inoltre aperto a Palermo il processo che vede imputati 40 operai del cantiere navale di Palermo, di cui 38 iscritti alla Fiom (un iscritto è deceduto), con l’accusa di manifestazione non autorizzata, danneggiamento a beni aziendali e violenza privata per fatti accaduti nel luglio, la protesta durò tra il 12 e il 21, di quattro anni fa. Tensione che resta altissima nel polo isolano. “Se vuole essere un modo per colpirci – ha spiegato il segretario provinciale della Fiom di Palermo, Francesco Piastra – andremo avanti lo stesso”.

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