Scioperate regionali ma non ci sono più soldi - QdS

Scioperate regionali ma non ci sono più soldi

Carlo Alberto Tregua

Scioperate regionali ma non ci sono più soldi

martedì 17 Marzo 2015

I mantenuti difendono i privilegi

I dipendenti regionali hanno proclamato uno sciopero generale per giovedì 20 marzo, protestando perché il ddl Baccei sulla legge di stabilità regionale 2015 prevede tagli a stipendi, indennità, straordinari ed altre addizionali. Per i dirigenti, gli stipendi resterebbero inalterati, con aumenti.
Non vogliamo entrare nelle beghe interne ai sindacati, ma evidenziare come la folta categoria di dirigenti e dipendenti regionali, circa 18 mila, cui sono aggregati dipendenti e dirigenti delle partecipate, godono di privilegi inauditi, non più accettabili dai siciliani che pagano le imposte.
Ribadiamo ancora l’abnorme numero di dipendenti, quando nella regione Lombardia ve ne sono poco più di duemila e l’altro abnorme numero di dirigenti (1.800) quando in Lombardia ve ne sono poco più di 200.
Sottolineiamo, inoltre, che il contratto dei dirigenti e dei dipendenti regionali è più alto rispetto a quello degli statali mediamente di oltre il 30 per cento e molto superiore a quello di altre regioni, che possiamo definire virtuose.

Ora, che codesti privilegiati siano ancora mantenuti dal popolo siciliano con livelli di retribuzione sproporzionati ai risultati, che dovrebbero conseguire e non conseguono, andrebbe cassato con un taglio netto.
Ci saremmo aspettati che il presidente della Regione facesse un comunicato, urbi et orbi, con il quale avrebbe dovuto sottolineare come la Regione non può più sostenere questi privilegi, perché non ci sono più soldi, ma, e soprattutto, che non è più possibile accettare questa caterva (orda, corpo di milizie barbariche) che continua ad approfittare dello Statuto autonomistico per percepire danaro a carico di milioni di siciliani in stato di povertà.
Quanto scriviamo è aggravato dal fatto che, nonostante l’enorme numero di dirigenti e dipendenti, la macchina regionale è scassata, inefficiente e blocca per conseguenza ogni possibilità di fermare la decrescita e cominciare la crescita, come sta facendo il resto del Paese.
Il silenzio del presidente della Regione sulla materia è sintomatico. Egli ha paura di dire la verità; egli ha paura di difendere i siciliani bollando le soperchierie dei privilegiati.
 

Qualche sera fa abbiamo visto la partecipazione dell’assessore regionale, Antonio Purpura, ad un programma in una televisione nazionale. Accusato dell’inattività del suo Assessorato di fronte a migliaia di beni culturali fatiscenti che avrebbero bisogno di restauro e ristrutturazione, mormorava difendendosi che non ci sono più risorse.
Ha omesso di dire che, invece, le risorse ci sono, ma vengono dilapidate per foraggiare dipendenti e dirigenti inutili, clientes, consulenti, affitti di immobili con canone sopra mercato ed altri sprechi che affliggono il bilancio regionale.
La stupidaggine della proposta relativa ai prepensionamenti va smentita con forza. Intanto perché i soliti privilegiati vorrebbero andare in pensione violando la legge Fornero e, in secondo luogo, perché la Regione ha sempre evaso i contributi non versandoli all’Inpdap (oggi Inps), cosicché quando mette in pensione un dipendente o un dirigente, non fa altro che trasferire l’onere finanziario da un capitolo all’altro del bilancio.

Non è così che si risolve il problema di recuperare risorse finanziarie per fare investimenti, per aprire i cantieri delle infrastrutture e delle opere pubbliche, per riparare il territorio dal disastro idrogeologico e, in definitiva, per ricominciare a crescere e creare nuova e vera occupazione, quella che produce ricchezza.
Un presidente della Regione che facesse il suo dovere dovrebbe attivare questo processo virtuoso ed essere pronto ad attirarsi le ire dei privilegiati, i quali indegnamente non intendono rinunziare alla propria posizione dominante, infischiandosene altamente di oltre un milione di siciliani poveri che non riescono a sbarcare il lunario.
è ora di finirla con questi pannicelli caldi. è ora che i panni sporchi vengano lavati in piazza, cioè che l’opinione pubblica siciliana sappia la verità sui privilegiati, in modo che intervenga con forza per costringerli a rinunziare a quanto percepiscono indebitamente.
In Regione e Comuni vi sono almeno ventimila dipendenti in esubero, vanno messi in disponibilità con l’80 per cento dello stipendio netto in base alla legge 183/2011 (art. 16).

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