Unioni civili entro la primavera. Cosa prevede il ddl Cirinnà - QdS

Unioni civili entro la primavera. Cosa prevede il ddl Cirinnà

Alberto Molino

Unioni civili entro la primavera. Cosa prevede il ddl Cirinnà

giovedì 19 Marzo 2015

Si discute della stepchild, la possibilità per la coppia gay di adottare il bimbo nato da una precedente relazione. Assistenza sanitaria, successione, assegno di mantenimento e divorzio tra i diritti

ROMA – Nel Bel Paese sono migliaia le coppie omosessuali che sognano di sposarsi e avere gli stessi diritti della controparte etero a proposito di eredità, alimenti e figli. Presentato in Commissione Giustizia, il 10 gennaio 2014, dalla senatrice Monica Cirinnà (Pd), il disegno di legge sulle unioni civili gay è però rimasto fermo in corso di esame al 26 novembre scorso.
L’Atto del Senato n.1231, partito da un’iniziativa di Giuseppe Lumia (Pd), ha come obiettivo l’approvazione di cerimonie in municipio tra persone appartenenti allo stesso sesso; se dovesse divenire legge, marito e marito, moglie e moglie potranno prendere il cognome del partner come da sempre avviene per gli eterosessuali. Il termine tecnico utilizzato per questo tipo di unione non sarà, come un tempo, “matrimonio”, né a simili coppie verrà consentita l’adozione di bambini, tuttavia il coniuge potrà ereditare i beni in assenza di testamento e prestare assistenza sanitaria al consorte in caso di malattia.
 
Nel ddl c’è scritto: “Due persone dello stesso sesso costituiscono un’unione civile quando dichiarano di voler fondare tale unione di fronte all’ufficiale di stato civile” e ancora “all’unione civile si applicano tutte le disposizioni previste per il matrimonio nelle leggi, decreti e regolamenti, ad esclusione delle adozioni”. Il marito o la moglie (termini che nell’ordinamento giuridico resteranno immutati) potranno, altresì, prendere decisioni importanti per patologie debilitanti, disporre le esequie dopo la morte e consentire la donazione di organi.
Secondo il ddl, ogni unione civile sarà registrata in un elenco nazionale per persone del medesimo sesso, potrà avvenire esclusivamente alla presenza di due testimoni e tra individui maggiorenni capaci d’intendere e di volere, legati da un comune vincolo affettivo. Coloro che avranno già contratto matrimonio, o una precedente unione civile, non ne potranno contrarre una seconda al contempo. La monogamia, quindi, continuerà a restare in vigore anche tra le coppie di omosessuali. Sul versante eredità, uno dei più dibattuti, si legge che “le parti […] sono tenute al mutuo aiuto morale e materiale”, pertanto la successione diverrà legittima, senza che parenti e familiari, in caso di decesso di uno dei due coniugi, possano arrogare pretese sulla casa dove la coppia ha vissuto.
Come per l’unione matrimoniale tradizionale, anche gli omosessuali avranno diritto al divorzio, anzi nel caso delle unioni civili diverrà ancora più facile separarsi. “Per comune accordo o per decisione unilaterale” occorrerà comunicare lo scioglimento agli uffici comunali che, entro tre mesi, dovranno trascriverla nel registro. “Alla parte dell’unione che non sia in grado di provvedere alle proprie necessità è corrisposto un assegno di mantenimento determinato in base alle capacità dell’obbligato, al numero di anni della convivenza ed alle capacità lavorative di entrambe le parti. Tale obbligo cessa qualora l’avente diritto contragga una nuova unione o matrimonio” recita l’articolo 6 del comma 2 chiarendo che, se da una parte, ci saranno meno fronzoli legali, dall’altra, resterà l’obbligo del mantenimento.
Ciò che la proposta di legge non ammette è la possibilità di adottare un bambino, anche se nel Pd un’ala del partito ha in programma di ridiscutere questo diritto e concedere, perlomeno, l’adozione del figlio naturale di uno dei due partner. Ad essere regolate non saranno soltanto le coppie omosessuali, ma anche le “coppie di fatto” eterosessuali che convivono da almeno tre anni senza figli o da un anno se li hanno. Sul punto però, proprio nei giorni scorsi, è intervenuto il sottosegretario alle Riforme costituzionali, Ivan Scalfarotto, il quale ha anticipato che la legge finale riguarderà “solo gli omosessuali”.
In ogni caso, è triste che il testo unificato, composto da 17 articoli, attenda ancora il voto in Commissione. Nel corso dell’ultima riunione con i parlamentari del PD, al Nazerno, Renzi ha chiesto di accelerare sulla discussione. L’obiettivo è discutere del ddl Cirinnà entro la primavera, prima delle elezioni regionali. Staremo a vedere.
 

 
In attesa di Roma. Intanto in Sicilia è stato approvato il registro regionale
 
PALERMO – Mentre a Roma, deve anche iniziare la discussione per l’adozione di una legge organica per le coppie di fatto, in Sicilia il “registro” delle unioni civili è stato introdotto lo scorso 4 marzo.
Lo prevede un disegno di legge approvato dall’Assemblea regionale siciliana: 50 i voti a favore, 5 i contrari e 15 gli astenuti. Il testo non interviene sugli aspetti di natura giuridica, ma permette alle coppie di fatto, etero ed omosessuali, di registrarsi presso l’assessorato regionale alla Famiglia. Sarà un apposito regolamento del governo regionale a stabilire le modalità d’iscrizione al registro mentre con i decreti attuativi saranno definite le modalità di accesso ai servizi sanitari, educativi e formativi.
“Con l’istituzione del registro delle unioni civili viene fuori il meglio della Sicilia, fino a qualche anno fa era impensabile, certo che sarà difficile in questo caso per il ministro dell’Interno mandare i prefetti come ha fatto nei Comuni, dato che la Regione siciliana gode di autonomia”. Così il governatore Rosario Crocetta al termine della votazione del ddl sulle unioni civili. Per il governatore “istituire il registro significa rendere pubblica una relazione clandestina e privata e sancire il diritto ad avere le stesse opportunità di chi è sposato”. Adesso Crocetta invita tutti i Comuni siciliani “a deliberare la creazione di registri locali in modo da dare impulso all’attività legislativa del Parlamento nazionale che su questo fronte è abbastanza in ritardo col resto d’Europa”.
 

 
Renzi vuole chiudere subito la partita. Scalfarotto: “Una legge solo per i gay”
 
ROMA – “L’Italia non più aspettare questa legge, ma io proverei ad affrontare da subito le cose che ci dividono per trovare una sintesi…” Matteo Renzi ha fretta, vuole che il disengo di legge sulle civil partnership – ormai noto alle cronache come Cirrinà dal cognome della senatrice Pd che lo presentò  oltre un anno fa in Senato – venga inserito in discussione in primavera. Prima delle regionali, per l’appunto. Dopo le parole del premier si apre il dibattito e va in scena un confronto serrato tra il fronte laico, tutto schierato per il modello tedesco, comprensivo delle adozioni e della reversibilità delle pensioni, e quello cattolico. “L’ok alla legge sulle unioni civili arriverà prima delle elezioni regionali e sarà una legge per gli omosessuali” e non anche per le coppie eterosessuali “perché dobbiamo porre fine a una discriminazione e sono gli omosessuali ad essere discriminati, non gli etero”. Lo ha detto ai cronisti il sottosegretario alle Riforme costituzionali Iva Scalfarotto (Pd). Secondo il rappresentante del Governo “la notizia è che il Pd è compatto”, perché la discussione è sulle “tecnicalità”. “Nel Pd – ha spiegato – c’è un accordo complessivo sulle grandi questioni. Le differenze sono legate alle tecnicalità: non se fare la legge, ma come farla. Anche i più conservatori sostengono il modello tedesco” ha aggiunto, riconoscendo però che resta una differenza con “i cattolici” del Pd sulla questione se il figlio di una precedente relazione di uno dei due contraenti l’unione civile possa essere adottato oppure al massimo sia oggetto di affido familiare. Anche la reversibilità delle pensioni per le coppie gay, in linea di principio, è stata accettata ma “restano da verificare i costi, che però a nostro giudizio sono sostenibili”.

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