Solo 2 detenuti siciliani su 5 svolgono servizi di utilità - QdS

Solo 2 detenuti siciliani su 5 svolgono servizi di utilità

Chiara Borzi

Solo 2 detenuti siciliani su 5 svolgono servizi di utilità

venerdì 20 Marzo 2015

In 266 su una popolazione di 5.932 risultano iscritti ai 28 corsi professionali, in Campania sono 1.278. L’Isola è comunque la quarta regione d’Italia per numero di carcerati lavoranti

ROMA – La condizione delle carceri siciliane è certamente da considerare tra le più critiche in Italia. I numeri che contraddistinguono il nostro sistema penitenziario sono tra i più alti nel Paese ed è al limite il rapporto tra numero di detenuti ospitati e possibilità di capienza. Con 23 istituti presenti sul territorio la Sicilia ha il numero più alto di carceri in Italia. Continua a pesare in questo contesto l’assenza di un Garante dei Diritti dei Detenuti, una figura assente da quasi due anni. Il Quotidiano di Sicilia lo ha ricordato recentemente, ma già nel mese di gennaio scorso la polemica è tornata ad incalzare con un attacco al presidente della Regione Rosario Crocetta, colpevole di non aver ancora provveduto a nominare un successore all’ultimo garante.
 
All’Ars sono stati alcuni deputati della Lista Musumeci a far notare come: “Tale figura, prevista dalla legge regionale n.5 del maggio 2005 oggi è importantissima per la riabilitazione sociale del detenuto” considerato che tra i compiti del garante “rientrano la promozione e la agevolazione dell’inserimento lavorativo, il recupero culturale e sociale, la formazione scolastica e universitaria, il sostegno alla famiglia e ai figli minorenni, la vigilanza sull’esercizio dei diritti fondamentali dei detenuti e dei loro familiari”.
 
Nel passaggio tra il 2012 e il 2013, grazie all’utilizzo più frequente delle misure alternative alla detenzione, anche all’interno delle carceri siciliane si è registrata una diminuzione delle presenze – tuttavia – questa possibilità non ha costituito una panacea all’interno di un contesto “senza diritti” come quello isolano. Proprio il tema dell’inserimento occupazionale dei detenuti è particolarmente scottante in Regione. Secondo le ultime stime fornite dal Ministero della Giustizia, nelle carceri isolane sono appena 1.097 i detenuti lavoranti su 5.932 presenti. 878 lavorano in servizi d’istituto, nessuno in colonie agricole, 88 nelle cosiddette lavorazioni, 74 nella manutenzione ordinaria dei fabbricati, 57 in servizi extramurari (ex art.21 L 354/75).
Sulla totalità dei detenuti citati, il numero di definiti come “lavoranti” in Sicilia è il quarto più alto in Italia.  Il maggior numero di detenuti lavoranti si trova in Lombardia (1.656), poi nel Lazio (1.322), infine in Campania (1.289). Inferiore, invece, il numero di detenuti siciliani iscritti a corsi professionali. Secondo i dati diffusi ancora dal Ministero della Giustizia (secondo semestre del 2014), sono solo 266 gli iscritti ai 28 corsi attivati nelle carceri regionali. Di questi 266, 44 sono composti da detenuti stranieri. A Sud la Campania fa (a differenza della Sicilia) un ottimo utilizzo della possibilità di attivare corsi professionali nelle carceri. Nel secondo semestre dello scorso anno sono stati 97 i corsi attivati e ben 1.278 gli iscritti, di cui 91 stranieri.
Come anticipato, ulteriore problema siciliano è l’affollamento delle carceri. All’interno del sistema nazionale sono le carceri del Centro-Nord a dover sostenere una situazione molto critica. In Lombardia sono 7.858 i detenuti presenti per una capienza di 6.057 persone, in Emilia-Romagna i detenuti sono 2.940 per una capienza di 2.793, nel Lazio 5.743 per una capienza di 5.270. Gravi problemi di affollamento si registrano a Sud, in particolare in Campania, dove nelle carceri sono ospiti 7.278 detenuti per una capienza di 6.079. Simile problema si registra in Puglia, regione in cui sono presenti 3.358 detenuti per una capienza regolamentare di 2.376.
 
Da questo contesto la Sicilia è apparentemente esclusa : sono presenti 5.873 detenuti su un totale di 5.932 posti disponibili. Come ha dichiarato in una recente intervista al QdS l’ex Garante dei detenuti per la Sicilia, Salvo Fleres, “la favola della capienza regolamentare e della capienza effettiva è nota da tempo e ormai non ci crede neppure chi la racconta. Il DAP fornisce dati ‘accomodati’ che spesso non tengono conto di reparti chiusi o inagibili. E poi, il problema del sovraffollamento è solo uno dei tanti, forse persino il meno grave”.
 


Il sovraffollamento è ancora una realtà per alcuni istituti
 
ROMA – Andando ad analizzare i dati diffusi dal Ministero della Giustizia relativamente alla presenza e la capienza delle carceri provinciali siciliane, si scopre immediatamente come si viva una realtà di reale sovraffollamento.  Gli istituti delle grandi città sono tutti soggetti alla problematica. Se nel calcolo complessivo il nostro sistema carcerario non risulta sovraffollato, a livello provinciale si concretizzano singole realtà di grave e gravissimo sovraffollamento. I dati parlano chiaro, su 23 carceri presenti 16 sono in condizione di sovraffollamento. La condizione più grave si registra ad Augusta dove sono presenti 372 posti occupati  da 481 detenuti; a Siracusa i presenti sono 435 per 330 posti; al “Pagliarelli” di Palermo 1.212 presenti sono ospitati in 1.182 posti. Nella provincia di Catania entrambi i carceri presenti, “Bicocca” e “Piazza Lanza”, sono sovraffollati. Nel primo istituto sono presenti 233 detenuti per soli 138 posti, nel secondo 356 per 313 posti. Termini imerese e Ragusa sono, infine, altri istituti dove il sovraffollamento è una realtà. Secondo quanto ancora diffuso dal Ministero, nel primo carcere sono presenti 110 detenuti per 84 posti, nel carcere ibleo 165 per 139 posti.
 

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