Facciamo chiarezza su contributi a editori - QdS

Facciamo chiarezza su contributi a editori

Carlo Alberto Tregua

Facciamo chiarezza su contributi a editori

venerdì 20 Marzo 2015

Il diritto all’informazione va sostenuto

L’articolo 21 della Costituzione stabilisce che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. E poi… Che siano resi noti i mezzi di finanziamento (…).
Dunque, i mezzi di stampa, televisione ed altri possono essere finanziati, in modo da veicolare la libera espressione e l’informazione all’opinione pubblica che è un diritto dei cittadini. Sapere come stanno le cose da una moltitudine di media è necessario per evitare che essa favorisca i privilegiati e le consorterie. Infatti nei quotidiani vi è una forte prevalenza del gruppo del Corriere della sera, che raccoglie la pubblicità per molti altri quotidiani, la cui tiratura è complessivamente del 36,54 per cento di tutta la tiratura dei quotidiani editi in Italia. Con ciò superando il limite del 30% di cui alla Legge n. 416 del 1981, articolo 12, con ciò mettendosi in una posizione dominante sulla quale l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato sta investigando.

È noto all’opinione pubblica che il bilancio dei quotidiani viene coperto all’incirca per la metà dalla vendita di copie ed abbonamenti, mentre l’altra metà proviene dagli spazi venduti per pubblicità e comunicazione. Col crollo della vendita di copie cartacee il rapporto si è modificato nel senso che l’incidenza della pubblicità è diventata maggiore.
La concentrazione della raccolta pubblicitaria in pochi gruppi editoriali, uno dei quali quello indicato, ha ristretto fortemente la possibilità di accedervi delle testate regionali e locali che non si sono aggregate agli stessi, fra cui il gruppo L’Espresso e quello del Sole 24 Ore. Cosicché vi è una obiettiva condizione di subordinazione nel mercato, venendo meno i sani principi di concorrenza, strumenti che equilibrano la competizione tra i media.
Analoga riflessione riguarda il mondo delle televisioni, ove il duopolio Rai-Mediaset assorbe oltre l’80 per cento della pubblicità che è la linfa vitale per le emittenti regionali e locali.
Ecco da dove scaturisce l’indispensabile necessità di sostenere (non di aiutare) gli editori minori, sia come quotidiani che come televisioni, i quali non avrebbero diversamente la possibilità di sopravvivere economicamente.
 

Vi è la legge che finanzia le televisioni e dà ossigeno e sostegno a fonti d’informazioni diverse da quelle del duopolio anche perché trattano in profondità i fatti del territorio.
Un identico discorso vale per gli editori dei quotidiani i quali ricevono un contributo (non un aiuto), indispensabile a tenere in ordine i propri conti, per i motivi indicati prima.
Ma va fatta chiarezza sulla dimensione di detto contributo. Intanto le spese ammesse a contributo, in base alla Legge 103/12, sono circa la metà  di tutte quelle che sostiene l’editore. Di tale parte, il contributo ne finanzia solo il 50%, cioè un quarto del totale. Il guaio è che il Dipartimento dell’Editoria della Presidenza del Consiglio, non per propria deficenza ma perché i capitoli di bilancio sono stati falcidiati, ha liquidato per l’anno 2012 circa il 70 per cento del dovuto e per l’anno 2013 il 52,3 per cento. Quindi, in quest’ultimo caso, il contributo effettivamente arrivato agli editori è stato poco più di un quinto.

Vero è che nella citata legge vi è un articolo che dice che i contributi saranno liquidati in base alla disponibilità, ma la comunicazione del quantitativo da liquidare va fatta ad inizio e non alla fine dell’anno, quando ormai l’editore non può fare alcuna manovra e si ritrova un bilancio in perdita e un indebitamento bancario pari al contributo che avrebbe dovuto ricevere ma non ha ricevuto. Con ciò viene commessa la violazione del principio di affidamento e forse un abuso di potere.
In questo quadro di sostegno all’editoria, dobbiamo citare la Legge 114/14 con la quale sono stati stanziati 52,5 milioni che vanno tutti agli editori maggiori per la ristrutturazione dei loro bilanci. Quindi non si capiscono le lamentele di tali editori  quando ricevono contributi dallo Stato di grande entità, forse superiori a quelli destinati ad editori più piccoli.
Scusateci se vi abbiamo invischiato in questo scenario, ma la questione riguarda tutti voi, cioè l’opinione pubblica e il diritto di sapere. Tale diritto non viene soddisfatto da pochi, ma da tutti.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017