Buttati nella spazzatura 312 euro di cibo per famiglia ogni anno - QdS

Buttati nella spazzatura 312 euro di cibo per famiglia ogni anno

Giorgia Lodato

Buttati nella spazzatura 312 euro di cibo per famiglia ogni anno

venerdì 27 Marzo 2015

Collaborazione, educazione, rispetto per evitare gli sprechi alimentari

CATANIA – Quanta fame. E quanti sprechi. C’è chi cerca nella spazzatura i resti, ciò che noi non abbiamo voluto, e chi fa i capricci e cucina troppo.
Secondo il Rapporto 2014 Waste Watcher ogni anno vengono buttati più di 8 miliardi di euro di cibo, di cui la metà direttamente dai consumatori. Nel nostro Paese si buttano nella spazzatura 5 milioni di tonnellate di cibo, 6,5 euro a settimana per ogni famiglia, mentre con la crisi sono aumentati del 10% i nuclei familiari che chiedono aiuto per mangiare.
Per evitare questi sprechi e portare il cibo sulle tavole di chi non ne ha, bisogna seguire alcuni principi: collaborazione, educazione, recupero e ridistribuzione. In questa direzione va il lavoro svolto dalle banche del cibo e dalle Associazioni no profit come Caritas e Banco Alimentare.
“Lavoriamo con i panifici – spiegano dalla Caritas – con i mercati agroalimentari di Sicilia e con il centro commerciale Porte di Catania che ci offre i prodotti invenduti nei punti di ristoro. Anche il gruppo Famila e l’Hard Discount si mostrano sempre disponibili quando chiediamo la loro collaborazione. è il caso dei duecento panettoni che sono stati distribuiti tra i detenuti del carcere o del pranzo di Natale offerto ai poveri”.
La Caritas si muove molto sul territorio siciliano e oltre alla mensa, che ogni sera serve circa 400 pasti e che resta aperta anche la domenica, i volontari lavorano per le strade, distribuendo il cibo a chi non può recarsi alla mensa per problemi di salute o mobilità o a chi non si rassegna al fatto di essere entrato nella categoria dei “bisognosi” e preferisce rimanere nell’ombra.
Spesso risulta complicato coinvolgere nel processo di recupero e ridistribuzione le aziende che preparano il cibo per le mense e per gli ospedali e i supermercati. Perché? Orazio Marletta, capo area Sicilia dell’azienda Elior Ristorazione, che lavora con le mense e gli ospedali, spiega le difficoltà a cui si va incontro. “Ho provato a promuovere iniziative con enti e associazioni catanesi per non buttare i nostri piatti, ma ho riscontrato alcuni problemi. Innanzitutto molti non sono disposti ad arrivare fino all’ospedale per recuperare il mangiare, poi c’è il fatto che il cibo è già cotto e quindi va consumato immediatamente, altrimenti diventa pericoloso. Lavorando su prenotazione fortunatamente non rimane tanto cibo, anche se capitano imprevisti. L’azienda è partner di Legambiente con cui stiamo organizzando giornate di sensibilizzazione nelle scuole, probabilmente anche a Catania”.
Una notizia positiva arriva da Giusi La Cava, presidente di Assipan, l’associazione panificatori di Confcommercio Catania: “Non ci sono più grandi quantità di pane sprecate, sia da parte del consumatore che da parte dei panifici”. Prima delle legge Bersani ogni panificio poteva produrre un totale di pane al giorno ed era importante rispettare la distanza tra un punto vendita e un altro. Dopo la liberalizzazione il settore è diventato più affollato ed è aumentata la concorrenza.
“Il pane che resta si può donare. Io lo faccio ogni giorno e ho anche dei clienti che hanno sempre il pane gratuitamente. Oggi la gente compra la qualità del pane piuttosto che la quantità e quindi farine biologiche, pane integrale e lievito madre”.
 

 
La tecnologia contro gli sprechi nasce “Lastminutesottocasa”
 
Sensibilizzare, educare, informare. Queste le parole chiave dell’anti-spreco. E la tecnologia ci viene incontro, evitando che il cibo in eccesso finisca nella spazzatura. Come? In Italia è nato il progetto “Lastminutesottocasa” che consente ai negozianti con alimenti in scadenza, di informare con immediatezza i cittadini, offrendo loro merci a prezzi vantaggiosi. Con una formula di live-marketing di prossimità l’esercente ha la possibilità di rintracciare i clienti che si trovano in zona.
Il portale www.lastminutesottocasa.it, creato a Torino e presentato anche a Palermo, è accessibile da computer, tablet e smartphone ed è aperto ai commercianti e ai cittadini. I primi a fine giornata mettono in vendita la merce fresca e i “food alert” avvertono i clienti che si trovano nelle vicinanze. I secondi ne approfittano per fare uno spuntino con un pezzo di pizza o di focaccia, un tramezzino, un gelato o un pasticcino ed evitano che questi prodotti finiscano buttati.
Un’iniziativa semplice che non punta a risolvere la fame nel mondo, ma che si basa su tre “vittorie”: del negoziante che porta a casa un ulteriore incasso, del cliente che acquista prodotti di qualità a prezzi convenienti e, soprattutto, del pianeta.

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