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Palermo – Accenture: archiviata la paura, ecco pronta la fase del rilancio

Gaspare Ingargiola

Palermo – Accenture: archiviata la paura, ecco pronta la fase del rilancio

sabato 04 Aprile 2015

Dopo la vertenza e i rischi di licenziamento, si punta su un polo tecnologico all’avanguardia. Avviata la fase di specializzazione per il cosiddetto “caring” della clientela

PALERMO – Passata la paura, superata una vertenza che li ha visti sull’orlo del licenziamento collettivo, i 262 dipendenti ex Accenture possono guardare con fiducia al futuro: non solo dal 12 gennaio hanno ripreso a lavorare a pieno regime grazie a British Telecom Italia, che ha rilevato il ramo d’azienda collocandoli nell’alveo della controllata Atlanet, ma adesso la multinazionale vuole rilanciare il call center di Palermo trasformandolo in un centro tecnologico all’avanguardia, specializzato nel settore del cosiddetto “caring” della clientela.
Grazie a un accordo con la Regione Siciliana, gli ex addetti Accenture beneficeranno di un periodo di formazione e riqualificazione professionale, pagate con un finanziamento statale di tre milioni di euro. Ad affiancarli in questo percorso i tutor del Ciapi di Priolo e quelli messi a disposizione dall’azienda. Un progetto innovativo che potrebbe fungere da apripista anche per altre realtà del territorio, oltre a radicare in Sicilia un colosso mondiale della telefonia, che un domani, se il modello palermitano risultasse vincente, potrebbe decidere di investire ancora aprendo altre sedi.
Alla presentazione del piano di formazione a Palazzo d’Orleans hanno partecipato l’assessore regionale al Lavoro, Bruno Caruso, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, l’amministratore delegato di Bt Italia, Gianluca Cimini e la dirigente generale del Dipartimento regionale del Lavoro, Anna Rosa Corsello. “Il piano – ha spiegato la Corsello – partirà il 15 aprile e si articolerà in due fasi. Una fase propedeutica per la preparazione di base e una seconda più specialistica in base alle esigenze dell’azienda. Il processo di formazione sarà governato dall’ente regionale Ciapi di Priolo. Nelle giornate dedicate alla formazione, che saranno dalle 18 alle 20 l’anno per tre anni, i lavoratori saranno ugualmente retribuiti grazie a un’indennità di partecipazione erogata attraverso l’Inps”.
L’ad Cimini ha stroncato sul nascere le osservazioni sull’opportunità che un privato usufruisca di un finanziamento pubblico per espletare una pratica, quella della formazione continua, che in genere è di sua esclusiva competenza: “Lo Stato paga solo la formazione – ha detto – e comunque il nostro piano non è condizionato dalla presenza o meno di finanziamenti pubblici. Siamo una società privata, fondi pubblici ne prendiamo pochi, anzi, sotto la mia gestione non è mai accaduto. Senza dimenticare che abbiamo già investito nella piattaforma tecnologica. Speriamo, anzi, che questo diventi un modo virtuoso di usare i fondi pubblici insieme a quelli privati per creare posti di lavoro e riqualificare le competenze. La formazione continua la facciamo a prescindere”.
“L’obiettivo – ha specificato – è creare tre figure professionali: un profilo operativo-tecnico di gestione della clientela, un profilo manageriale di gestione delle risorse e un profilo linguistico, a partire dall’inglese, per attrarre a Palermo le altre sorelle di British Telecom. Creeremo un centro di eccellenza”.
Cimini ha poi voluto spegnere ogni polemica sulla vertenza ormai chiusa: “British Telecom – ha detto – è stata l’unica azienda a presentare un piano industriale pronto già da luglio, nonostante quanto riportato da una certa propaganda. Le condizioni del Comune e della Regione ci hanno aiutato ma non era British Telecom a voler delocalizzare, erano altri a volerci far andare via”. Il dirigente però ha glissato sui nomi degli “altri attori in gioco”, come li ha definiti.
Per l’assessore Caruso “oggi finalmente non parliamo più di emergenza ma di sviluppo. Questo accordo rappresenterà un modello per altre imprese siciliane, che per ora preferisco non nominare”. Passando a un’altra partita irrisolta del settore dell’outbound, quella di Almaviva, Caruso ha annunciato per il 10 aprile “un incontro nazionale con i sindacati dei call center. È un problema di concorrenza sleale e di normative non rispettate. Andrebbero punite le aziende che usano lavoratori extracomunitari, si tratta di un vero e proprio social dumping. Almaviva non ha mai operato attraverso delocalizzazioni irregolari ma tante aziende in Italia lo hanno fatto”.

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