Tagli spesa Enti locali tira e molla senza fine - QdS

Tagli spesa Enti locali tira e molla senza fine

Raffaella Pessina

Tagli spesa Enti locali tira e molla senza fine

sabato 04 Aprile 2015

Crocetta all’Anci: “Non mi aspettavo il rifiuto dopo le premialità del Governo”. Stralciati da ddl stabilità passerebbero in riforma ex province

PALERMO – L’Assemblea regionale comincia a fare passi indietro sui risparmi nel settore della politica. Saltano infatti i  tagli ai gettoni dei consiglieri comunali, la riduzione dei componenti dei Consigli e la parte relativa ai permessi degli amministratori, anche se i tre articoli saranno inseriti nel disegno di legge di riforma delle Province, già incardinato in Aula.
Contro questi tagli si era espresso in precedenza il presidente dell’Anci Leoluca Orlando che è anche il sindaco di Palermo ed aveva chiesto proprio lo stralcio, ma  l’Anci, l’associazione dei Comuni, chiede anche l’applicazione della normativa nazionale, che stabilisce riduzioni inferiori a quelle previste nella manovra dal governo Crocetta. “Rispetto all’Anci mi sento addolorato – ha detto  Crocetta – perché mai mi sarei aspettato una simile posizione dopo le misure, adottate dal governo regionale, di grande premialità per i Comuni. Li stiamo coinvolgendo su tutta la programmazione comunitaria, riservando una parte delle risorse direttamente alle Città metropolitane e liberi consorzi dei Comuni”.
Il governatore ha chiarito che “una parte della programmazione dei fondi verrà dedicata alla riqualificazione delle periferie e centri storici” e sulla riforma che prende di mira i consiglieri comunali chiarisce che è si tratta di una “norma di risparmio contro la gettonopoli”.
Ma cosa prevedeva la norma? L’art.9 della finanziaria sostituiva l’art. 43 della legge regionale del 15 marzo 1963 n. 16 per dettare la nuova composizione numerica a seconda del numero degli abitanti nei vari comuni dell’Isola con un minimo di 10 fino ad un massimo di 40 componenti per il Consiglio comunale. Naturalmente questi nuovi parametri sarebbero entrati in vigore nella successiva legislatura per ogni Comune. Veniva anche previsto al comma 9 dello stesso articolo l’adeguamento delle indennità di funzione e dei gettoni di presenza alla normativa nazionale (ultima la legge Delrio del 2014). Veniva anche specificato che il compenso percepito da un consigliere non poteva essere superiore ad un terzo del compenso lordo mensile previsto per l’assessore del rispettivo comune.
Inoltre veniva prevista la applicazione della riduzione dei gettoni a tre mesi dalla approvazione della finanziaria, quindi entro il 2015. Il comma 7 regolamentava anche l’utilizzo di metodi per rilevare la presenza dei consiglieri sia in consiglio che nelle commissioni di pertinenza, al fine di conteggiare il compenso nella giusta misura, comunque non inferiore al 50% delle sedute nel loro complesso. Insomma un grave passo indietro se si considera lo scandalo scoppiato lo scorso mese di marzo proprio sui gettoni presenza dei consiglieri comunali e che ha visto coinvolti diversi comuni tra cui Milazzo, Priolo, Agrigento, Siracusa e Messina. 
In alcuni casi il problema era  l’entità del gettone, in altri il numero di sedute annue svolte. In quasi tutti gli episodi la segnalazione parte dal segretario generale dell’ente. Anche per questo era stata prevista una norma nella legge di stabilità, per frenare queste uscite assai gravose per i Comuni. Le ipotesi furono molte: prima il governo aveva pensato di prevedere il pagamento di sole sessanta sedute annue, ipotesi subito scartata. La seconda ipotesi era quella di limitare il compenso dei Consiglieri comunali al 25% dell’indennità del sindaco. La norma che il Governo ha invano proposta all’Assemblea Regionale Siciliana è praticamente quella di un  tetto del 30% ma non dell’indennità del sindaco, bensì di quella dell’assessore.

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