Sovranità dell’Ars per servire i siciliani - QdS

Sovranità dell’Ars per servire i siciliani

Carlo Alberto Tregua

Sovranità dell’Ars per servire i siciliani

venerdì 10 Aprile 2015

Sordità ai bisogni degli indigenti

L’Assemblea regionale siciliana è un’antica e nobile Istituzione, che ha avuto (ed ha) il compito di approvare leggi indispensabili alla crescita sociale ed economica dei siciliani. Ma anche il compito di un’importante funzione ispettiva nei confronti del Governo della Regione, cioè del suo presidente e degli assessori. Non solo, ma anche quello di vigilare sulla burocrazia affinché essa presti la sua opera essenziale a favore dei cittadini.
Precisato il quadro istituzionale, dobbiamo constatare che queste tre funzioni sono state disattese per tanti decenni. L’Ars ha approvato leggi clientelari e di spesa, dilapidando risorse pubbliche senza, invece, aumentare la spesa per investimenti necessaria a crescita e occupazione.
L’Ars non ha rielaborato la miriade di leggi esitate, raggruppandole in testi unici di semplice interpretazione e di applicazione univoca. Cosicché, ha messo in mano a burocrati e tribunali la possibilità di stravaganti interpretazioni, con il conseguente caos che ha distrutto l’economia siciliana e aggravato fortemente l’occupazione.

La nostra lunga esperienza ci ha fatto capire giochi e giochetti che vi sono a palazzo dei Normanni, mentre dovrebbe essere chiaro il vero gioco democratico che è quello di una maggioranza che governa e di un’opposizione che cerchi  di contrastarla.
Invece, abbiamo assistito, anche in questa XVI legislatura, a un vorticoso cambio di casacche di moltissimi deputati-consiglieri, violando così i principi cardine di quella Istituzione, come in un gioco delle parti di pirandelliana memoria.
I siciliani non hanno avuto (e non hanno) punti di riferimento perché non capiscono più chi opera al loro servizio e chi, invece, agisce in modo egoistico per fare quasi esclusivamente il proprio interesse.
E, intanto, quella nobile Istituzione ci costa quest’anno 158 milioni, mentre il confratello Consiglio lombardo costa ai cittadini  62 milioni.
Tutte le giustificazioni di questo enorme divario sono destituite di fondamento e costituiscono la prova provata che l’Assemblea, snaturando la sua funzione, ha legiferato per istituire e tutelare privilegi, infischiandosene altamente di quei siciliani diventati poveri, che hanno raggiunto la triste soglia di un milione.
 

Sia chiaro che fra i 90 illustri ospiti dell’Ars ve ne sono molti onesti e capaci che, però, non riescono a prevalere sugli altri, egoisti ed incapaci, che continuano imperterriti a danneggiare la Sicilia, pur continuando a percepire il loro emolumento lordo omnicomprensivo, di circa 20 mila euro al mese.
Un’osservazione riguarda la grave colpa dei deputati-consiglieri nel non avere tagliato senza riguardo alcuno i grandi privilegi dei circa 240 burocrati, dirigenti e dipendenti interni, che percepiscono stipendi, indennità, straordinari e altri ammennicoli completamente sproporzionati alla media delle remunerazioni di dirigenti e dipendenti del settore privato e ancor più sproporzionati ai siciliani indigenti che hanno difficoltà di coniugare il pranzo con la cena.
È inaccettabile che gli ultimi segretari generali abbiano ricevuto liquidazioni di oltre un milione di euro e ricevano una pensione di 30/40 mila euro al mese. è inaccettabile che i deputati-consiglieri ricevano vitalizi fino a quando camperanno, disancorati dai contributi versati.

L’attività politica, com’è noto, non è un lavoro, ma un servizio. Uno che svolge il servizio come deputato-consigliere deve ricevere un compenso di 3/4 mila euro al mese, oltre al rimborso delle spese vive sostenute qualora non risieda a Palermo. è del tutto sproporzionato che ne riceva, ripetiamo, 20 mila (lordi) compreso il rimborso delle spese per quelli che abitano a Palermo.
Da qualunque parte si giri si tratta di una sporca faccenda. Sporca perché i deputati-consiglieri non si rendono conto che devono dare l’esempio, il più alto possibile, di austerità e sobrietà nei confronti dei 379 mila disoccupati (Istat, gennaio 2015), delle decine di migliaia di piccoli imprenditori e artigiani che fanno una fatica del diavolo a sbarcare il lunario.
È questo l’esempio che danno, continuando a mantenere i loro privilegi chiusi nella loro torre eburnea?
Questo editoriale non è una critica, ma un appello alla coscienza dei deputati-consiglieri e al presidente dell’Ars per una svolta decisiva al servizio dei siciliani, rinunciando ai privilegi e cominciando a servire i siciliani!

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