Stretta creditizia? Colpa anche dei ritardi - QdS

Stretta creditizia? Colpa anche dei ritardi

Michele Giuliano

Stretta creditizia? Colpa anche dei ritardi

mercoledì 15 Aprile 2015

Quadro allarmante dell’Abi: in crescita la mancata riscossione dei crediti da parte delle banche. Colpa anche della burocrazia: in Sicilia per i procedimenti di recupero bancario sino a 20 anni

PALERMO – Poi si parla di stretta creditizia. E come dovrebbero comportarsi le banche di fronte ai cattivi pagatori e ai tempi biblici della burocrazia? Al di là dei vizietti degli istituti di credito, che spesso scivolano anche in qualche furbizia, certamente il problema della chiusura dei cordoni trova riscontro nella realtà di oggi. E se la Sicilia è in linea, secondo l’Abi (associazione banche d’Italia), alla media dei pagamenti ritardati in Italia per la burocrazia si riesce anche a fare peggio. Secondo l’ultimo rapporto di Abi, infatti, a mettere in difficoltà le banche è anche l’iter per il recupero dei crediti: la lunghezza media dei procedimenti è pari a 7 anni, con punte in Sicilia di ben 20 anni.
Storie veramente incredibili che mostrano, come spesso accade, l’altra faccia della medaglia. Una cosa è certa: in generale nel territorio nazionale e siciliano i prestiti sono sempre più rischiosi. L’Abi certifica che a gennaio le sofferenze lorde delle banche sono salite a quasi 185,5 miliardi, dai 183,7 di dicembre 2014. Nel rapporto l’associazione sottolinea che l’ammontare delle sofferenze lorde di gennaio supera di circa 25 miliardi i valori di gennaio 2014, segnando un incremento annuo di circa il 15,6 per cento. Rispetto agli impieghi, le sofferenze risultano pari al 9,7 per cento, il livello più elevato da fine 1996, quando tale valore si collocava al 9,9 per cento. L’Abi rileva inoltre che tale rapporto raggiunge il 16,3 per centro per i piccoli operatori economici (14,2 per cento a gennaio 2014), il 16,3 per centro per le imprese (13,4 per cento un anno prima) ed il 7 per cento per le famiglie consumatrici (6,5 per cento a gennaio 2014).
Per quanto riguarda invece le sofferenze al netto delle svalutazioni, a gennaio 2015 sono state pari a circa 81,3 miliardi di euro, in calo rispetto agli 84,5 miliardi del mese precedente. Rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, invece, sono aumentate di circa 2,1 miliardi (+2,6 per cento l’incremento annuo). Il rapporto sofferenze nette/impieghi totali si è collocato al 4,50 per cento, contro il 4,64 per cento di dicembre 2014 e il 4,31 per cento di gennaio 2014. L’elevato livello delle sofferenze, spiega l’Abi, è anche determinato dalla lunghezza delle procedure di recupero dei crediti.
I più recenti dati del ministero della Giustizia segnalano che nel 2012 la durata media dei procedimenti di fallimento era pari mediamente a 7 anni, con punte di 20 anni a Messina. Tuttavia, primi deboli segnali di attenuazione stanno cominciando a pervenire dai dati sulla regolarità dei pagamenti delle imprese: secondo i dati Cerved nel terzo trimestre 2014 la percentuale di imprese che saldano le proprie fatture in grave ritardo (oltre 60 giorni) è stata pari al 7,3 per cento (contro l’8,6 per cento del quarto trimestre 2013).
Continua peraltro ad aumentare il numero di fallimenti delle imprese: dati del Cerved indicano in 15.651 le imprese che hanno aperto una procedura fallimentare nel 2014, segnando un aumento del 10,7 per cento rispetto al 2013. A livello territoriale i tassi di crescita sono ovunque a doppia cifra ad eccezione del Nord Est, in cui si registra un incremento del +1,7 per cento, il livello più basso di tutto il territorio.
 


Gli strumenti alternativi alle banche
 
In crescita del 12,6 per cento rispetto al 2013 sono invece i fallimenti nel Meridione. Diciamo che se da una parte le banche stringono, dall’altra ci sono altri strumenti alternativi. Ad esempio dal 5 marzo scorso, con click day fissato per i primi di aprile, è partito il bando del ministero dello Sviluppo economico che mette a disposizione 40 milioni di euro (30 milioni stanziati dal Mise e 10 dal Movimento 5 stelle) per finanziare le attività di quanti non hanno le garanzie per ottenere un prestito bancario. Documentazione necessaria in questa prima fase: copia carta di identità e codice fiscale del richiedente, certificazione attribuzione partita Iva, certificato d’iscrizione alla Camera di Commercio e certificato di iscrizione di ordine professionale, libro unico del lavoro, ultimi 3 bilanci o dichiarazione dei redditi. I dati salienti del finanziamento sono: la mancanza di garanzie realistiche all’utente finale poiché il fondo del microcredito copre l’80 per cento della somma finanziata; il rilascio della garanzia a titolo gratuito; la brevità dell’iter procedurale di concessione (6, 7 giorni al massimo).

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