Formazione, altri nodi irrisolti e dubbi sulla programmazione - QdS

Formazione, altri nodi irrisolti e dubbi sulla programmazione

Michele Giuliano

Formazione, altri nodi irrisolti e dubbi sulla programmazione

sabato 18 Aprile 2015

Parte la proposta dei sindacati del settore per le prossime annualità: sono ancora da definire. Non tutte le sigle hanno messo la firma sulla ricollocazione dei 1.600 ex sportellisti

PALERMO – Non tutti i sindacati confederali hanno messo la firma in calce per l’ultimo accordo che riguarda la collocazione dei circa 1.600 ex sportellisti. Segno che la tempesta non è affatto passata nel settore della formazione professionale siciliana dove ancora regna sovrana l’incertezza.
Se da una parte è arrivata la rassicurazione della copertura finanziaria per l’anno formativo in corso, dall’altro però ci sono ancora molti lati oscuri specie nella programmazione futura. La situazione attuale è certamente tragica e costellata da mille problemi. Anzitutto si deve prendere atto della crisi strutturale del comparto della formazione professionale in Sicilia, che si è aggravato negli ultimi 28 mesi con gli organismi gestori costretti a dovere procedere a licenziamenti, sospensioni dei rapporti di lavoro anche nella forma della aspettativa individuale concordata con i lavoratori, contratti di solidarietà difensiva, ricorso alla Cassa integrazione in deroga ed altro ancora.
Vi è poi una crisi occupazionale che interessa migliaia di lavoratori, con conseguente riduzione dell’offerta formativa che sta lasciando interi territori senza formazione professionale. In questo contesto i sindacati confederali hanno sottoposto alla Regione un’ipotesi di accordo attraverso la stipula di un protocollo d’intesa che preveda una serie di impegni. Si chiede anzitutto di continuare l’esperienza dei bandi pluriennali per la formazione professionale destinati alle categorie deboli (giovani, donne, disabili, disoccupati, neet,….), agli adulti e agli occupati, prevedendo nella nuova programmazione europea 2020 risorse a bando per almeno 150 milioni per anno, anche attraverso opportune rimodulazioni del Por. Nell’ambito dell’accordo si vuole impegnare il governo siciliano a promuovere tutti i provvedimenti e le risorse necessarie per favorire l’assolvimento dell’obbligo scolastico prevedendo risorse nazionali, regionali e comunitarie complessivamente per almeno 60 milioni di euro all’anno. E qui si tocca un altro tasto dolente: “Tali attività sono da avviare – si legge in una nota di Cgl, Cisl e Uil – entro la fine di settembre di ogni anno”.
Obiettivo mai riuscito praticamente in decenni di attività formative in Sicilia. C’è poi anche la questione della cassa integrazione in deroga che da quest’anno non è più contemplata per la formazione e per questo si chiede che il settore ci rientri, oltre a garantire l’avvio delle procedure istruttorie per i contratti di solidarietà difensivi.
“Da rivedere – si legge nella bozza di ipotesi di protocollo d’intesa – la modalità di finanziamento delle attività finanziate in house al Ciapi, l’accreditamento degli enti di formazione aventi i requisiti previsti nelle linee guida, come agenzie per il lavoro, favorendo l’accesso ai bandi attraverso clausole sociali prioritarie che favoriscano l’occupazione dei lavoratori inseriti nell’albo regionale in possesso di professionalità e competenze certificate. Le stesse clausole sociali devono favorire l’impiego dei lavoratori impegnati nei servizi per il lavoro già dipendenti di enti disaccreditati”.
 


Dispersione di migliaia di ragazzi in obbligo scolastico
 
A preoccupare è soprattutto la dispersione di migliaia di ragazzi in obbligo scolastico: “L’amministrazione regionale – attaccano Cgil, Cisl e Uil – non garantisce l’avvio regolare delle attività formative dell’Iefp o, che nella migliore delle ipotesi, questi ragazzi sono costretti a frequentare corsi triennali dilazionati nel tempo fino ad almeno cinque anni, ed oltre al ritardo vengono privati delle opportunità previste dalla normativa nazionale con diploma per la qualifica, Its e Ifts”. C’è poi da tenere in conto l’imminente conclusione della seconda annualità del Piano Giovani senza che ci sia alcuna ipotesi in campo di nuove opportunità di offerta formativa assimilabile, né di lavoro per gli operatori, attraverso bandi o progetti, con il conseguente avvio delle procedure ex Legge 223/91 per altre 2 mila e 500 persone che perderanno i loro posti di lavoro in aggiunta a quelli già perduti nel triennio precedente. E che dire poi dell’annunciata conclusione del progetto attualmente affidato in house al Ciapi per gli ex sportellisti da parte dell’assessore competente e del difficoltoso procedere dell’altro progetto affidato allo stesso ente per la garanzia dell’offerta formativa nei territori e la salvaguardia occupazionale dei lavoratori di enti non più accreditati.

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