Siciliani indignati, monetine sui privilegiati - QdS

Siciliani indignati, monetine sui privilegiati

Carlo Alberto Tregua

Siciliani indignati, monetine sui privilegiati

sabato 18 Aprile 2015

Stop ai parassiti o tutti a casa

I privilegiati rubano i soldi ai cittadini. Un assunto incontrovertibile, perché vìola il principio etico dell’equità secondo cui ognuno deve dare più di quanto riceve. Chi, invece, riceve di più di quanto dà si pone fuori da questa regola e commette, appunto, un furto a danno della collettività.
Abbiamo più volte pubblicato l’elenco dei privilegiati in Sicilia. Per eliminare il fetore che essi producono, di cui il ceto politico non sembra sentire la presenza, facendo finta di niente, occorre che i cittadini si indignino ancora di più e comincino a pensare a gettare le monetine contro tutti coloro i quali difendono il loro ambito, infischiandosene altamente degli stessi.
Vi sono già alcuni esempi di cittadini che l’hanno fatto, per esempio ad Agrigento, ottenendo le dimissioni dei consiglieri comunali, e di Siracusa.
In una Comunità, il controllo dei suoi componenti su chi ha responsabilità istituzionali di tipo politico e burocratico deve essere sempre costante. Il diritto democratico non deve esercitarsi soltanto nel momento del voto, perché è troppo tardi, ma in tutto il periodo che va da un voto all’altro.

Quando i manovratori non sono disturbati fanno i propri interessi. Quando invece si sentono sorvegliati a vista sanno che ogni loro atto contrario agli amministrati viene sanzionato, ripetiamo, anche con il lancio delle monetine.
Se la Sicilia è in questa drammatica situazione economico-sociale la responsabilità primaria è ovviamente dei politici che l’hanno governata in questi ultimi venti anni e la continuano a governare malamente. Ma vi è una corresponsabilità di ordine generale in chi non li ha controllati e una ancor più grande responsabilità della Classe dirigente, che ha continuato a farsi gli affari propri dimenticando il compito etico di guidare la propria Comunità, proprio per la funzione di Classe dirigente.
Si dice che i tedeschi e i norvegesi siano onesti e osservanti delle regole. Noi non lo crediamo, perché tutto il Mondo è paese.  Quei cittadini si comportano bene perché sanno che se sgarrano riceveranno pesanti sanzioni.
 

Viceversa, esercitano un costante controllo su chi governa la loro Comunità, esigendo comportamenti puliti ed efficienti, cioè quello che si chiama attività di servizio.
Si tratta di un livello di civiltà che ancora non ha raggiunto il nostro Paese, ancor meno le regioni meridionali, dove ha imperato il malcostume, il voto di scambio e l’egoismo più becero.
Nella nostra regione questi difetti sono macroscopici. Il ceto politico e quello burocratico fanno finta di niente, ma i nodi vengono al pettine.
Crocetta dice che per mandarlo via ci vuole il bazooka. Basta molto meno, perché sta montando l’indignazione dei disoccupati, dei poveri siciliani, dei piccoli e medi imprenditori e dei professionisti. Sentimenti che il presidente della Regione non può ignorare.
Siccome gli riconosciamo onestà intellettuale, non può che trarne le conclusioni, constatando di essere incapace di comportarsi come il pater familias.

Quando si insediò, il 10 novembre del 2012, Crocetta avrebbe dovuto affrontare di petto i privilegiati (dipendenti, dirigenti e pensionati regionali, deputati-consiglieri, dirigenti e dipendenti dell’Ars, precari entrati per raccomandazione senza aver sostenuto un concorso, partecipate regionali e altri enti pubblici), dichiarando che non potevano più continuare a comportarsi da parassiti.
Crocetta avrebbe dovuto convocare l’Anci, che raggruppa i 390 sindaci e comunicare loro che i trasferimenti sarebbero stati effettuati soltanto a quegli Enti che avrebbero adottato nei propri bilanci il criterio di fabbisogni e costi standard, cioè le spese essenziali sul modello dei Comuni virtuosi.
Crocetta avrebbe dovuto mettere in campo una task force per spendere subito gli oltre 3 miliardi di fondi europei residui del Po 2007/2013 che, se non spesi entro il 31 dicembre prossimo, si perderanno. Contestualmente, la task force avrebbe dovuto programmare la spesa di oltre 10 miliardi del Po 2014/2020.
Crocetta non ha fatto tutto questo: perciò deve essere cacciato con le monetine dei siciliani.

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