Se la macchina burocratica di Stato, Regioni, Comuni ed altri enti funzionasse in base a codeste semplici regole, la corruzione riceverebbe un duro colpo perché sarebbe molto più difficile utilizzare la cultura del favore, anziché la cultura del merito.
Cantone mi ha detto che è allo studio il Piano anticorruzione-tipo, sul cui modello ogni ente ha l’obbligo di stendere il proprio Piano anticorruzione, adattandolo alle esigenze più specifiche dello stesso ente. Alla mia domanda se il Piano anticorruzione non corrisponda al Piano aziendale, Cantone ha risposto con un sì grosso quanto una casa.
Da oltre dieci anni spieghiamo a presidenti di Regione, assessori regionali, sindaci e responsabili politici e burocratici di altri enti come sia essenziale la stesura del Piano aziendale (attenzione non Piano industriale), strumento fondamentale per la gestione efficiente di un ente.
L’autorevole conferma di Cantone che il Piano aziendale è anche il Piano anticorruzione conferma la giustezza della nostra linea editoriale, rispetto alla quale però abbiamo riscontrato una colpevole sordità da parte di responsabili politici e burocratici.
Come si spiega tale sordità? Con due possibili risposte. La prima riguarda l’incapacità professionale di avere modelli organizzativi efficienti di tipo aziendale, con i quali ogni operatore sa quello che deve fare, quando lo deve fare e come lo deve fare, nonché in quanto tempo. La seconda è che nel caos, nella confusione e nella inefficienza si può continuare a pescare nel torbido, ovvero ad alimentare la cultura del favore con le mazzette e con la corruzione.
Cantone ha confermato un principio etico incontrovertibile: occorre che vi sia convenienza ad essere onesti. Nella commedia di Oscar Wilde (1854 – 1900) The importance of being Earnest la traduzione è sbagliata. Essa è L’importanza di chiamarsi Ernesto. Invece doveva essere L’importanza di essere onesto.
Il Piano prevede controlli su tutte le funzioni, in modo da ridurre le aree di rischio e quindi il campo ove le metastasi della corruzione possano espandersi. Meno finestre sono aperte, minore è la probabilità che da esse entrino correnti d’aria pericolose.
La funzione dell’Anac, dice Cantone, è accentuare fortemente la prevenzione, anche se la sua azione su fatti accaduti deve rimanere sempre alta. Ma per punire la corruzione ci sono Pm e Forze dell’ordine.
Vi è un altro elemento di freno alla corruzione: la convenienza alla propria reputazione e alla propria dignità. Se si riesce a far passare nell’opinione pubblica l’importanza di reputazione e dignità, si diffonde un sentimento che contrasta fortemente il dilagare dei comportamenti disonesti.
È, dunque, la trasparenza lo strumento principale per lottare contro corruzione e illegalità ed è proprio per supportare la trasparenza che i sindaci dovrebbero pubblicare sui quotidiani e sui propri siti la loro relazione semestrale, relazione che dovrebbe essere pubblicata anche dai presidenti di Regione e dai responsabili anticorruzione e trasparenza che, però, la considerano più un adempimento burocratico che non un vero e proprio strumento chiarificatore.
Ci risulta che meno della metà dei responsabili della trasparenza e anticorruzione dei Comuni siciliani abbia inviato la relazione obbligatoria al 31 dicembre 2014 all’Anac.
E qui casca l’asino. Cantone, a riguardo, ci ha confermato che, dopo una forte azione preventiva, ci vogliono forti sanzioni che ancora però nelle leggi sono troppo blande.