La crisi cancella le micro imprese sul web - QdS

La crisi cancella le micro imprese sul web

Gaetano Piccione

La crisi cancella le micro imprese sul web

venerdì 24 Aprile 2015

Il Made in Italy si misura anche dai domini: “.it” cresciuto del 4,8% nel 2014, ma in 495mila hanno lasciato. In Sicilia i dati assoluti indicano come l’incidenza del fenomeno degli abbandoni è del 5,5% sul totale

CATANIA – Il mercato dei domini internet a livello europeo è segnato negli ultimi anni da una scarsa crescita e da sempre più numerose cancellazioni. Per quanto riguarda i domini “.it”, ossia il country code top level domain (ccTLD) che rappresenta il ‘made in Italy’ nel web, continuano a crescere (+4,8% nel 2014) assestandosi intorno ai 2.800.000 (aprile 2015), anche se nel 2014 ne sono stati cancellati 495.000.
Per capire i motivi di questa tendenza il Registro.it, l’anagrafe dei nomi a dominio nazionali gestita dall’Istituto di informatica e telematica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Iit-Cnr), ha avviato un’indagine statistica su un campione di 1.417 microimprese (in forma di società e di liberi professionisti) che hanno cancellato il proprio dominio. I risultati raccontano un quadro fortemente collegato alla crisi: la durata media di utilizzo del “.it” è di circa 3 anni e il 69,5% del campione ha cancellato il proprio dominio perché si era concluso il progetto per cui era stata richiesta la registrazione, tant’è che più di tre quarti del campione, dopo la cancellazione, non ha sostituito il suffisso italiano con un concorrente, anche se solo il 20% delle imprese ha cambiato vocazione dopo la chiusura del dominio. Altre ragioni della cancellazione riguardano i costi ritenuti troppo alti, l’utilizzo di alternative o la ricerca di una diversa connotazione di immagine, il mancato riscontro dei vantaggi ipotizzati.
“La cancellazione del proprio dominio – dice Domenico Laforenza, direttore del Registro.it e dell’Iit-Cnr – è una strategia comunque sbagliata, perché porta alla perdita dell’identità nella Rete e si traduce anche nell’abbandono della comunità costruita attorno al dominio collegato a un marchio, a un servizio, a un prodotto. La difficoltà economica non è una buona motivazione per privarsi di un servizio che ha costi contenuti e che rappresenta la vetrina della propria azienda sul web”.
Buona comunque la percezione presso gli intervistati del “.it”: chi lo sceglie lo tiene per un minimo di tre anni, mentre chi lo abbandona lo rimpiazza con un’altra estensione solo nel 7% dei casi (e per il 64% si indirizza verso il “.com”).
“È necessario avvicinare il mondo delle imprese all’utilizzo consapevole e produttivo della Rete – prosegue Anna Vaccarelli, responsabile relazioni esterne del Registro.it. -. Per diffondere le competenze digitali tra le imprese italiane abbiamo aderito a Digitaly, progetto che vede coinvolti insieme a noi Cna, Amazon, Google e Seat Pagine Gialle.
In Sicilia, i dati “assoluti” che abbiamo estratto, indicano come l’incidenza del fenomeno delle cancellazioni è del 5,5% . Tale quota è ripartita tra il 2,8% di persone fisiche, il 2,3% di micro-imprese e lo 0,4% di liberi professionisti. Purtroppo le imprese isolane che hanno scelto di rispondere non sono in numero tale da costituire una base statistica sufficientemente solida, ma non si tratta di un caso isolato per cui abbiamo deciso di girare l’Italia per formare gli imprenditori, raccontando l’importanza di avere un nome a dominio per affermare la propria identità digitale in Rete e proteggere il proprio marchio. Saremo in Sicilia con una tappa a Catania per il prossimo 9 luglio”.
Registro.it, vale la pena sottolineare,  ha preparato un digital kit (scaricabile gratuitamente sul portale della campagna di marketing strategico avviata http://www.unnomeunsogno.it) dove sono contenuti documenti e materiali di supporto alle attività on line per gli imprenditori. Per ulteriori informazioni www.digitalyimprese.it.

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