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Il sito regionale dei prezzi virtuosi

Carlo Alberto Tregua

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martedì 28 Aprile 2015

Per combattere corruzione e illegalità

Mancano due giorni al Big Bang. Entro giovedì alle 24 il bilancio regionale 2015 dovrà essere approvato, diversamente, tutti a casa. E siccome lo Stato non scucirà un euro se la Regione non taglierà i privilegi, la probabilità dello scioglimento dell’Assemblea e la cacciata di Crocetta è abbastanza elevata.
Tuttavia, è probabile che pur di non andare a casa i consiglieri-deputati approvino il bilancio senza i privilegi. Intendiamoci, occorre ulteriormente sottolineare che i privilegi acquisiti non sono diritti acquisiti, ma frutto dell’utilizzazione abnorme dello statuto autonomista proprio per crearli. E così i privilegiati, giorno dopo giorno, hanno mangiato la carne viva della Sicilia e creato un milione di poveri.
Fra gli sprechi più gravi vi sono quelli della Sanità, delle partecipate, degli stipendi di dirigenti e dipendenti, compresi quelli dell’Ars, delle pensioni abnormi, calcolate in base a leggi clientelari, in modo differente dai contributi effettivamente versati, di enti inutili e di Comuni che hanno fatto allegra finanza in questi anni, nascondendo ripetutamente debiti (chiamati fuori bilancio) e quindi la reale situazione economica e finanziaria di ogni ente.

Da più tempo sottolineiamo l’esigenza che il bilancio della Regione e i bilanci dei Comuni seguano il criterio tassativo dei costi e fabbisogni standard. Che significa? Significa prendere a modello per la produzione dei servizi i costi di altre Regioni virtuose, ramo per ramo dell’amministrazione.
Per esempio: può darsi che i migliori costi per la Sanità siano quelli della Regione Toscana, che si prendano come modello. Può darsi che i migliori costi per gestire le foreste e i boschi siano quelli della Regione Lombardia, e si prendano quelli come modello. Può darsi che i migliori costi di un consiglio regionale, in rapporto al numero degli abitanti, siano quelli del Friuli e si prendano quelli come modello. Può darsi che il costo di manutenzione di strade comunali, tot per km e per abitante, siano quelli dell’Emilia, e si prendano quelli come modello. E così via enumerando ed estendendo questo criterio a tutte le spese del bilancio regionale e dei bilanci comunali.
Così operando si otterrebbero notevoli risparmi le cui risorse si dovrebbero utilizzare per investimenti.
 

La grave deficienza degli ultimi governi regionali sta nel fatto che anziché spendere tutti i fondi europei e i fondi statali (Pac, Fsc ed altri), le burocrazie pubbliche in mancanza di risorse, utilizzate per la spesa clientelare e per i privilegiati, li hanno bloccati.
Cosicché si è verificato il danno e la beffa. Il danno per non avere immesso nel territorio siciliano miliardi di euro che avrebbero fatto rinvigorire l’economia e aumentato l’occupazione; la beffa consistente nell’avere perso miliardi che l’Ue non ha erogato e che lo Stato ha ripreso indietro.
Come si evince da quanto scriviamo, la conduzione della Cosa pubblica in Sicilia da parte di Regione e Comuni è stata sciagurata, in danno dei siciliani ed a vantaggio dei privilegiati, più volte elencati in queste colonne.
Nella vicenda del cavalcavia di Himera abbiamo puntualizzato come la responsabilità sia stata interamente della Regione che in 10 anni non ha messo in sicurezza la montagna, andata scivolando a valle lentamente ma continuamente.
Abbiamo sentito il presidente dell’Ars, Ardizzone, dire che il QdS rema contro la Sicilia perché ha fotografato la verità.

Se la verità punge non è colpa di chi la dice ma della verità stessa. Il QdS non rema contro la Sicilia, anzi cerca di promuovere economia e sviluppo e, con essi, la crescita dell’occupazione, quella vera, quella che produce ricchezza. Non l’occupazione falsa che è quella dell’assunzione clientelare d’inutili dipendenti in Regione e Comuni, dipendenti che peraltro hanno il peccato originale di non avere partecipato ai concorsi pubblici, previsti dall’art. 97 della Costituzione. Assunzioni clientelari, perché conseguenti a raccomandazione, stroncate con la sentenza della Corte Costituzionale 37/15 in via definitiva.
Suggeriamo da tempo alla Regione d’inserire nel suo sito il listino dei prezzi virtuosi. Nel sito andrebbe inserito il miglior prezzo pagato da un qualunque ente pubblico della Sicilia (ivi compresi Regione e Comuni) per l’acquisto di ciascun bene e servizio. Il che costringerebbe tutti gli altri enti, quando comprano gli stessi beni e servizi, a non pagare un euro in più.
Anche così si combatte corruzione e illegalità. Scrivendo tutto sui siti, si combattono i privilegi.

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