Mitigazione del rischio sismico, la Regione dimentica 50 milioni - QdS

Mitigazione del rischio sismico, la Regione dimentica 50 milioni

Rosario Battiato

Mitigazione del rischio sismico, la Regione dimentica 50 milioni

mercoledì 29 Aprile 2015

L’appello dei geologi: “Fondi bloccati per la microzonazione e risanamento di strutture pubbliche-private”. Sono 27 i comuni nella prima fascia di pericolosità e 329 nella seconda, su 390

PALERMO – A scavare nel passato dei finanziamenti per la Regione si trova sempre un tesoro. E non soltanto nei fondi contro il dissesto, che la struttura di missione di Palazzo Chigi in collaborazione con gli uffici regionali sta cercando di recuperare per un ammontare stimato di circa 60 milioni di stanziamenti non spesi tra il 1999 e il 2010, ma anche per la prevenzione del rischio sismico. Lo hanno confermato i geologi siciliani in una nota di ieri relativa al mancato impiego di 51 milioni di euro per il risanamento degli edifici pubblici e privati.
Il terremoto in Nepal ha rianimato anche in Sicilia il dibattito relativo alla prevenzione antisismica, un tema recentemente passato in secondo piano eppure sempre in agguato. Lo ha ricordato, nei giorni scorsi, Giuseppe Collura, presidente dei geologi di Sicilia. L’Isola è, infatti, soggetta allo spostamento di 0,5 cm all’anno verso Nord Est, un passaggio che “mette in gioco quantità di energie non proprio indifferenti”. Del resto i terremoti, com’è noto, non posso essere previsti in modo deterministico, ma “la storia ci dice dove sono avvenuti e l’energia che hanno sviluppato nel recente passato, aiutandoci a tracciare delle aree di maggiore o minore rischio sismico del nostro Paese”.
In Sicilia, se consideriamo la norma che suddivide il territorio in quattro zone di rischio (livello 4, “la zona meno pericolosa”, livello 3, “i comuni inseriti in questa zona possono essere soggetti a scuotimenti modesti”, livello 2, “nei comuni inseriti in questa zona possono verificarsi terremoti abbastanza forti”, fino alla temibilissima zona 1 dove possono verificarsi forti terremoti), scopriamo, tramite il sito dell’Ingv, che in fascia 1 si trovano l’area dello Stretto di Messina e la zona del Belice, mentre
quasi tutto il resto della Sicilia è in zona 2. Solo la parte del settore centro-meridionale ricade in zona 3 o 4, cioè a basso rischio sismico.
 Su 390 comuni isolani, ce sono 27 dove il rischio è alto e ben 329 dove è medio. Sono appena 34 i Comuni dove si può vivere tranquillamente, perché il rischio è basso o scarso.
Eppure la prevenzione latita. “Ad oggi –  ha speigato Collura – solo in 58 Comuni siciliani su 282 si sono effettuati gli studi di microzonazione sismica e sono disponibili ingenti risorse già impegnate”. Di cosa si tratta? Delle risorse per il risanamento degli edifici pubblici e privati ancora bloccate soprattutto nella porzione che riguarda la microzonazione e la mitigazione del rischio sismico. “Ai sensi – ha proseguito Collura – dell’ordinanza di P.C. 3907/2010 sono disponibili ingenti risorse già impegnate fin dagli anni 2010/11/12, in particolare: 20.950.927,00 (quasi 21 milioni di) con un cofinanziamento della Regione Siciliana di soli circa 2 milioni per gli studi di microzonazione sismica; altri 29.538.730 (quasi 30 milioni di) destinati al finanziamento di interventi di risanamento ed adeguamento di edifici pubblici strategici (scuole, ospedali) ed anche edifici privati”.
Si tratta, complessivamente, di oltre 50 milioni di euro che servono anche per la microzonazione sismica, “fondamentale al fine di approfondire le conoscenze sismiche del territorio, l’adeguamento e la messa in sicurezza del patrimonio edilizio pubblico e privato dal rischio sismico, a vantaggio della sicurezza dei cittadini”. E stavolta non ci sono scuse, perché “resta inattuata nonostante le risorse assegnate, visto che il Governo regionale non ha ancora completato l’iter amministrativo e dato mandato al Dipartimento Regionale di Protezione Civile per l’espletamento delle attività”.

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