La Caduta degli Dei, fine dei favoritismi - QdS

La Caduta degli Dei, fine dei favoritismi

Carlo Alberto Tregua

La Caduta degli Dei, fine dei favoritismi

venerdì 01 Maggio 2015

Senza soldi non si canta messa

Ricordate il bel film di Luchino Visconti, del 1969, La Caduta degli Dei? In una famiglia tedesca i familiari sono l’un contro l’altro armati, per brama di potere e di danaro. La vicenda finisce drammaticamente. La morale è che quando non si ha il buon senso e l’equilibrio per osservare i valori, finisce in tragedia.
Che c’entra questo film drammatico con la Sicilia? C’entra, perché anche qua stiamo vivendo un dramma portato dal milione di poveri, da centinaia di migliaia di disoccupati, da centinaia di migliaia di piccoli agricoltori, artigiani, imprenditori, che non vedono la fine del tunnel. Per questo motivo, lo scoramento è generalizzato e non c’è un briciolo di fiducia che faccia guardare al futuro con ottimismo.
Tutto ciò mentre l’economia del Nord è ripartita e quella del Centro comincia a marciare. Al Sud, invece, la decrescita continua e la disoccupazione aumenta. La questione è spiegabile, perché l’economia funziona se ci sono le infrastrutture materiali e immateriali, se la burocrazia produce servizi efficienti, se i pubblici amministratori lavorano al servizio dei cittadini.

Senza soldi non si canta messa…, anche se Papa Bergoglio ha invitato i parroci a non chiedere alcun compenso quando celebrano i loro servizi (matrimoni, battesimi, cresime, prime comunioni) a favore dei propri fedeli.
Finite le risorse finanziarie, si è asfissiato il clientelismo e il favoritismo e con essi la corruzione portata dal ceto politico, che ha scambiato il voto col bisogno o con altra utilità.
Cosicché, i consiglieri-deputati dell’Ars sono l’un contro l’altro armati, il Governo regionale è contro l’Ars, l’Ars è contro il Governo.
In questo marasma si godono i loro ricchi stipendi i circa 1.800 dirigenti regionali e gli oltre 20 mila dipendenti regionali e delle partecipate. Non parliamo degli assessori regionali, che hanno un’indennità di circa 20 mila euro lordi al mese.
Oggi è la Festa del lavoro, che tutti reclamano ma che non si produce per legge. Il lavoro, quello vero che produca ricchezza, è conseguenza di una macchina economica che funziona, cioè dell’intera rete di imprese, minime, piccole, medie e grandi, che sono state (e sono) il motore dell’Italia.
 

La Caduta degli Dei in Sicilia è l’epilogo di un ventennio disastroso, con tre presidenti della Regione, uno peggiore dell’altro e un ceto politico affamato, arruffone, incapace di progettare un futuro degno di questo nome. Un ventennio in cui sono stati approvati privilegi di ogni tipo per una piccolissima fetta della popolazione, a danno della grande parte di essa.
Molti siciliani emarginati non sono stati messi in condizione di competere nei concorsi pubblici, mentre entravano nelle Pubbliche amministrazioni i raccomandati. Consiglieri-deputati che si sono approvati vitalizi per sé e per i loro discendenti, nonché compensi e spese pazze di ogni tipo, bollate con forza dalla Corte dei Conti.
Contratti di lavoro abnormi per dipendenti, dirigenti della Regione e delle Asp, partecipate che servivano per dare il posto nei Cda ai trombati della politica e via enumerando. Un elenco che siamo costretti a ripetere continuamente, perché nessuno lo dimentichi.

Il vulnus più grave di questi comportamenti è stato non avere speso i Fondi europei e statali, con i quali si sarebbero potute costruire infrastrutture e avviare attività attrattive di investimenti nazionali ed esteri. Si sarebbero potuti ristrutturare gli 829 borghi, che rappresentano la storia dei centri urbani della Sicilia e attirarvi milioni di turisti.
Tutto ciò sarebbe accaduto se vi fosse stata una rete moderna di ferrovie e di strade, con cui collegare i quattro aeroporti siciliani e consentire la mobilità all’interno dell’Isola in maniera europea.
Ma, tutto ciò non è avvenuto (e non avviene), perché il pesce puzza dalla testa. Ed è proprio la testa che bisogna tagliare.
A pensarci dev’essere la Classe dirigente, unita tutta insieme nella campagna etica Risorgimento Sicilia, di cui il QdS è solo un umile strumento. Insieme si può e si deve fare risorgere la Sicilia, una terra gloriosa di antiche tradizioni, che può diventare ricca e operosa. Ci vogliono, però, le teste giuste.

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