La convenienza di essere onesti - QdS

La convenienza di essere onesti

Carlo Alberto Tregua

La convenienza di essere onesti

giovedì 07 Maggio 2015
Ci diceva Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione, nel forum pubblicato il 21 aprile, che egli persegue una linea di condotta intesa a spingere tutti i cittadini, compresi quelli che hanno funzioni pubbliche o che sono pubblici dipendenti, ad essere onesti per convenienza. In primo luogo perché essere onesti è un dovere morale, in secondo luogo perché rinforza reputazione e dignità.
Tuttavia, non basta la dirittura morale che obbliga all’osservanza dei valori etici per essere onesti. Occorre che tutti i cittadini osservino le regole, le quali debbono essere chiare, precise, semplici, come fossero dei binari su cui ognuno deve marciare senza deragliare.
La matrice di tutto è, dunque, la formazione di tali regole che, in una Comunità, sono rappresentate dalle leggi nel loro complesso. Ed è qui il difetto del nostro Paese. Abbiamo un numero impressionante di leggi, decreti, regolamenti e connessi, cento volte superiore a quelli degli altri partner europei.

Cosicché le norme non sono autostrade chiare, rettilinee, ma costituiscono una sorta di dedalo, per percorrere il quale bisogna munirsi del filo di Arianna. Ma questo non è un sistema ordinato che consenta ai cittadini di avere chiaro il quadro di riferimento e, quindi, la certezza che i propri comportamenti siano conformi ai doveri e ai diritti.
È proprio la sequenza – doveri prima dei diritti – che dovrebbe informare le azioni di ogni cittadino. Ma è, soprattutto, la linearità delle regole che gli consente di capire se si comporta bene oppure male.
Le regole devono prevedere sanzioni, senza delle quali si verifica l’arbitrio, perché, come è noto, la carne è debole e chi sa di non incorrere in penalità, sperando di farla franca, è tentato di evaderle.
È noto quello che pensava Oscar Wilde (1854 – 1900): Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni. Se la politica, in quest’ultimo ventennio è degradata, se la gloriosa burocrazia italiana degli anni ‘50, ‘60 e ‘70 ora è completamente allo sfascio, la causa principale è l’assenza di sanzioni rispetto alle regole che, volutamente, sono ingarbugliate, complicate e non consentono di far capire con limpidezza chi si comporta bene e chi si comporta male.
 

La convenienza di essere onesti. Questo obiettivo si raggiunge con uno strumento fondamentale in una Comunità: la Trasparenza. Oggi  essa è attuabile sol che si voglia. L’avvento di internet ha consentito di mettere sui siti qualunque cosa. Quando le Istituzioni mantengono i loro siti web opachi (non trasparenti) lo fanno ad arte, per nascondere ai cittadini le loro malefatte.
Ed è proprio quando manca la Trasparenza che si diffonde la corruzione, formata da metastasi piccole che, però, invadono il tessuto sano della popolazione, facendo pensare a ogni cittadino che può agevolmente fare i propri interessi e, quindi, soddisfare una convenienza personale a danno della convenienza di tutti.
La grande responsabilità che grava sulle Istituzioni è proprio quella di semplificare le leggi, cioé le regole, di costringere tutte le Istituzioni a diventare case di vetro, dentro cui i cittadini possano vedere senza alcuna fatica.

Quando enti importanti non mettono sui propri siti stipendi, compensi ed emolumenti, i nominativi dei consulenti, tutte le fasi degli appalti   con le denominazioni delle imprese, i nomi dei direttori dei lavori, mentre non vengono registrati nomi e cognomi dei controllori, alimentano la corruzione, diretta e indiretta. Favoriscono quelle persone che ne traggono vantaggi, danneggiando le persone oneste, le imprese competitive e, in generale, tutti i componenti della Comunità.
La Trasparenza è lo strumento più forte contro l’illegalità e la corruzione stessa. Bisogna decidersi una volta per tutte che essa È l’arma finale per mettere al bando corrotti e corruttori e tutti gli altri soggetti che della malversazione fanno una propria linea perniciosa a scapito degli altri.
Nel sentimento popolare comincia a diffondersi la necessità di sapere tutto quello che accade nelle Istituzioni di qualunque livello. Quando vi sono responsabili che si nascondono, o nascondono i propri atti, l’indignazione monta e i cittadini sono pronti a lanciare monetine contro coloro che ricoprono ruoli primari, avendo il dovere di osservare e fare osservare le regole.

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