Stress da lavoro in Sanità, la cura esiste - QdS

Stress da lavoro in Sanità, la cura esiste

redazione

Stress da lavoro in Sanità, la cura esiste

venerdì 08 Maggio 2015

Indagine condotta dalla Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) su un campione di 65 mila lavoratori. Chiarezza di ruolo, condivisione obiettivi e senso di comunità tra i 13 fattori considerati il vero “antidoto”

ROMA – Recuperare 30 milioni di giornate lavorative perse per malattia e 3 miliardi di euro l’anno, una cifra addirittura maggiore di quanto chiesto alla sanità per contribuire al risanamento dei conti pubblici con la manovra al vaglio di Governo e Regioni.
Un obiettivo possibile mettendo in atto misure ad hoc contro la causa del fenomeno: lo stress lavoro-correlato, definito da molti il nuovo male del secolo, che all’Europa costa 20 mld l’anno e che in Italia colpisce un lavoratore su quattro. A dimostrarlo è uno studio della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso).
La stima si realizzerebbe, precisa la Fiaso, qualora fossero adottate in tutti i settori lavorativi le misure anti-stress che nelle Asl e negli Ospedali campione dello studio hanno portato a una riduzione del 30% delle giornate di malattia. Questo, dunque, è quel che potrebbe accadere migliorando il clima di lavoro in azienda, come hanno fatto appunto, per un campione di 65 mila lavoratori, 19 tra Asl e Ospedali che hanno partecipato al Progetto-Laboratorio Fiaso sul ‘Benessere organizzativo’.
Oltre quattro anni di lavoro, portato avanti con il supporto non condizionato di Boehringer Ingelheim, che è servito non solo a rilevare la percezione del fenomeno ma anche ad attivare degli ‘antidoti’. Che sono poi soprattutto condivisione di obiettivi e strategie e ambienti di lavoro.
Il progetto Fiaso non lascia dubbi: far lavorare i propri dipendenti in un clima più favorevole paga, visto che il numero di ‘stressati’ in ufficio o in corsia è sceso ben al di sotto della soglia del 10% (che è la media Ue), contro il 25% di partenza.
 
Migliorando il ‘clima interno’, inoltre, rileva la Fiaso, la produttività cresce di oltre il 27% e l’indice di gradimento dei clienti sale di 47 punti percentuali. Benefici – quelli in termini di giornate lavorative recuperate e costi abbattuti – estendibili dunque a tutti i settori: “calcolando che ogni anno, secondo i dati Inps, i giorni persi per motivi di salute sono ben cento milioni – spiega infatti la Federazione – applicare la stessa ricetta all’intero mondo del lavoro significherebbe appunto un recupero pari a 30 milioni di giornate lavoro, per un valore totale pari a circa 3 miliardi di euro da reinvestire in qualità dei servizi”.
Sono 13 i fattori antistress, che devono essere promossi in quanto arrecano condizioni di benessere. Per scala di importanza, esiste un range da 1 a 5 punti che riguarderebbe: la capicità di utilizzo delle proprie risorse (4,26); soddisfazione lavorativa (3,92); capacità di fronteggiare gli eventi avversi (3,92); chiarezza di ruolo (3,95); condivisione degli obiettivi (3,77); senso di comunità (3,58); autodeterminazione (3,55); identificazione organizzativa (3,49); influenza dell’azienda sulle motivazioni rispetto agli obiettivi (3,42); riconoscimento professionale (3,33); capacità di conciliare vita lavorativa e privata (3,27); tendenza ad evitare le criticità (2,56).
Ora le esperienze del Progetto-Laboratorio verranno messe in rete, consentendo di esportare la cura ‘anti-stress’ in tutte le aziende sanitarievoro più a misura d’uomo e di donna.
Lo stress da lavoro colpisce tutte le categorie in misura sempre maggiore, e tra le ‘vittime’ in aumento vi sono anche, in particolare, le donne in dolce attesa: ben una gestante-lavoratrice su due nel settore della Sanità è infatti colpita da questo disturbo.
Un discorso a parte, dunque, meritano le dipendenti in dolce attesa. Per le donne che lavorano in sanità, infatti, lo stato di gravidanza può diventare più che per altre lavoratrici un fattore di stress lavoro-correlato, che colpirebbe una gestante su due a causa delle difficoltà riscontrate nella ricollocazione lavorativa dopo la maternità e delle tensioni che a volte si creano con i colleghi.
Anche i colleghi risultano infatti stressati dal fatto che, in oltre il 60% dei casi, le lavoratrici che vanno in maternità in Asl e Ospedali pubblici non vengono sostituite, e ciò per via delle sempre più austere politiche di bilancio imposte dai tagli alla sanità pubblica. Un problema in crescita, quello dello stress da lavoro, del quale sono tuttavia ben coscienti gli stessi direttori generali (dg) di Asl e Ospedali, i quali indicano alcune azioni considerate “strategiche” proprio per conciliare vita e lavoro. Tra queste, gli asili per i figli dei dipendenti, la flessibilità in entrata e in uscita, bus navetta e la rimodulazione del part-time a misura delle esigenze del dipendente.

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