Le cinque regole d’oro dei sindaci - QdS

Le cinque regole d’oro dei sindaci

Carlo Alberto Tregua

Le cinque regole d’oro dei sindaci

venerdì 15 Maggio 2015

Non mendicare, ma organizzare il Comune

Le amministrazioni comunali non erano abituate a fare la contabilità di competenza, obbligo che è scattato in virtù del Dlgs 126/2014 a cominciare dal primo gennaio 2015. Cosicché sono state costrette a portare a galla tutti i debiti fuori bilancio e gli altri debiti che nella contabilità per cassa (quella finanziaria) potevano essere nascosti.
Inoltre, in base al Dlgs 267/2000 (Tuel) i bilanci consuntivi dell’anno precedente devono essere approvati entro il 30 aprile, salvo deroga da parte del Governo nazionale. In caso di mancata approvazione l’amministrazione regionale ha l’obbligo di nominare un commissario ad acta per dare il via libera al documento.
La stessa legge obbliga le amministrazioni comunali a redigere il bilancio preventivo entro il 31 dicembre, ma tale termine è stato prorogato, anche nel 2015, con apposito decreto del ministero dell’Interno datato 16 marzo 2015, al 31 maggio prossimo.
È anacronistico posticipare alla fine del quinto mese dell’anno l’approvazione dei bilanci preventivi. Questo significa che l’amministrazione non ha alcuna possibilità di fare un’adeguata programmazione della propria attività valida per 12 mesi, perché potrà spendere per dodicesimi le somme con riferimento all’anno precedente.
 
C’è un vulnus nell’amministrazione comunale di qualunque livello e consiste nell’assenza del Piano aziendale anticorruzione, che comprende i segmenti di programmazione, organizzazione, gestione, controllo e l’istituzione del Nucleo investigativo anticorruzione.
Di guisa che tutte le attività della stessa sarebbero organizzate secondo procedure semplici ed efficienti, affidate a dirigenti onesti e capaci, assegnando loro obiettivi concreti e non fumosi da raggiungere nell’anno e nel seguente biennio. Ovviamente, tali dirigenti dovrebbero essere premiati se i risultati fossero conformi agli obiettivi o sanzionati qualora se ne discostino poco o tanto.
Insomma, nel Piano aziendale anticorruzione vi sono due elementi etici che non consentirebbero scostamenti dal binario principale. Essi sono la responsabilità e il merito.
È ora di finirla: parlare sempre di diritti e mai di doveri, mentre ovviamente prima vengono i doveri e poi i diritti.
 
Il Piano aziendale anticorruzione è la prima delle cinque regole d’oro del sindaco che volesse diventare virtuoso, dimostrando capacità, onestà e competenza.
La seconda riguarda la richiesta del Rating di legalità stellato, previsto dalla Legge 62/2012, seppure la stessa valga per le imprese. Tuttavia, nulla impedisce al bravo sindaco di avvalersene.
La terza regola d’oro riguarda la richiesta all’Ue dei certificati di qualità delle procedure adottate dal Comune. Siccome esse devono rispondere a caratteristiche di semplicità ed efficienza, il sindaco che le ottenesse potrebbe dimostrare di percorrere il miglior binario possibile.
La quarta regola d’oro è quella di stilare i bilanci preventivi utilizzando il metodo dei costi e fabbisogni standard, prevedendo di pagare, per tutti gli acquisti di beni e servizi, non più dei prezzi Consip o non più dei migliori prezzi che altre amministrazioni pagano, di qualunque livello.
La quinta regola d’oro avrebbe il compito di dimostrare che i bilanci preventivo e consuntivo sono veri. Per arrivare a questo risultato è necessario che la certificazione venga redatta da una società di revisione iscritta alla Consob e non da revisori nominati dallo stesso Ente. Oggi, i sindaci nominano le volpi a guardia del pollaio.

Disegnato il quadro generale di strumenti e comportamenti, osserviamo che così facendo le amministrazioni comunali conseguirebbero forti risparmi sulla spesa corrente per destinarli a investimenti. Per esempio, un elenco di eventi lungo tutto l’anno capace di attrarre turisti nazionali ed esteri con la moltiplicazione delle attività di ricezione ed un forte impulso per l’economia delle città.
I Comuni, poi, dovrebbero utilizzare al massimo Fondi europei e Fcs (Fondi di sviluppo e coesione) nonché chiedere alla Cassa depositi e prestiti finanziamenti per infrastrutture, a tasso zero, di cui ogni Ente ha estremo bisogno.
Ora, urge un cambio di mentalità dei sindaci:basta mendicare, ma organizzare il Comune come un’azienda, senza puntare al lucro, ma al servizio dei cittadini.

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