Ars, resistono i privilegi contro i cittadini - QdS

Ars, resistono i privilegi contro i cittadini

Carlo Alberto Tregua

Ars, resistono i privilegi contro i cittadini

martedì 19 Maggio 2015

Ddl Province e Ddl Tagli enti locali

L’Assemblea regionale, nel suo complesso, è un crogiolo di privilegi interni e tutela privilegi esterni.
Quelli interni, lo abbiamo scritto più volte, riguardano il trattamento economico di consiglieri, dirigenti e dipendenti; quelli esterni riguardano i parassiti.
Abbiamo più volte elencato i privilegi interni e non li ripetiamo per non annoiarvi. Tuttavia, non possiamo non segnalare che ogni consigliere dobvrebbe percepire cinquemila euro nette al mese e non tre volte tanto. I dirigenti dovrebbero avere un tetto congruo di 100 mila euro lordi anziché 240 mila e i dipendenti non oltre 50/60 mila euro, che è la retribuzione di un quadro delle imprese, che ha maggiori responsabilità.
Andrebbe poi applicato per tutti il calcolo contributivo delle pensioni, eliminando la parte retributiva pagata dai siciliani ed il tfr, cioè la liquidazione, equiparata a quella del settore privato: circa un mese per ogni anno di servizio.
Basterebbe l’adeguamento a quello che altri cittadini percepiscono, per togliere a lor signori l’appellativo di privilegiati. Se non fossero sordi.

L’Ars tutela se stessa, ma ha la pessima abitudine di tutelare i propri colleghi delle istituzioni locali e dei dipendenti locali. La finanziaria nazionale 2010 (L. 191/2009) e la legge 122/2010 hanno previsto per l’Italia il taglio del numero di consiglieri comunali, dei loro compensi e dei compensi degli assessori, a decorrere dal primo gennaio 2011.
Ma la dottoressa Caterina Chinnici, allora assessore al ramo, con la sua prima circolare dell’anno ha detto che le leggi nazionali non si applicavano in Sicilia. Sotto l’indirizzo dell’allora presidente Raffaele Lombardo, venne stabilito ancora una volta che lo statuto autonomista serviva a tutelare i privilegi, non a far crescere e sviluppare la Sicilia.
Sono passati oltre quattro anni e l’Assemblea regionale, coprendosi di vergogna, non ha approvato un articolo di poche parole con il quale le due leggi citate avrebbero avuto efficacia anche in Sicilia.
Per la verità non tutti i consiglieri fanno parte del circolo della vergogna. Per esempio, i pentastellati ne sono fuori e con essi alcuni altri di opposizione e di maggioranza.
 

Come sempre, è necessario non sparare nel mucchio. è doveroso indicare all’opinione pubblica i consiglieri-deputati che fanno l’interesse dei siciliani e quelli che fanno gli interessi dei propri accoliti.
Qualche mese fa, il Partito democratico, che in Sicilia non ha nulla del riformismo e del dinamismo di Renzi, aveva manifestato l’intenzione di approvare l’articolo unico prima indicato. Ma si è trattata di una divagazione, perché all’enunciazione non è seguita l’azione. Della serie mentite e fate promesse, tanto i cittadini sono caproni.
Questo comportamento si è manifestato ulteriormente nelle ultime sedute quando lo stesso partito ha approvato il rinvio del Ddl alla commissione, con ciò continuando a perdere tempo.
Ogni volta che si svolge una seduta, il QdS pubblica i costi del cosiddetto lavoro. Se questi soldi fossero spesi per cofinanziare i fondi europei o per investimenti, si metterebbero in moto decine di migliaia di posti di lavoro. A questo non pensano gli egoisti consiglieri-deputati. e invece ci dovrebbero pensare se avessero coscienza, famiglia (e non famigli), figli e nipoti.

Un’altra muina dell’Assemblea regionale riguarda il balletto del Ddl sulla riforma delle Province, con contestuale istituzione di consorzi e città metropolitane.
Enzo Bianco ci diceva, qualche giorno fa, che i suoi colleghi di Bologna o Firenze da tempo gestiscono le città metropolitane e lui è ancora alle prese con tutte le beghe partitocratiche che impediscono a Palermo, Catania e Messina, di diventare città metropolitane.
è ora che ai pentastellati dell’Ars si uniscano una trentina di loro colleghi per cacciare Crocetta e andare a  nuove elezioni. Sì, perché il presidente della Regione non è immune da colpe, anzi come tale ha una responsabilità primaria, che egli cerca di onorare aprendo continuamente la bocca, ma senza agire come dovrebbe.
è ora di smetterla con questi comportamenti asociali e imboccare la strada della crescita e dell’aumento dell’occupazione, in base a un principio di equità continuamente ignorato dagli irresponsabili delle istituzioni siciliane.

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