Colpevole silenzio su moralità e corruzione - QdS

Colpevole silenzio su moralità e corruzione

Carlo Alberto Tregua

Colpevole silenzio su moralità e corruzione

giovedì 21 Maggio 2015
Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica – venuto nella nostra sede di Palermo in occasione del Forum pubblicato l’11 settembre 1999 – è persona integerrima che ha scoperto in modo chiaro e netto il vaso di Pandora della corruzione, diffusa a tutti i livelli nel nostro Paese. Un tasso di corruzione che non ha eguali negli Stati membri dell’Unione europea.
La grave responsabilità è del ceto politico di questi ultimi trenta anni, diventato sempre più debole e permeabile agli stimoli più beceri della persona corrotta.
Il ceto politico non è stato più quell’esempio morale per tutta la Comunità, che di conseguenza è degradata giorno dopo giorno.

Forti sono le sue parole: “La corruzione è un fenomeno diffuso. Come se ci fosse una concezione rapinatoria della vita. L’impegno per ognuno, sarebbe di cominciare a riflettere criticamente su se stesso, ricordando  che oltre ai diritti abbiamo dei doveri e che troppo spesso si punta il dito su ciò che fanno gli altri senza accorgersi che si ha lo stesso comportamento”.
Mattarella ha parlato in modo forte e chiaro, criticando il silenzio e l’opacità dei comportamenti di chi ha responsabilità istituzionali. Silenzio e opacità che coprono la corruzione ed i comportamenti incivili di tante persone che hanno abbandonato la retta via, per percorrere quella sciagurata dei reati penali e morali.
L’altra voce, forte e chiara, che si è levata contro la corruzione è quella del Papa, il quale ha detto ai vescovi della Cei “Non abbiate alcuna timidezza se si tratta di denunciare la corruzione, lottando una diffusa mentalità che ha impoverito le persone, soprattutto i giovani e i più fragili”.
Il monito di Mattarella e Bergoglio va anche alla Classe dirigente, sottolineando che bisogna fare il bene comune senza farsi corrompere. Aggiunge Francesco “Non si può guardare dal balcone, occorre scendere in strada”. Quest’ultimo monito si riferisce anche alla Classe dirigente che è venuta meno al suo compito morale di guida con l’esempio e con i propri modi di fare.

Le Associazioni internazionali di servizio costituiscono una parte importante della Classe dirigente, comprendendone segmenti rilevanti. Hanno quindi la responsabilità di dimostrare che sono la parte migliore della Comunità. Solo così possono diventarne guida.
È strano che quando il Presidente della Repubblica e il Papa sguarciano il velo sulla corruzione, non si senta una voce forte e chiara contro di essa da parte delle AIS, come se le questione non le riguardasse e come se nei Codici etici non vi fosse scritto nulla.
Un colpevole silenzio, tenuto fino ad oggi, cui deve seguire un grido d’allarme in tutte le sedi nazionale, regionali e locali oppure si screditerà il proprio ruolo.



“Giuro sul mio onore” di:
– osservare integralmente il Codice Etico;
– svolgere esclusivamente le attività in conformità agli Scopi;
– non chiedere favori agli altri associati;
– se delegato alle Assemblee (nazionale o distrettuali), nel momento del ritiro della tessera per votare, dichiarerò che non ho fatto alcuna telefonata per chiedere il voto, né mi sono impegnato a scambiarlo con un incarico;
– scegliere liberamente, secondo scienza e coscienza, il miglior candidato per l’incarico di governatore o presidente di club.
L’impegno sul mio onore non è una semplice promessa, ma la consapevolezza che solo questo comportamento mi qualifica come vero e onesto associato, idoneo a servire.

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