Scuola, reputazione e dignità dei docenti - QdS

Scuola, reputazione e dignità dei docenti

Carlo Alberto Tregua

Scuola, reputazione e dignità dei docenti

giovedì 21 Maggio 2015

Fare carriera con merito

Matteo Renzi, nello studio di Porta a Porta, martedì 19 maggio ha chiarito alcuni principi riguardanti la Scuola, che noi scriviamo da decenni.
La Scuola è la più importante istituzione della Comunità italiana (anche di ogni altro Paese), perché è in quel luogo che si formano e si forgiano i cittadini di domani. Tanto più efficiente è l’organizzazione scolastica, tanto più bravi sono i docenti, tanto migliori saranno gli allievi che diventeranno protagonisti della vita economica e sociale.
Proprio la necessità di scoprire i talenti e aiutarli a emergere è la missione più importante della scuola, in uno a formare tutti gli alunni al più alto livello possibile. Per far questo, è indispensabile non trasmettere banali nozioni, bensì saperi, conoscenze e competenze della vita.
Se mio figlio prende un pessimo voto, in condotta o in una materia, non debbo protestare con il professore, ma punire mio figlio, perché gli devo insegnare ad avere rispetto dei propri insegnanti. Quei maestri che lo conducono, in un arco di 13 anni, alla maturità e alla maturazione, ha continuato Renzi.

Dall’altra parte, i docenti devono essere consapevoli della responsabilità che hanno e, quindi, operare in due direzioni: studiare e aggiornarsi continuamente, per essere coevi ai tempi; educare i discenti formandoli come cittadini che sappiano comportarsi adeguatamente, secondo i doveri civici e personali cui vanno subordinati i diritti.
I docenti hanno perso dignità e reputazione dal malaugurato ‘68, quando una sinistra ideologica e asociale ha imposto il 18 o il 6 politico: un comportamento che ha creato montagne di asini e di gente abituata ad aprire la bocca soltanto per fare uscire il fiato. Tutti costoro hanno messo in soffitta, all’epoca, i principi etici di equità, responsabilità e merito.
La riforma della Scuola, da poco approvata dalla Camera, che ora passa al Senato, ha cominciato a inserire questi valori, ma essa è molto timida perché non è andata in profondità intervenendo nel contratto di lavoro, con l’eliminazione degli scatti di anzianità e il parallelo inserimento di aumenti subordinati ai risultati.
 

Tali risultati, ovviamente, derivano dal miglior livello della qualità d’insegnamento e, quindi, dal miglior livello complessivo degli alunni.
Soltanto inserendo meccanismi meritocratici il corpo docente può riacquistare reputazione e dignità che erano propri ante ‘68. Ed è proprio in questa direzione che, timidamente, va la riforma.
Il ruolo del sindacato in questa inversione di tendenza è fondamentale. Ma un sindacato intelligente, che si ricordi di essere un importante interlocutore sociale al servizio degli interessi generali, cui vanno subordinati gli interessi categoriali.
Di questo sindacato c’è bisogno, non di quello corporativo che ha livellato verso il basso reputazione e dignità dei docenti: tutti uguali, nessuno migliore dell’altro. Un comportamento sbagliato perché in natura i più bravi vanno avanti, mentre i peggiori (non i più deboli) vanno indietro.

Avere trasformato la Scuola in un ammortizzatore sociale è stato un gravissimo errore del un ceto politico che, dal ‘68 in avanti, ha fatto decadere la più importante istituzione dello Stato. L’inversione di tendenza è obbligatoria nella fase storica in cui vi è una competizione mondiale fra i cittadini che sanno e quelli che restano ignoranti per propria ignavia o per responsabilità di chi dovrebbe loro insegnare ad avere idonei comportamenti, per far crescere nel suo complesso la Comunità.
Singapore, in cinquant’anni, da un’isola sottosviluppata si è trasformata nella seconda economia mondiale per Pil pro capite. Il suo padre fondatore e Primo ministro, dal 1959 al 1990, Lee Kuan Yew, all’inizio della rinascita ha inserito la scoperta e il supporto dei talenti, a cominciare da dieci anni fino ai master. Essi sono stati inseriti nella Pubblica amministrazione, diventata il polo trainante di quello sviluppo rapidissimo, che ha avuto la sua carta vincente proprio nell’alto livello di istruzione.
Qui, occorre pagare di più i docenti bravi e meno gli infingardi e gli incapaci. Docenti che siano stati validati in origine dal concorso di cui all’art. 97 della Costituzione.

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