Quel pasticciaccio di Reverse e Split - QdS

Quel pasticciaccio di Reverse e Split

Carlo Alberto Tregua

Quel pasticciaccio di Reverse e Split

martedì 26 Maggio 2015

Inutile artifizio contabile del Bilancio

La legge di stabilità (L. 190/14) ha accorciato la filiera del pagamento dell’Iva relativamente a due grandi famiglie di clienti: la Grande distribuzione organizzata (Gdo) e la Pubblica amministrazione (Pa). Si è trattato di un artifizio contabile volto a saltare un passaggio.
Come funzionava il pagamento dell’Iva? I clienti pagano le fatture compresa l’Iva al fornitore, il fornitore compensa l’Iva delle fatture di vendita con quella sulle fatture di acquisto e versa la differenza allo Stato.
L’invenzione del Reverse charge stabilisce che la Gdo paghi i beni e i servizi ai fornitori e l’Iva direttamente allo Stato. Lo Split payment adotta lo stesso meccanismo secondo il quale la Pubblica amministrazione paga l’ammontare dei beni e servizi ai fornitori e l’Iva direttamente allo Stato.
L’importo dell’Iva è sempre lo stesso. Non è che saltando un passaggio varia. Non si capisce perché i geni, che formano il Bilancio dello Stato, hanno previsto che la modifica della filiera del pagamento dell’Iva comportava un maggior introito per 725 milioni dal Reverse charge ed un altro introito di oltre un miliardo per lo Split payment.

Ora, è noto che in materia di Iva, l’Unione europea ha potestà assoluta, per cui nessuno Stato membro può modificare nulla se non ne riceve l’approvazione. Il Governo, nella legge di stabilità, è stato prudente per quanto riguarda la modifica del percorso dell’Iva della Gdo e ha subordinato l’entrata in vigore dopo l’approvazione dell’Ue. Ma, intanto, ha messo a bilancio fra le entrate 728 milioni. Non avrebbe dovuto farlo e oggi non si troverebbe con questo buco.
La motivazione del Governo è che saltare un passaggio farebbe recuperare evasione. Ma è una motivazione risibile. Vorremmo vedere come i supermercati possano vendere in nero dal momento che l’organizzazione prevede che tutta la merce viene regolarmente scontrinata, con i registratori di cassa azionati da decine di migliaia di dipendenti. Non potendo evadere a valle, non si può evadere a monte.
Dal che si deduce che 728 milioni messi fra le entrate costituiscono una posta del tutto fasulla, che poteva al massimo rientrare nella lotta di contrasto generale all’evasione fiscale.
 

Il Governo è stato, invece, imprudente sullo Split payment perché esso è entrato in vigore il primo gennaio scorso. Col che ha costretto le imprese a spendere cifre rilevanti per adattare i software contabili e la formazione del personale amministrativo, ma, ancora più grave, ha creato un definanziamento alle imprese che in questi cinque mesi si trovano a credito di Iva non ricevendo quella a valle sulle fatture di vendita.
Vero è che la legge ha previsto che l’Iva a credito possa essere richiesta all’Agenzia delle Entrate nel trimestre successivo, ma è anche vero che essa, come altre branche della Pubblica amministrazione, non è in condizione di evadere le richieste in tempi brevi, anche perché avrebbe l’obbligo di controllare la regolarità del comportamento delle imprese.
Teoricamente dovrebbe verificare, trimestre per trimestre, impresa dopo impresa, se la richiesta di liquidazione del credito per Iva sia giustificata ovvero nasconda evasione.
Da quanto precede si comprende il pasticciaccio inserito nella legge di stabilità con le due gambe, di cui una (Reverse charge) è stata azzoppata dall’Ue.

Che nel meccanismo dell’Iva ci sia una forte evasione, è evidente, ma essa andava contrastata obbligando le imprese a inviare in tempo reale e contestualmente copia delle fatture emesse all’Agenzia delle Entrate e, parallelamente, copia degli scontrini emessi alla stessa Agenzia delle Entrate.
Lo scriviamo da dieci anni, ma solo ora i geni ne cominciano a parlare, mentre ancora questo meccanismo non è entrato in vigore.
Fra poco si attende la seconda decisione dell’Ue sullo Split payment, quello sulla Pa. Verosimilmente ed in analogia con la prima, anche questo perverso meccanismo sarà bocciato. Se così accadrà, verrà ulteriormente dimostrata l’incapacità di una burocrazia a trovare soluzioni efficaci nella lotta contro l’evasione, non ricorrendo ad inutili artifizi che hanno solo come ulteriore risultato aggravi per le imprese, che invece dovrebbero essere scaricate da oppressivi adempimenti e da un carico fiscale divenuto insopportabile.

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