Il flop delle cooperative agroalimentari - QdS

Il flop delle cooperative agroalimentari

Serena Giovanna Grasso

Il flop delle cooperative agroalimentari

venerdì 29 Maggio 2015

Osservatorio della cooperazione agricola italiana: in Sicilia ben il 15% delle aziende, ma producono solo il 2% del fatturato nazionale. Al Sud ogni impresa fattura mediamente 1,8 mln di euro all’anno, al Nord 12,7 mln di euro

PALERMO – Ligi alla tradizione, noi siciliani non riusciamo a rinunciare alla consueta etichetta di arretramento che ormai da troppi decenni ci contraddistingue. Arretramento in ogni ambito, soprattutto economico ed imprenditoriale. Assai ridotta è l’incidenza imprenditoriale, se non fosse altro per le industrie di raffinazione del petrolio. La nostra è un’economia che si basa prevalentemente sul settore agricolo, ma neppure in quest’ambito riusciamo a valorizzare al massimo quel che il territorio ha da offrirci. Tanto nella tradizionale forma imprenditoriale, quanto in ambito cooperativistico.
In Sicilia è proprio quest’ultima forma organizzativa che, adeguatamente sfruttata, consentirebbe una maggiore crescita economica, nonostante la consistente presenza producA fatturati minimi. Già nella classifica delle prime venticinque cooperative per maggior fatturato a livello nazionale, curata dall’Osservatorio della cooperazione agricola italiana, grazie ai registri messi a disposizione dalle quattro principali organizzazioni nazionali di rappresentanza attive nel settore (Agci – agrital, Fedagri – confcooperative, Legacoop agroalimentare e Unicoop), non ne scorgiamo neppure una siciliana: si contano ben quindici unità emiliane, due venete, quattro lombarde, due trentine e due marchigiane.
Questa prima semplice classificazione la dice abbastanza lunga sullo scenario complessivo della produttività. Infatti, nell’Isola è locato il 15% delle cooperative agroalimentari italiane, esattamente 758, ovvero il numero più elevato a livello nazionale.
Purtroppo ad una tanto radicata presenza non corrisponde un’equivalente produttività: infatti, soltanto il 2% del fatturato nel settore viene prodotto in Sicilia; medesima percentuale registrata da regioni come Friuli Venezia Giulia o Valle d’Aosta, la cui incidenza percentuale di imprese cooperative agroalimentari è inferiore al 5%.
Dall’altra parte della classifica scorgiamo l’Emilia Romagna, regione che con il 14% delle cooperative nazionali è capace di produrre ben il 37% del fatturato italiano. Meritevole di considerazione anche il Veneto, regione che nonostante l’esigua presenza di cooperative (321) è capace di produrre ben il 18% del fatturato nazionale. Solo in minima parte le differenze rilevate possono essere ricondotte al fatto che nel Nord Italia è localizzata la sede legale di alcune cooperative, anche di elevate dimensioni, e che il relativo bacino di approvvigionamento delle materie prime come pure la distribuzione geografica degli stabilimenti possono essere più ampi e fare riferimento ad altre regioni.
Ma la Sicilia non va da sola. Infatti, più in generale, è tutto il Mezzogiorno a rilevare gravissime carenze. Infatti, le cooperative agroalimentari compensano l’assenza di industrie producendo solo l’11% del fatturato nazionale, contro l’82% del Settentrione ed infine il 7% del Centro. Queste differenze diventano più evidenti se si osservano i valori medi di fatturato rilevati dalle singole cooperative per circoscrizione territoriale. Mentre nel Mezzogiorno un’impresa impiega mediamente 10,6 addetti e fattura 1,8 milioni di euro all’anno, al Settentrione gli addetti rilevano un più che raddoppiamento (25,7) e il fatturato si settuplica (12,7 milioni di euro per anno).
 

 
Il mezzogiorno rileva quasi un’adesione su due
 
La cooperativa è di proprietà, viene controllata e destina i propri benefici a favore dei soggetti ai quali offre i propri servizi , ovvero i soci, piuttosto che a chi apporta il capitale.
In agricoltura i soci-imprenditori agricoli possono godere di condizioni migliori rispetto a quelle riscontrabili ordinariamente sul mercato nella vendita delle materie agricole prodotte di cui la cooperativa si approvvigiona (cooperative di conferimento) e nell’acquisto di input e servizi impiegati nel ciclo produttivo agricolo (cooperative di utenza); accanto a queste operano anche cooperative di lavoro, in cui i soci forniscono direttamente la manodopera usufruendo di migliori condizioni di lavoro. Il dato relativo alle adesioni da parte dei soci si presenta in linea con la distribuzione territoriale delle imprese.
Infatti, proprio al Sud e nelle Isole si conta quasi un’adesione su due (49%) e le dimensioni medie per cooperativa raggiungono le 194 adesioni. Mentre al Nord si concentra il 34% delle adesioni e al Centro il 17%.

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