Prevenzione sismica: in Sicilia senza Piani 200 Comuni su 390 - QdS

Prevenzione sismica: in Sicilia senza Piani 200 Comuni su 390

Chiara Borzi

Prevenzione sismica: in Sicilia senza Piani 200 Comuni su 390

sabato 30 Maggio 2015

Emergenza e rischio, dati Istat: da noi si registra uno dei numeri di assenza più alti nel Mezzogiorno. Ottimi i risultati per la Puglia, dove sono ben 242 i comuni attrezzati su 258

ROMA – Le modifiche imprevedibili che il cambiamento climatico ha messo in atto anche nel nostro territorio regionale richiedono un risveglio d’attenzione da parte delle varie amministrazione locali, chiamate ad intervenire realizzando piani di rischio e di prevenzione.
 
L’adozione di questi strumenti dovrebbe essere considerata fondamentale, ma in Sicilia non lo è. I comuni sembrano defilarsi da questo compito quasi dimenticando che un’attività di sensibilizzazione è importante anche a dare consapevolezza alla popolazione siciliana in caso di calamità naturale.
La Sicilia sembra un territorio sconosciuto a chi lo governa, almeno secondo quanto emerge dai dati diffusi da Istat sulla promozione e l’adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi. Stando ai dati forniti, sono esattamente 200 i comuni che in regione non hanno un piano di emergenza per il rischio. Il dato è particolarmente allarmante se si considerano i totali 390 comuni da noi esistenti (dato Censimento 2011).
 
In un paragone con il Mezzogiorno l’Isola fa registrare il numero di assenza più alto, lo stesso vale nel confronto con il Nord. In Calabria i comuni sprovvisti di piano di emergenza sono 190 su 409, in Puglia appena 16 su 258. In Lombardia – invece – su 1.544 comuni solo 334 non hanno un programma. Da primato il risultato diffuso da Istat per le regione di Abruzzo, Marche, Umbria e Friuli Venezia-Giulia: in questi territori, dove sono rispettivamente presenti, 305 comuni, 239 comuni, 92 comuni e 218 comuni, il numero di amministrazioni sprovviste di piano sono appena sei, tre, una e zero.
I comuni italiani sono chiamati a dotarsi di diversi tipi di piani. Nella sua ricerca Istat ha rilevato il numero di amministrazioni che hanno disposto almeno un progetto di emergenza per il rischio sismico. Al 2014 rispondono a questa esigenza 145 amministrazioni siciliane su 390, un numero ancora una volta negativo e che rimane tale anche se allargato ad un nuovo confronto con le altre regioni del Sud. La Puglia è leader al Sud con 221 comuni attrezzati su 258, la Calabria ne fa registrare invece 112 su 409. Fanno molto bene in questo frangente i comuni del Nord Italia. In Piemonte su 1.206 comuni presenti 1.104 hanno almeno un piano contro il rischio sismico, in Lombardia su 1.544 lo hanno in 1.184. 
Accanto ai piani di prevenzione al rischio sismico, alcuni comuni italiani si sono dotati anche di studi di microzonizzazione sismica di vario livello. Quest’ultima attività consiste in uno studio del sottosuolo fatta alla scopo di analizzare le caratteristiche del movimento sismico. In Sicilia i comuni in possesso di questo ulteriore strumento sono appena 45 su 390. Un numero irrisorio, drammatico se rispecchia l’importanza che la prevenzione al rischio sismico ha nella nostra terra. La microzonizzazione unita al piano contro il rischio sismico è in realtà un tabù per tutti i comuni d’Italia. In Puglia hanno provveduto a realizzare entrambi gli interventi appena quattro comuni, in Umbria sei, in Lombardia quattro. A fronte di questi numeri Friuli Venezia-Giulia, Emilia-Romagna e Sicilia emergono addirittura come territori meglio organizzati, con 62, 50 e i già citati 45 comuni attrezzati.
Appena un mese fa il Quotidiano di Sicilia ha messo in risalto un appello dei geologi siciliani, che in una nota hanno fatto presente il mancato impiego di 51 milioni di euro per il risanamento degli edifici pubblici e privati soprattutto nella porzione che riguarda la microzonizzazione e la mitigazione del rischio sismico. Nulla è cambiato d’allora, la prevenzione in Sicilia continua a latitare.
 


Analisi condizioni di emergenza: in Italia solo 724 comuni su 8.902
 
ROMA – Altro elemento che in Italia viene bypassato è l’analisi delle condizioni limite per l’emergenza (Cle). Essa interessa le città, ed in particolare la capacità che quest’ultime hanno di rimanere in funzione a seguito di un evento sismico. Come evidenziato nel sito della Protezione Civile: “L’analisi della Cle non può prescindere dal piano di emergenza o di protezione civile ed è un’attività che serve per verificare le scelte contenute nel piano”.
Secondo quanto evidenziato, l’analisi della Cle viene condotta in concomitanza agli studi di microzonazione sismica e si esegue pertanto a livello comunale, anche se è possibile effettuarla anche a livello intercomunale. In Italia i comuni che hanno però un piano di emergenza e hanno effettuato un’analisi delle condizioni limite sono appena 724 su 8.902. Un dato negativo e confortato da un unico caso parsimonioso che documenteremo. Sono anche i 161 i comuni d’Abruzzo dotati di entrambi gli strumenti (su 305 esistenti) a far capire come il Paese sia lontano dagli standard di prevenzione. Nessun dato è rilevato per Sicilia, Sardegna, Friuli e Valle d’Aosta, ma Istat non spiega se l’assenza indichi la non presenza di un piano e di un’analisi, piuttosto che una rilevazione non effettuata.

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