Sport, le cattive abitudini dei siciliani - QdS

Sport, le cattive abitudini dei siciliani

Serena Giovanna Grasso

Sport, le cattive abitudini dei siciliani

martedì 09 Giugno 2015

Istat: nell’Isola il 23% della popolazione pratica con regolarità sport, il 60% conduce una vita sedentaria. Al di qua dello Stretto la metà dei residenti ha problemi con il peso

PALERMO – Migliora la qualità della vita, impedisce la degenerazione dei muscoli, delle articolazioni e delle strutture organiche, permette di sviluppare valori importanti come lo spirito di gruppo,  la solidarietà, la tolleranza e la correttezza, consente il consolidamento dei rapporti sociali. Questi solamente alcuni dei benefici apportati ai soggetti che praticano regolarmente attività fisica. Ciononostante, si tratta ancora di un’esigua minoranza. A livello nazionale, l’Istat ha quantificato nel 31,6% della popolazione la quota di soggetti con più di tre anni che praticano almeno uno sport in modo continuato; nel 28,2% la quota di italiani che pur non praticando alcuno sport svolge attività fisica ed infine nel ben 39,9% della popolazione i sedentari. Dunque, ben due italiani su cinque non praticano sport né svolgono alcuna forma di attività fisica.
A render ancora peggiore il quadro delineato, sono le marcate differenze territoriali. La regolare pratica di attività fisica è un elemento culturale – salutare non ancora perfettamente inserito lungo tutto il tessuto sociale, in particolar modo nell’Italia meridionale ed insulare. Si badi bene dal considerare che, rispetto al 31,6% dei regolari praticanti di attività sportiva rilevati a livello nazionale, nel Mezzogiorno solo il 23,3% della popolazione pratica sport nel tempo libero, ben l’8% in meno rispetto al dato medio nazionale. L’Isola conferma il trend meridionale con il 23,4% dei siciliani praticanti regolarmente sport, esattamente la quart’ultima regione per quota di adesioni alla pratica. Per non parlar poi della quota dei sedentari che proprio in Sicilia schizza al 60,8%.
Se certamente le differenze economiche che caratterizzano lo Stivale, acuite dalla crisi, determinano una minore partecipazione all’attività sportiva, d’altra parte è inevitabile non rilevare come importanti carenze strutturali precludono la pratica di regolare attività fisica. Infatti, secondo quanto emerge dal rapporto “L’A Bi Ci della ciclabilità” pubblicato lo scorso 29 aprile da Legambiente, tutte le province siciliane si collocano agli ultimi posti per diffusione di piste ciclabili e per estensione della superficie pedonalizzata.
 
Precisamente, è Ragusa la provincia con i “migliori” risultati per la Sicilia: infatti, si colloca solo al settantasettesimo posto sul totale delle 103 province per presenza di piste ciclabili (1,32 metri equivalenti di piste ciclabili ogni 100 abitanti) e ben al diciassettesimo posto per estensione della superficie stradale pedonalizzata (0,53 metri quadrati ad abitante).
 
D’altra parte, ritroviamo Caltanissetta, Enna, Siracusa ed Agrigento, province in cui sono quasi sconosciute le piste ciclabili, così come anche le isole pedonali. Non va meglio a Catania, dove si rilevano appena 0,22 metri equivalenti di piste ciclabili ogni 100 abitanti e 0,06 metri quadrati di superficie stradale pedonalizzata per abitante. Al fine di dare contezza della scarsità strutturale appena evidenziata, è opportuno fare un confronto con Reggio Emilia, la provincia italiana con la maggiore estensione di piste ciclabili (39,03 metri equivalenti di piste ciclabili ogni 100 abitanti), o con Venezia, la provincia italiana con la più ampia estensione di superficie stradale pedonalizzata (5,05 metri quadrati ad abitante).
A tutto ciò è necessario aggiungere la mancanza di disponibilità di servizi di bike sharing in ogni singola provincia siciliana. Si tratta dunque di fattori che minano gravemente l’accesso dei cittadini alla buona e sana pratica di attività fisica. Tutto a discapito della salute. Infatti, la sedentarietà va a braccetto con il sovrappeso e l’obesità: per l’appunto, ben il 49,3% dei siciliani è almeno in sovrappeso, contro il 40,7% dei settentrionali. Un male che affligge indiscriminatamente tutte le età: infatti, secondo quanto riferito da Okkio alla salute, la Sicilia è la settima regione per numero di bambini in sovrappeso o obesi, con il 24,1% della popolazione scolastica in sovrappeso e il 13,4% obesa. L’Isola segue solo ad altre regioni meridionali, ossia Campania, Puglia, Molise, Abruzzo, Basilicata e Calabria.
Concludiamo ribadendo l’incisività dei fattori esaminati in questa sede sulla conduzione di una vita sana e lunga, tanto che la Sicilia è la seconda regione in Italia in cui si vive meno, subito dopo la Campania (78,8 anni per gli uomini e 83,3 anni per le donne).

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