Innovazione, scatta l’ora buona per le Pmi - QdS

Innovazione, scatta l’ora buona per le Pmi

Rosario Battiato

Innovazione, scatta l’ora buona per le Pmi

giovedì 18 Giugno 2015

Online il portale delle Camere di commercio per accedere al registro nazionale. Agevolazioni e incentivi fiscali: tutte le regole per iscriversi

PALERMO – Innovare a ogni costo per sopravvivere sul mercato. Dopo le startup anche le piccole e medie aziende avranno il loro registro “innovativo” per poter accedere al regime di agevolazioni e incentivi fiscali introdotti dalla recente Investment Compact (decreto-legge 24 gennaio 2015 n.3, convertito con legge 24 marzo 2015 n. 33).
A detenere la gestione del registro, una condizione essenziale per poter accedere ai vantaggi, sono le Camere di Commercio che proprio martedì scorso, come comunicato dal ministero dello Sviluppo economico, hanno attivato il nuovo portale online.
Sono ben otto i passaggi richiesti per verificare i requisiti che possono permettere a un’azienda di accedere al registro delle pmi innovative. Il test è semplice e può essere realizzato sul sito ufficiale (pminnovative.registroimprese.it).
Il primo punto comprende l’esistenza della sede produttiva in Italia, seguono la richiesta delle azioni “non quotate su un mercato regolamentato”, la presenza di un bilancio certificato e consegnato al registro imprese, un fatturato annuo che non superi i 50 milioni di euro oppure il totale di bilancio annuo che non superi i 43 milioni di euro, un organico inferiore a 250 unità. Ovviamente l’azienda non dovrà essere iscritta alla sezione speciale del registro imprese per startup innovative e incubatori certificati.
Un passaggio obbligato da verificare è il capitolo che riguarda gli investimenti in ricerca e sviluppo. Ci sono tre requisiti per superare questo punto e almeno due su tre di questi sono indispensabili. Il primo richiede che le spese in ricerca, sviluppo e innovazione siano uguali o superiori al 3% della maggiore entità fra costo e valore totale della produzione della Pmi innovativa.
 
Il secondo requisito pretende l’impiego di almeno un terzo della forza lavoro complessiva come dipendenti o collaboratori di personale in possesso di un titolo di dottorato di ricerca o che sta svolgendo un dottorato di ricerca in un’università italiana o straniera, oppure in possesso di laurea e che abbia svolto attività di ricerca certificata presso istituti di ricerca pubblici o privati.
 
L’ultima richiesta è che l’azienda sia titolare, depositaria o licenziataria, di almeno una privativa industriale relativa a una invenzione industriale, biotecnologica, a una topografia di prodotto a seminconduttori o a una nuova varietà vegetale.
Diversi i vantaggi previsti. Dalle regole flessibili per la gestione societaria alla possibilità di ricorrere ai piani di incentivazione in equity soggetti a una disciplina fiscale di favore per la remunerazione di dipendenti e consulenti alla possibilità di effettuare campagne di equity crowdfunding per la raccolta di capitali fino alle facilitazioni nell’accesso al credito bancario e gli incentivi fiscali all’investimento (detrazione Irpef del 19% se provenienti da persone fisiche).
Inoltre è previsto l’accesso semplificato, gratuito e diretto all’intervento del fondo centrale di garanzia e il sostegno nel processo di internazionalizzazione. Attualmente le pmi innovative registrate sono soltanto 4 (Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Puglia).
“La policy a favore delle Pmi innovative rappresenta la logica evoluzione del percorso di riforma avviato a fine 2012 con il varo della normativa sulle startup innovative”. A parlare è Stefano Firpo, direttore generale per la Politica industriale, la Competitività e le Pmi, che sottolinea come “una volta superata la fase di startup, è necessario che le imprese innovative trovino le condizioni abilitanti per crescere, rafforzarsi e affacciarsi sui mercati internazionali”.

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