Medici ospedalieri: come fare sindacato di categoria, oggi - QdS

Medici ospedalieri: come fare sindacato di categoria, oggi

Giuseppe Riccardo Spampinato

Medici ospedalieri: come fare sindacato di categoria, oggi

giovedì 18 Giugno 2015

L’intervento del segretario regionale Cimo sulla professione e la qualità del servizio

Per fare sindacato ci vogliono i sindacalisti. E’ sindacalista vero colui il quale sente l’obbligo morale di rappresentare e servire la categoria cui appartiene, non i propri interessi, personali e familiari, o le ambizioni politiche. Ci vuole, poi, una legislazione del lavoro che consenta alle rappresentanze collettive di esercitare un ruolo effettivo, non solo di facciata, attraverso un confronto franco, ma costruttivo, tra le Parti.
 
Le due ultime riforme del pubblico impiego (d.lgs. 29/93; d.lgs. 150/2009) sono state invece animate da spirito antisindacale, addirittura da velleità autoritarie come quella di Brunetta, ma riusciamo a superarci anche a sinistra, l’insofferenza di chi ci governa verso il confronto con le parti sociali ipotizza che la rappresentatività sindacale sia UNICA, ovviamente fidando sul fatto che sia più facile favorire il dialogo se ci si confronta e si accontenta il sindacato one voice. Ma non abbiamo scoperto nulla, c’è chi l’aveva fatto circa 80 anni or sono.
 
Come conseguenza, negli ultimi 25 anni per ben 9 anni (36% del periodo) i rinnovi contrattuali del pubblico impiego sono stati bloccati con legge e nell’89% dello stesso arco di tempo i medici dipendenti/dirigenti hanno lavorato, sofferto, rischiato in regime di prorogatio rispetto al contratto precedente, ampiamente scaduto, elargendoci misericordiosi la solita prebenda dell’indennità di vacanza contrattuale. Ma sarà poi costituzionalmente corretto?
 
Nemmeno si è voluto approfittare di questi anni di forzato blocco contrattuale sul piano economico per mettere mano alla riforma della parte normativa del CCNL, avuto riguardo a temi scottanti quali la progressione di carriera,la responsabilità civile e penale,l’atto medico,la libera professione. Ma aldilà degli aspetti contrattuali sono poi necessari, specie in un servizio essenziale come la Sanità Pubblica, dotazioni sufficienti di personale  specializzato, laureato e non, nonché strutture ed attrezzature moderne, adeguate, efficienti.
 
Ed invece si è intervenuti con il blocco del turn-over, chiudendo servizi e con la lesina dei finanziamenti, specie in conto capitale. In Sicilia poi abbiamo un grande gioco di prestigio: si chiama Piano di Rientro e scompare quando si devono tessere le lodi del politico di turno che dichiara “Siamo stati bravi ne siamo usciti, ma che dico di più siamo diventati un modello da seguire per le altre regioni d’Italia” e riappare  tristemente quando si chiedono i fondi necessari per nuove assunzioni, rimodulazioni della rete assistenziale, strutture d’eccellenza sempre carenti nella nostra regione, semmai affidate a esportatori di Know How.
 
Restiamo anche in questo periferia del Regno dove i Conti possono diventare Principi. Insomma non  sono previsti finanziamenti aggiuntivi rispetto al 2011 per il Servizio Sanitario Regionale. Si sono inoltre gravati i pubblici dipendenti di una enormità di compiti burocratici, distraendoli dalle specifiche competenze professionali; si è abusato dei rapporti di lavoro precari; si son dovuti cedere diritti consolidati sul piano economico e normativo, pur di ottenere un posto di lavoro, eccetera.
 
Anche la libera professione, è stata dipinta (specie dall’ex Ministro Bindi) come un tumore maligno, anziché una appendice virtuosa di professionalità e dedizione da offrire anche fuori  dalle strutture sanitarie pubbliche, una fonte di risorse economiche de reinvestire, a proposito che fine fa il prelievo del 5% sulla libera professione che le Aziende Sanitarie dovrebbero impegnare per l’abbattimento delle liste d’attesa. Chiederlo è lecito,non rispondere è solo scortesia? Per invertire le tendenze evidenziate occorrono: politiche nazionali lungimiranti per sviluppo ed occupazione, specie giovanile e  risorse adeguate da reperire attraverso una lotta seria contro evasione, corruzione, sprechi e privilegi.
 
In particolare in Sanità: Meno appalti edilizi per strutture inutilizzate,meno acquisti di tecnologia ad alto costo senza il personale che possa usarlo, meno ospedali fatiscenti mai chiusi per convenienze politiche, meno politica in sanità più politica sanitaria.
 
Nonostante le difficoltà elencate, chi ha la vocazione del sindacalista non solo può, ma deve farlo, con onestà e fino in fondo, condizioni necessarie per riuscire nel compito di garantire dignità e prospettive di lavoro accettabili ai medici rappresentati e sicurezza ai pazienti.
 
Giuseppe Riccardo Spampinato
Segretario Regionale CIMO – Sicilia

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