Fotovoltaico: rispetto al 2014 si registra una notevole flessione - QdS

Fotovoltaico: rispetto al 2014 si registra una notevole flessione

Gaetano Piccione

Fotovoltaico: rispetto al 2014 si registra una notevole flessione

martedì 23 Giugno 2015

I risultati nell’elaborazione dei dati Gaudì dei primi quattro mesi del 2015 da parte di Anie Rinnovabili. Mario Pagliaro (Cnr): “Numeri sottostimati per ritardato aggiornamento”

PALERMO – “Il fotovoltaico italiano nel primo quadrimestre del 2015 registra una significativa inversione di tendenza rispetto al 2014”. A dirlo è Anie Rinnovabili, associazione delle imprese costruttrici di componenti e impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, che ha rielaborato i dati Gaudì dei primi quattro mesi del 2015. Stando all’analisi, la potenza totale connessa è di 78,11 MW, la metà rispetto al 2014.
 
Le regioni più attive in termini di potenza connessa sono Lombardia (11,91 MW installati), Emilia Romagna (11,60 MW) e Veneto (10,04 MW). Ultime  Basilicata (0,33 MW), Molise (0,40 MW) e Valle D’Aosta (0,14 MW).
“Se il trend non migliorerà dobbiamo riconoscere che il mercato si attesterà sui 250 MW, valore ben lontano dai 500 MW previsti e dai 400 MW circa connessi nel 2014. Un dato veramente troppo contenuto anche per chiamarsi mercato”, commenta il vicepresidente di Anie Rinnovabili, Alberto Pinori.
Per capire meglio cosa sta succedendo al settore del fotovoltaico, abbiamo rivolto alcune domande a Mario Pagliaro, chimico di fama mondiale e  ricercatore del Cnr di Palermo, attivo  nel Polo solare della Sicilia.
L’Anie ha messo in evidenza la flessione del fotovoltaico analizzando i dati Gaudì. Può spiegarci l’importanza di questi dati per l’andamento del mercato?
“Il dato, 78 MW connessi nei primi 4 mesi dell’anno di cui oltre 5 MW in Sicilia, è largamente sottostimato a causa dei ritardi nell’aggiornamento del portale. è interessante invece notare che la gran parte degli impianti censiti sono sul tetto: ben 31 MW sui tetti delle abitazioni (impianti fino a 6 kW), e 16 MW sui tetti delle aziende (fra 20 e 200 kW). E questo nonostante tutte le difficoltà burocratiche che gli Enti locali continuano a frapporre alla solarizzazione dei tetti”.
In che posizione si colloca l’Italia come produzione e consumo di fotovoltaico? E la Sicilia?
“L’Italia è di gran lunga il primo Paese al mondo quanto a produzione di elettricità fotovoltaica in relazione al totale. Un dato per tutti: da gennaio a maggio di quest’anno, ovvero nel periodo meno soleggiato e quest’anno particolarmente piovoso, il fotovoltaico italiano ha sfiorato l’8% del fabbisogno elettrico nazionale. In Sicilia quest’anno supereremo il 10% della produzione elettrica, ben oltre i 2 miliardi di kWh”.
Il fotovoltaico, sempre più diffuso, ha certamente un effetto benefico sulle bollette. Ma è possibile che diventi, in un futuro non troppo lontano, una forma di reddito per le famiglie?
“Lo è già per le oltre 30mila famiglie siciliane che lo hanno installato. Lo diviene facilmente per chiunque scelga di acquistare un impianto, specie oggi che il costo di un impianto familiare non supera i 4mila euro. I consumi di una famiglia avvengono per il 50-70% di sera. Per questo consigliamo di acquistare direttamente l’impianto fotovoltaico con l’inverter con le batterie integrate. Costa di più: ma quando la famiglia rientra a casa, utilizza l’energia prodotta e accumulata durante il giorno. La bolletta praticamente si azzera. Per sempre”.

In che misura incide l’etica con l’economia, e quando diventa indispensabile assecondare la prima a discapito della seconda?

“Nel 2015, pressoché mai. Non c’è alcun conflitto fra sviluppo economico e tutela dell’ambiente o della salute. Quasi sempre, quando questo conflitto si manifesta, è dovuto a mancata conoscenza: tanto delle soluzioni tecnologiche, che di quelle manageriali, per fare sviluppo non solo tutelando, ma addirittura risanando l’ambiente. Le faccio un esempio. Cementifici e acciaierie per avere elettricità a basso costo utilizzavano combustibili altamente inquinanti come il carbone o addirittura il pet-coke. Ma ora che le rinnovabili hanno fatto crollare il costo del kWh a pochi centesimi di euro, utilizzando l’elettricità pulita le aziende risolvono il problema ambientale, si garantiscono i margini economici e fanno pace con le popolazioni intorno ai siti produttivi. Sta a noi accademici e ricercatori spiegargli come fare”.

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