Cantieri chiusi, investimenti bloccati - QdS

Cantieri chiusi, investimenti bloccati

Carlo Alberto Tregua

Cantieri chiusi, investimenti bloccati

martedì 23 Giugno 2015

392 mila disoccupati, al 23%

I ceti politico e burocratico siciliani, concentrati nella Regione ma presenti nei 390 Comuni, oltre che in una miriade di Enti pubblici, non stanno dimostrando alcuna dignità, che dovrebbe costituire la certificazione dei propri comportamenti.
Non abbiamo sentito una sola parola, né di giustificazione e neanche di prospettiva, sulla drammatica situazione della disoccupazione in Sicilia, giunta al 23% (dieci punti in più della media nazionale), con 392 mila disoccupati, aumentati nell’ultimo trimestre di ben 13 mila unità (Istat).
Vi è da aggiungere il dato drammatico relativo ai siciliani poveri, che hanno raggiunto la soglia del milione.
Com’è possibile che continui il silenzio sullo scenario prima descritto? Com’è possibile che presidente della Regione e consiglieri-deputati regionali non muovano un dito per fronteggiare questa situazione?
Intanto, loro continuano a percepire puntualmente ricchi emolumenti, mentre fanno penare i fornitori pagando con sistematico ritardo quanto loro dovuto.

Ancora una volta, i privilegiati se ne infischiano dei siciliani, badano a loro stessi con un egoismo che non ha confronti, pensano ai famigli e a tutti coloro che gli ruotano attorno, volendo ignorare colpevolmente quanto accade fuori dalle mura dei Palazzi.
E per nascondere i loro nefandi comportamenti tengono i siti web di ogni branca dell’amministrazione e di ogni Ente opachi, incompleti, non aggiornati, proprio per evitare che la stampa e l’opinione pubblica possano guardarvi dentro e andare a scoprire le innumerevoli magagne commesse.
La tiritera che non ci sono soldi a causa dei minori trasferimenti dallo Stato alla Regione è deplorevole. è vero che tali trasferimenti sono stati ridotti, ma è ancor più vero che la Regione non ha fatto nulla per tagliare sprechi e privilegi, continuando ad alimentarli senza muovere un dito.
La Regione non ha destinato un solo euro alla spesa in conto capitale (buona), mentre ha previsto di coprire a malapena la spesa corrente (cattiva) con tutti i privilegi in essa contenuti. Un comportamento insensato, che dovrebbe essere sanzionato da quotidiani e televisioni regionali, oltre che dal nostro.
 

Però, non recuperando risorse, Regione e Comuni (non tutti) non hanno la possibilità di cofinanziare i Fondi europei e gli Fsc (Fondi di sviluppo e coesione), cosicché le attività produttive, gli investimenti e i cantieri rimangono chiusi, la disoccupazione aumenta e con essa la povertà.
Un presidente della Regione, degno di questo nome, anche se non ha le opportune competenze, dovrebbe incaricare consulenti internazionali (per esempio McKinsey, Arthur Andersen o altri) per elaborare piani d’investimento in ogni settore dell’economia siciliana.
Non sembri un paradosso denunciare che i soldi ci sono, salvo quelli regionali sprecati nei privilegi, ma non ci sono i programmi e i progetti esecutivi per immettere nel mercato siciliano alcuni miliardi, con cui animare l’economia malata, creando immediatamente decine di migliaia di posti di lavoro.
Solo così si potrebbe fermare la grande malattia creata dall’incuria, dall’insipienza e dalla capacità di una classe politica e di una classe burocratica inadeguate al loro ruolo di alta responsabilità.

Non va taciuta l’assenza della Classe dirigente, che ha un ruolo primario nella Comunità siciliana. Una Classe dirigente che si occupa soltanto del proprio comparto, non capendo che quando le cose vanno male, vanno male per tutti.
La Classe dirigente ha il dovere e la convenienza di attivarsi per intervenire decisamente sulle istituzioni regionali e locali, affinché mettano in moto le azioni necessarie alla crescita e alla nuova occupazione. Non è possibile che mentre le regioni del Nord hanno ricominciato a crescere, con un aumento sensibile dell’occupazione, in Sicilia, le cose vadano al rovescio in termini di decrescita e di aumento della disoccupazione.
I responsabili del disastro hanno nomi e cognomi. Noi li abbiamo citati innumerevoli volte e ci viene il voltastomaco a continuarne la citazione, per cui li omettiamo.
L’Opinione pubblica siciliana ha la responsabilità, in ultimo, di indignarsi, alzare la voce e costringere tutti costoro a fare il proprio dovere: l’interesse di tutti i siciliani.

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