Imprese al femminile poche e deboli - QdS

Imprese al femminile poche e deboli

Salvatore Sacco

Imprese al femminile poche e deboli

sabato 31 Ottobre 2009

All’esame i dati dell’Osservatorio imprenditoria femminile. Nell’Isola forti ritardi rispetto agli standard nazionali ed europei. Donne imprenditrici in Sicilia grandi potenzialità: il futuro è rosa, ma il presente è grigio

PALERMO – Le disarmanti statistiche sulla disoccupazione femminile impongono alla Regione l’obiettivo primario di aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro; data la crisi del posto fisso e considerato che le amministrazioni pubbliche sono, nella maggior parte dei casi, in forte eccedenza di addetti, una delle vie possibili per ottenere qualche risultato concreto è rappresentato dall’ incremento della imprenditoria femminile.
Si tratta di un obiettivo particolarmente difficile da perseguire in una regione in cui il tasso di occupazione femminile, secondo i più recenti dati Svimez, è pari al 29,1%, più bassa non solo rispetto al Centro nord (56,1%) ma anche rispetto alla media delle altre regioni sud insulari (31,3%) e lontanissima, dalle medie europee.
Ad oggi l’ impresa in rosa nella nostra regione appare meno evoluta rispetto al restante contesto sud insulare. I dati dell’Osservatorio sull’ imprenditoria femminile (2009) evidenziano come, nel 2008, le imprese femminili  in Sicilia rappresentino il 24,9% del totale, contro il 26% medio delle altre regioni del Mezzogiorno; esse appaiono più deboli rispetto a quelle del resto del Paese, come sembra dimostrare il fatto che, nell’ultimo anno, per effetto della crisi sono diminuite dello 0,36% contro lo 0,06% del restante Mezzogiorno, mentre a livello nazionale si è avuto un incremento dello 0,23%.
Le imprese guidate prevalentemente dalle donne siciliane appaiono mediamente meno strutturate: solo il 7% è costituito sotto forma di società di capitale (di queste secondo i dati della Regione, ben il 15% opera nell’edilizia), contro l’8% nelle altre regioni sud insulari ed il 10% nazionale; assolutamente prevalente è la ditta individuale che rappresenta nell’ isola l’ 82% contro, rispettivamente il 76% ed il 70% delle altre due aree considerate. Circa il 70% delle imprese rosa è agricola o svolge attività commerciale.
In atto l’azione di sostegno per lo sviluppo dell’impresa femminile si sostanzia in attività di assistenza e consulenza, svolte in prima battuta dal sistema camerale e da quello associativo, tuttavia una funzione centrale continua ad essere svolta dal finanziamento pubblico e dalle agevolazioni in genere.
Da una breve analisi del sistema agevolativo vigente, sembra emergere una minore attenzione al tema dell’ imprenditoria femminile da parte della Regione Sicilia rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno; infatti, a favore dello sviluppo dell’impresa femminile oltre alle leggi nazionali sono attive circa 110 fra regionali e provinciali; in Sicilia sono attive solo 2 leggi, peraltro generiche, mentre nel Centro Nord se ne contano 77, ovvero una media di sei leggi per regione (il Friuli ne ha ben 11), mentre nelle restanti regioni del Mezzogiorno se ne contano 28, ovvero, in media quattro leggi per regione. La Sicilia, al pari di altre regioni meridionali, ha demandato alla programmazione per l’ utilizzo dei fondi europei l’attuazione di interventi a favore dell’ imprenditoria femminile; in particolare il vigente Piano Operativo Regionale, prevede interventi finalizzati a tale obiettivo nell’ ambito del punto B della sottomisura 04. 03, a cui devono essere destinate risorse specifiche all’interno dei 35,3 milioni di euro stanziati per l’intera misura: non si tratta di una grande cifra perché essa serve anche a finanziare gli aiuti al terzo settore ed all’ imprenditoria giovanile.
Evidentemente, la qualità dell’ azione di sostegno non si può evincere solo dalla numerosità delle normative emanate, essendo indispensabile misurarne anche la loro efficacia.
Tuttavia è interessante notare come in Sicilia, a differenza di quanto avviene in altre realtà regionali sia del Centro nord che dello stesso Mezzogiorno, i provvedimenti normativi adottati inseriscano costantemente la problematica dell’ imprenditoria femminile in quella della disoccupazione giovanile e del disagio occupazionale, pur trattandosi in effetti di realtà fra loro spesso diverse che, dunque, comportano esigenze anche molto differenziate.

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