Non è macelleria ma taglio dei privilegi - QdS

Non è macelleria ma taglio dei privilegi

Carlo Alberto Tregua

Non è macelleria ma taglio dei privilegi

sabato 11 Luglio 2015

No a stipendi e pensioni a perdere

La crisi che attanaglia la Sicilia, soprattutto quella sociale con un milione di poveri, trova la sua identificazione in due dati: disoccupazione al 23%, Pil meno 15 punti. Una fotografia incontrovertibile che condanna senza appello la classe politica e quella burocratica con in testa il presidente della Regione.
Il quale se la prende con l’assessore al Bilancio, Alessandro Baccei, che sta cercando con molta fatica di far quadrare i conti, con esiti modesti. Infatti, Baccei è stato costretto ad utilizzare le entratedel bilancio 2015 per coprire la spesa corrente (cattiva), non destinando a cofinanziare i Fondi europei e quelli statali, con il risultato di bloccare ulteriormente l’economia.
Nonostante il taglio della spesa per investimenti (buona), Baccei è stato costretto a tagliare gli stipendi, con l’applicazione del contratto nazionale degli statali ai regionali (riduzione del 30%) e con un leggero inasprimento del sistema pensionistico regionale, enormemente più favorevole di quello statale.

È inconcepibile che in Sicilia non si applichi la legge Fornero che ha sacrificato gli italiani, ma non interviene sui dipendenti regionali. È incomprensibile che vi siano ancora dipendenti regionali che possano andare in pensione molto prima dell’età prevista per tutti gli italiani (67 per gli uomini e 66 per le donne).
Dove si è mai visto che una Regione, solo perché protetta dallo scudo dell’Autonomia, possa continuamente foraggiare decine di migliaia di propri cittadini in maniera nettamente superiore agli altri siciliani e agli altri italiani?
La cosa che più sorprende è l’urlo di dolore emesso da Crocetta contro Baccei, in difesa di pensioni e stipendi dei regionali, perché non vuole fare macelleria sociale.
Crocetta, o non capisce quello che dice, o esprime parole in malafede. Dovrebbe sapere, infatti, che tagliare i privilegi ai privilegiati non è fare macelleria sociale, bensì ripristinare il principio etico, anche sancito dall’articolo 3 della Costituzione: tutti uguali di fronte alla legge.
Come si può affermare che tutti i siciliani siano uguali di fronte alla legge se una minoranza, in virtù di leggi autoreferenziali, godano privilegi senza limiti?
 

Siamo a circa la metà della XVI Legislatura. La situazione è peggiorata rispetto all’inizio. Tuttavia, non si vede nessun cambiamento di un comportamento sconsiderato che fa aggravare, giorno dopo giorno, la malattia della società siciliana.
Un sintomo evidente è la diminuzione del consumo di carburante e della circolazione dei veicoli. Molta gente non riesce a sbarcare il lunario (non ci riferiamo agli extracomunitari) e tanta altra fa quello che può per sopravvivere.
La disoccupazione giovanile ha superato il 50%, il che significa azzoppare le speranze di tanti cittadini che, finite scuola e università, hanno il diritto di trovare opportunità di lavoro per la loro crescita sociale ed economica.
Come fa il presidente Crocetta a non capire che sta uccidendo il futuro dei giovani siciliani? Non so se abbia nipoti o figli di amici nei confronti dei quali sta accumulando gravi responsabilità.

In questo quadro, la classe politica cincischia. La sua attività è quella di fare riunioni, riunioni e riunioni, nelle quali c’è la vacuità e la nullità delle parole. Ma nessuno prende decisioni per invertire la continua discesa dell’economia e per cominciare a curare la grave malattia sociale .
È ormai chiarissimo che questa legislatura è terminata. Tuttavia, i 90 consiglieri-deputati, che continuano a costare ai siciliani oltre ventimila euro al mese, come dimostrato all’interno, non sono disposti a togliere il disturbo e a riportare i siciliani alle urne nel prossimo ottobre.
È incomprensibile come essi preferiscano percorrere la strada dell’asfissia lenta che li porterà comunque alla morte politica. Come avranno il coraggio di ripresentarsi ai siciliani dopo i disastri che hanno compiuto in questi trenta mesi?
Il tempo, ecco l’elemento che distingue chi ha a cuore la società da chi invece la usa a propri fini privati. E tempo non ce n’è più.
Però, siamo in attesa della comunicazione dell’Ars con la quale viene determinato il periodo di giusto riposo, dopo tanto pesante lavoro mediante le meritate ferie agostane.

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