Debiti Pa Sicilia, 12 mld nel 2014 - QdS

Debiti Pa Sicilia, 12 mld nel 2014

Serena Giovanna Grasso

Debiti Pa Sicilia, 12 mld nel 2014

venerdì 24 Luglio 2015

Banca d’Italia: tra 2013 e 2014 tutto immutato, ritardi nei pagamenti stabili a 244 giorni contro i 30 della legge. Incremento pari all’8,9% rispetto al 2013 (contro il +1,3% a livello nazionale)

PALERMO – Torniamo ancora una volta ad occuparci dei numeri negativi della pubblica amministrazione siciliana. Secondo quanto riferito dal rapporto “Le economie regionali – L’economia della Sicilia” pubblicato lo scorso 18 giugno dalla Banca d’Italia, nel 2014 ammontava a 12 miliardi di euro il debito non consolidato delle pubbliche amministrazioni siciliane, ovvero quel debito che include anche le passività finanziarie detenute da altre amministrazioni pubbliche. Si tratta di un valore lievitato di ben 8,9 punti percentuali rispetto all’anno precedente, mentre a livello nazionale l’incremento si è fermato all’1,3%.
Mentre per quel che riguarda il servizio del debito, ovvero il pagamento della quota interessi e capitale dell’indebitamento, nell’arco temporale compreso tra il 2009 e il 2014 ha fatto registrare un’abbastanza elevata contrazione, diversificata su base territoriale. In particolare, il servizio del debito dei Comuni e delle Province in Sicilia si è ridotto del 2,9% e 9,1%, rispettivamente, a fronte di una corrispondente contrazione a livello nazionale del 4,7% e 8%; nello stesso periodo i pagamenti degli interessi sulle varie forme di indebitamento relativamente ai Comuni e alle Province siciliani ammontano a rispettivamente 137 e 13 milioni di euro l’anno. Al contrario la Regione Siciliana si discosta dall’andamento sia delle altre Regioni italiane (ad eccezione delle Regioni Lazio e Calabria) sia degli enti locali siciliani; il servizio del debito è infatti cresciuto del 7,3% in media d’anno, a fronte di una riduzione del 3,4% nella media delle altre regioni, con una spesa media annua di quasi 261 milioni di euro, circa un ottavo del totale pagato dal complesso delle Regioni.
 
La ragione di una tale accentuata contrazione del servizio del debito nelle Province e nei Comuni è da rintracciare nel fatto che questi enti  possono accedere a nuovo indebitamento fintantoché la spesa per interessi, al netto dei contributi statali e regionali in conto interessi, non superi una determinata quota delle entrate correnti, ridotta nel corso del tempo (dal 15% all’8% tra il 2008 e il 2014).
Come se quanto detto non fosse già abbastanza, aggiungiamo anche le gravi inefficienze determinate dai pesanti ritardi nei pagamenti che si trovano a sopportare i fornitori delle pubbliche amministrazioni siciliane. Naturalmente ci troviamo molto lontani dai tempi prescritti all’interno del decreto legislativo n.192 del 9 novembre 2012, che ha recepito la direttiva europea contro i ritardi di pagamento (2011/7/Ue), ovvero  30 giorni, elevabili a 60 solo in alcune circostanze.
In base ai dati di Assobiomedica, le imprese fornitrici di apparecchiature biomedicali agli enti territoriali siciliani hanno registrato tempi medi di pagamento pari a 244 giorni nel 2014, invariati rispetto al 2013, ben lontani dai 30 giorni prescritti dal suddetto decreto e superiori di circa 150 giorni rispetto alla media nazionale.
 
Al fine di supportare le pubbliche amministrazioni siciliane nel pagamento dei propri fornitori e sbloccare l’andamento dell’economia, nel biennio 2013 – 2014 il ministero dell’Economia e delle finanze ha concesso a Regione, Province e Comuni anticipazioni di liquidità complessivamente ammontanti a 2,2 miliardi di euro. Questi complessivi 2,2 miliardi di euro si compongono di 891 milioni di euro erogati alla Regione Siciliana, 990 milioni di euro ai Comuni e i restanti 300 milioni di euro alle Province (in particolar modo, le Province di Siracusa e Messina hanno ottenuto anticipazioni di liquidità pari ad un quinto del totale messo a disposizione per tutte le Province italiane).
 
Infine, concludiamo con l’inefficienza delle inefficienze. Infatti purtroppo, le amministrazioni siciliane hanno dimostrato inefficienza anche per quel che riguarda la distribuzione degli importi anticipati dal Mef: infatti, solo il 67,6% dei 2,2 miliardi di euro è stato utilizzato per pagare i creditori, a fronte dell’86,3% della media delle Amministrazioni locali italiane.

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