La virtù di Crocetta parolaio dell’Antimafia - QdS

La virtù di Crocetta parolaio dell’Antimafia

Carlo Alberto Tregua

La virtù di Crocetta parolaio dell’Antimafia

sabato 25 Luglio 2015

Il vecchio Pd colpevole del degrado
 

Rosario Crocetta, anche in questa occasione, si è rivelato un abile parolaio. Le sue parole al vento hanno avuto l’obiettivo di far pensare all’opinione pubblica siciliana che egli fosse un soggetto sostanzialmente antimafioso, mentre lo è stato solo a parole. Non che risulti connivenza di sorta con la criminalità organizzata, ma continuare ad amministrare la Regione senza estirpare il cancro della corruzione che si fonda anche sull’inefficienza e sul clientelismo, è una sua responsabilità oggettiva.
La questione dell’intercettazione di Tutino è incidentale, forse la goccia che ha fatto traboccare il vaso, in quanto la mala gestione della Regione, dopo i tragici governi di Cuffaro e Lombardo, è continuata in questi trentadue mesi di presenza di Crocetta alla presidenza della Regione.
Certo, sorprende che una persona, che riveste il più alto incarico istituzionale della Regione, di fronte all’inchiesta pubblicata dal settimanale L’Espresso, si accontenti di minacciare una causa civile di risarcimento del danno.

Qualunque persona perbene, che fosse calunniata, diffamata o ingiuriata, presenterebbe in tempi rapidi una querela penale per obbligare chi avesse commesso reato a dimostrare la veridicità dei fatti.
Anche uno studente di primo anno di Giurisprudenza sa che, invece, la causa civile di risarcimento del danno, oltre a durare più di dieci anni, quando arriverà alla conclusione, non avrà risolto il problema: l’affermazione giornalistica era vera o era falsa nel momento in cui fu fatta. Dopo dieci anni, la verità processuale importa poco nelle vicende istituzionali come quelle che stiamo attraversando.
Abbiamo più volte pubblicato un elenco di quattordici domande a Crocetta e oggi ripubblichiamo lo stesso elenco per la diciannovesima volta. Non avere risposto fin dall’inizio della legislatura a queste domande è la palese dimostrazione della incapacità dell’attuale presidente della Regione di trovare le soluzioni ai gravi problemi che stanno soverchiando e riducendo in povertà i siciliani.

C’ è da chiedersi come mai i partiti che lo sostengono, in primo luogo il Pd, abbiano ritenuto di mantenere in vita politica il presidente per tutto questo lungo tempo, quando bastava un anno per accorgersi della sua insufficienza.
 

Il Pd siciliano di Crisafulli, di Cracolici e del giovane segretario Raciti, non hanno cognizione per fare invertire il senso di marcia di questa Regione, ove padroneggiano inefficienza, corruzione, disorganizzazione e favoritismi.
La stessa parte del Pd comunista dei D’Alema, dei Bersani, dei Fassino e dei Vendola che hanno fatto eleggere anche De Magistris, De Luca, Pisapia e candidare Casson.

Non minore responsabilità hanno gli altri partiti, che hanno sostenuto questa squinternata giunta di governo, quei partiti i cui i consiglieri-deputati costano oltre ventimila euro al mese ciascuno, ma che non hanno avuto il pudore né la capacità di fare tutte quelle riforme, più volte elencate nel QdS, indispensabili alla crescita e all’occupazione della Sicilia .
Abbiamo pubblicato decine di inchieste che mettevano a confronto la spesa pubblica in Lombardia, comparto per comparto, con quella siciliana. Il confronto è stato perdente sempre e di gran lunga per quella siciliana.
 
Il parolaio Crocetta non ha tenuto conto dell’ammonimento di Leonardo Sciascia, che ha indicato all’opinione pubblica di diffidare dei professionisti dell’Antimafia. Ha continuato imperterrito a parlare di questo e di quell’altro, ma mai ha affrontato le grandi questioni che riassumiamo per titoli: spesa dei fondi europei, utilizzazione energetica dei rifiuti, funzionamento di tutti i depuratori della Sicilia (oggi la metà è guasta), eliminazione della Formazione mangiasoldi e istituzione della Formazione efficiente collegata all’occupazione.

Ma a monte di questi problemi, vi è quello della profonda riorganizzazione della burocrazia all’insegna di merito e responsabilità. è proprio l’inefficienza macroscopica dei 27 mila dipendenti regionali (cifra che comprende quelli delle partecipate) che costituisce il punto di partenza di una nuova giunta regionale, o meglio, dell’azione dei commissari che a gran voce chiamiamo per almeno un anno, la cui nomina riguarda il Presidente della Repubblica.
Non vorremmo che la fine politica di Crocetta continuasse a crocifiggere i siciliani. Non lo meritiamo.

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