Cosa farei se fossi presidente della Regione - QdS

Cosa farei se fossi presidente della Regione

Carlo Alberto Tregua

Cosa farei se fossi presidente della Regione

giovedì 06 Agosto 2015

Prima puntata d’agosto

Se fossi presidente della Regione (ipotesi del terzo tipo), mi muoverei immediatamente per formare uno staff di centoventi dirigenti scelti fra i 1737 oggi in forza all’Ente. Ma non li sceglierei direttamente, incaricherei una società internazionale per la selezione per valutare non tanto i titoli, bensì le capacità e le potenzialità di ognuno per fare funzionare la struttura che verrebbe loro affidata.
La riorganizzazione sulla base dei valori di efficienza, merito e responsabilità sarebbe il primo ed essenziale passaggio per mettere in atto i programmi tutti volti alla crescita e all’occupazione.
Ovviamente, la scelta dei dodici assessori dovrebbe essere fatta individuando personalità di alto profilo professionale e senza scheletri negli armadi, fuori dai giochi dei politicanti senza mestiere e di tanti squallidi personaggi che hanno divorato l’economia della nostra meravigliosa Isola.
I centoventi dirigenti scelti sarebbero assegnati nel numero di dieci per ogni assessorato. Fra essi, il dg dello stesso.

Cosa fare degli altri 1617 dirigenti? Dare loro la scelta se partecipare al progetto riorganizzativo con attività efficienti ovvero metterli in disponibilità con l’80% del solo stipendio in base alla L. 135/2012.
Vi è poi il problema dei dipendenti regionali e dei dipendenti delle partecipate. Per queste ultime, fermo il controllo della Regione al 51%, il 49% sarebbe messo sul mercato con bandi di evidenza pubblica, affidando la gestione ai nuovi soci, con l’obbligo contrattuale di produrre utili tassabili, pena la rescissione del contratto.
Se la razionalizzazione comportasse esubero di personale, cosa probabile, lo stesso sarebbe messo in una cassa integrazione analoga a quella del settore privato, alle stesse condizioni.
Per quanto concerne i pensionati,  farei riliquidare gli assegni pensionistici in base ai contributi effettivamente versati, tagliando così quei privilegi che consistono nel percepire un assegno superiore, la cui differenza è a carico di tutti i siciliani, compresi quelli poveri.
Metterei in cantiere la Cittadella della Regione da costruire in 24 mesi utilizzando il project financing, di guisa che dopo 30 anni la Regione diventerebbe proprietaria di tutti gli immobili, avendo pagato le rate dei leasing col risparmio di tutti i canoni d’affitto.
 

Ovviamente, concentrerei gli uffici regionali dislocati nel territorio, che oggi sono centinaia, in un unico Ufficio territoriale della Regione, provincia per provincia, sul modello dell’Ufficio territoriale del governo (ex prefetture), con un unico responsabile pluricompetente.
Il progetto funzionerebbe perfettamente in quanto dotato di un sistema informatico omnicomprensivo, collegato con i sistemi digitali dei Comuni e con quello dello Stato, in modo da fare circolare in tempo reale i  documenti con l’evasione e la tracciabilità di ogni fascicolo, in tempo reale.
La tracciabilità dei procedimenti comporterebbe l’assunzione delle responsabilità dei dirigenti preposti al loro funzionamento. Si renderebbe necessaria la cancellazione di tutti i regolamenti regionali esistenti e l’approvazione da parte della Giunta di un regolamento unico con sottostanti regolamenti per branca amministrativa, scritti tutti in italiano comprensibile dai cittadini, con linguaggio semplice e di facile usufruizione.
Come si vede, al primo punto dell’azione dell’ipotetico presidente della Regione vi sarebbe la riorganizzazione profonda della burocrazia  e dei suo strumenti amministrativi, tutti digitalizzati.

Tale riorganizzazione comporterebbe risparmi notevoli sulla spesa corrente, soprattutto nella Sanità che assorbe la metà del bilancio regionale.
In questo settore metterei un articolo unico che preveda il compito della Regione su due precisi versanti:  una task force per il controllo di qualità dei servizi a tutela degli ammalati siciliani, indipendentemente prestati da presidi ospedalieri, aziende ospedaliere e case di cura private; il secondo consisterebbe nel pagare i Drg prescindendo dall’ente che ha effettuato la prestazione.
Il controllo di gestione di Asp e Ao verrebbe centralizzato in un apposito ufficio della Presidenza, formato da esperti, con il compito di controllare, giorno per giorno, l’efficienza dei servizi, la congruità delle spese e soprattutto la validità delle stesse, in quanto si prenderebbe a modello l’ente sanitario più virtuoso, da utilizzare come benchmark per tutte le altre strutture.
Appuntamento alla seconda puntata.

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