Povertà relativa: in Sicilia raggiunto il picco del 25,2% - QdS

Povertà relativa: in Sicilia raggiunto il picco del 25,2%

Serena Giovanna Grasso

Povertà relativa: in Sicilia raggiunto il picco del 25,2%

venerdì 07 Agosto 2015

Istat: lo scorso anno il 23,6% dei residenti nel Mezzogiorno versava in uno stato di povertà relativa, in Sicilia si arriva al 25,2%. Nell’Italia insulare e meridionale il 10,6% delle famiglie si trovava in uno stato di indigenza assoluta, il 5,7% al Nord

PALERMO – Secondo i dati dell’Istituto nazionale di statistica nel 2014 la soglia di povertà, sia assoluta che relativa, continua a rimanere stabile. Sembrerebbe una notizia positiva poiché esclude qualsiasi forma di peggioramento, ma se scendiamo ad analizzare il prospetto relativo alla macroarea di nostra pertinenza ogni possibile ottimismo è destinato a sfumare. Infatti, anche nel 2014 la povertà assoluta ha colpito il 10,6% dei residenti nell’Italia insulare e meridionale, mentre quella relativa il 23,6%. A fronte di una sostanziale stabilità, dobbiamo purtroppo rilevare che si tratta di quote percentuali più che doppie rispetto a quelle riscontrate nel resto dello Stivale: infatti, nell’Italia settentrionale la povertà assoluta colpisce il 5,7% della popolazione, mentre quella relativa solo il 6,8%.

Povertà assoluta
 
Ma cerchiamo di fare un po’ di chiarezza e specifichiamo in cosa si distingue la povertà assoluta rispetto alla povertà relativa. Si parla di povertà assoluta nei casi in cui si verifichi l’impossibilità di acquisire per sé e per la propria famiglia il paniere di beni e servizi considerati essenziali per conseguire uno standard di vita minimamente accettabile. In base all’area di residenza della famiglia e alle dimensioni del Comune, dunque al relativo tenore di vita, varia la soglia mensile che definisce un nucleo familiare assolutamente povero. Ma non è tutto, infatti a determinare la soglia al di sotto della quale una famiglia è considerata versante in povertà assoluta è anche il numero di componenti e l’età di questi. Così, ad esempio una famiglia residente in un piccolo comune del Mezzogiorno e composta da un minorenne e due adulti di età compresa tra i 18 e i 59 anni sarà considerata assolutamente povera se disporrà di un reddito mensile inferiore ai 989,24 euro. In generale, possiamo rilevare come nei comuni meridionali le soglie che definiscono una famiglia versante in povertà assoluta sono sempre più basse rispetto a quelle settentrionali.
Nel Mezzogiorno la povertà assoluta si concentra nei piccoli comuni, con percentuali quasi doppie rispetto alle città metropolitane (rispettivamente 9,2% e 5,8%).

Segnali di miglioramento si osservano tra le famiglie con persona di riferimento di età tra i 45 e i 54 anni (dal 7,4% al 6%) e tra le coppie con due figli (dall’8,6% al 5,9%). Livelli elevati di povertà assoluta si osservano per le famiglie con cinque o più componenti (16,4%), soprattutto  se coppie con tre o più figli (16%) e famiglie di altra tipologia, con membri aggregati (11,5%); l’incidenza sale al 18,6% se in famiglia ci sono almeno tre figli minori. Infine, la povertà assoluta è decisamente elevata tra le famiglie con stranieri (12,9% per le famiglie miste, 23,4% per quelle con tutti componenti stranieri).

Povertà relativa

Mentre la povertà relativa è definibile come quella forma di indigenza che consente l’acquisto dei beni di primaria necessità (cibo, vestiario, spese farmaceutiche di base), ma esclude gli individui dall’acquisto di beni di necessari al benessere dell’individuo e alla formazione della sua persona e impedisce alla persona di fronteggiare spese impreviste. Come anticipato, nel Mezzogiorno il fenomeno ha colpito oltre il 23% della popolazione. Addirittura tale incidenza raggiunge il 36,8% presso le famiglie con cinque o più  componenti (si tratta perlopiù di famiglie con più di tre figli o con membri aggregati). Il disagio economico si fa più diffuso se all’interno della famiglia sono presenti figli minori: l’incidenza di povertà, pari al 14% tra le coppie con due figli e al 27,7% tra quelle che ne hanno almeno tre, sale rispettivamente al 18,5% e al 31,2% se i figli hanno meno di 18 anni.

Se scendiamo ad analizzare l’andamento della povertà relativa a livello regionale, è possibile delineare un prospetto nettamente peggiore per quel che ci concerne in modo più diretto, ovvero la situazione siciliana. Infatti, la nostra Isola si configura come la terza regione a livello nazionale per maggior incidenza di famiglie relativamente povere (25,2%). A precedere la nostra regione ritroviamo solo altre due realtà meridionali, ovvero Basilicata (25,5%) e Calabria (26,9%). Si tratta di dati estremamente drammatici, specie se rapportati con quelli di realtà settentrionali come la Lombardia (4%), l’Emilia Romagna (4,2%) o il Veneto (4,5%).
Dunque, giunti alla fine di quest’analisi sull’incidenza della povertà, possiamo concludere rilevando come a fronte di una sostanziale stabilità del tasso percentuale, si continui a parlare ancora oggi di numeri estremamente elevati.

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