La Bretella è illusione non soluzione alla crisi - QdS

La Bretella è illusione non soluzione alla crisi

Carlo Alberto Tregua

La Bretella è illusione non soluzione alla crisi

sabato 08 Agosto 2015

Aprire i cantieri e attrarre investimenti

L’iniziativa del manipolo di quattordici consiglieri-deputati Pentastellati, nell’avere finanziato la Bretella di congiunzione dell’autostrada Palermo-Catania è sicuramente lodevole. Non solo per se stessa, ma perché costituisce un esempio di responsabili istituzionali che hanno rinunziato a una parte della loro indennità, destinandola a un’opera pubblica.
La Bretella ha certamente molti limiti, ma ha il pregio di collegare i due lembi dell’autostrada tramite una percorrenza di 1 kilometro, con un risparmio di tempo vicino al quarto d’ora contro più di un’ora necessaria per percorrere la provinciale che sale a Polizzi Generosa.
Ovviamente la casta ha criticato, altri non hanno lesinato improperi, ma in tanti mesi non hanno mosso un dito per dare una minima soluzione al gravissimo disagio dovuto alla frana che ha danneggiato fortemente il viadotto a monte dell’autostrada.
Il disastro è avvenuto il 10 aprile, ma per cominciare a fare qualcosa la Malabestia burocratica siciliana, pachidermica e inefficiente, ha impiegato mesi e mesi.

Ora pare che la costruzione del raccordo di tre chilometri stia per cominciare, ma, prima di fine anno, se va tutto bene, non lo vedremo in esercizio.
Ovviamente non si parla dell’abbattimento del viadotto e della sua ricostruzione. Chissà quanti anni ci vorranno, con questa gentaglia che non si ritiene al servizio dei siciliani, ma che continua ad usarli come se fossero al proprio servizio.
E quando definiamo i responsabili regionali gentaglia, non è l’aggettivo peggiore che si dovrebbe usare. Infatti, fino ad oggi, nessuno ha spiegato all’opinione pubblica come mai lo scivolamento della montagna iniziato nel 2005 non sia stato oggetto di un intervento idrogeologico per fermarlo prima che causasse il danno che ha causato. Per fortuna senza vittime umane.
I mass media hanno continuato a ignorare questa grave colpa di presidenti, assessori e dirigenti regionali, i quali sono rimasti tutti acquattati a scaldare le proprie seggiole, cui sono fermamente bullonati, mentre avrebbero dovuto mettere in atto il piano di risanamento prima accennato con il quale si sarebbe evitato l’enorme danno causato dalla frana.

 
Una rondine non fa primavera, la bretella è solo un simbolo, ma non è un punto di partenza della crescita.
Vorremmo che i Pentastellati siciliani leggessero gli elenchi delle iniziative economiche, dei progetti e delle soluzioni che abbiamo più volte pubblicato su queste colonne e le facessero oggetto di altrettanti disegni di legge sui quali impostare una forte campagna stampa, non solo col nostro giornale, ma anche con gli altri quotidiani che avessero a cuore le sorti della Sicilia.
Purtroppo, però, dobbiamo constatare che i consiglieri-deputati Cinque stelle non hanno una visione strategica della crescita della Sicilia,  non possiedono le sufficienti cognizioni e la necessaria preparazione professionale per affrontare linee di crescita di ampio respiro, che dovrebbero avere la capacità di far partire fin da oggi le opere infrastrutturali, con l’apertura dei cantieri e i meccanismi di attrazione degli investimenti.

Il Governo nazionale ha battuto un colpo stanziando 1,3 miliardi per il riassetto idrogeologico del territorio, di cui alla Sicilia toccherà la miseria di 94 milioni per le tre città metropolitane.
Ieri la direzione del Pd ha messo all’ordine del giorno la discussione sul Mezzogiorno. Renzi è stato punto sul vivo dall’anticipazione del Rapporto 2015 della Svimez. Ma non possiamo credere che un ragazzo intelligente come il primo ministro non abbia inserito nel suo Def 2015 un programma di sviluppo per il Sud, solo per disattenzione. Evidentemente del Mezzogiorno gliene importa poco, anche se lì risiedono più di venti milioni di cittadini.
Se nel Meridione vi è una grande carenza di infrastrutture non è solo colpa della dirigenza politica sudista, ma è soprattutto della rappresentanza parlamentare meridionale e delle maggioranze che hanno sistematicamente ignorato questa deficienza.
Ora è il momento di una conversione a “U”. Togliere le risorse ai privilegiati e destinarle alla costruzione delle infrastrutture da Napoli, alla Sicilia e alla Sardegna.

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