Zoomafia: gli orrori perpetrati in Sicilia a danno degli animali - QdS

Zoomafia: gli orrori perpetrati in Sicilia a danno degli animali

Serena Giovanna Grasso

Zoomafia: gli orrori perpetrati in Sicilia a danno degli animali

giovedì 13 Agosto 2015

Lav: a Palermo il più ingente numero di procedimenti aperti contro la criminalità organizzata (195). Dalle corse clandestine ai combattimenti, fino alla contaminazione del mercato alimentare

PALERMO – La malavita non si ferma davanti a nulla. Non si lascia scappare nessuna fonte di nuovo profitto, si immerge appieno in ogni materia inesplorata e ricca fino a risucchiare tutte le risorse economiche disponibili, giusto per arricchirsi ulteriormente. Così, non viene risparmiata neppure la zoo fauna che al contrario diviene fonte di continuo arricchimento da parte della criminalità organizzata. A denunciare la gravità del fenomeno è proprio il rapporto annuale sulla zoomafia redatto da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio zoomafia della Lav (Lega antivivisezione).
Si tratta di un fenomeno che erode risorse al mercato legale inquinandolo e sfrutta gli animali fino al vero e proprio maltrattamento. Molteplici sono gli ambiti sfruttati dalla criminalità organizzata, proprio come precisato da Troiano: “I crimini a danno degli animali si presentano in Sicilia sempre di più come attività organizzate, portate avanti da veri sodalizi dotati di strutture, mezzi e con forte pericolosità sociale. Diverse inchieste hanno messo in evidenza l’interesse della criminalità organizzata per le corse di cavalli, il controllo dei mercati ittici o del comparto zootecnico. Sequestri e confische di animali, allevamenti e punti vendita confermano questo dato. I traffici legati alla sfruttamento degli animali in Sicilia rappresentano un’importante fetta del business realizzato a livello nazionale”.
I risultati rilevati dal rapporto per la situazione regionale si basano sui dati comunicati da dieci delle sedici Procure ordinarie (non hanno risposto Agrigento, Barcellona Pozzo di Gotto, Marsala, Patti, Ragusa e Trapani) e da tre su quattro delle Procure minorili (non ha risposto Palermo). Dunque, il quadro emerso è assolutamente parziale, poiché carente dei dati delle Procure sopra enunciate ed inoltre è bene specificare che i reati registrati costituiscono solo una parte di quelli effettivamente compiuti. Rispetto ai dati di cui si dispone, possiamo complessivamente affermare che sono Palermo e Catania le province per la Sicilia con il maggior numero di procedimenti aperti: nello specifico, nella provincia di Catania sono stati aperti 141 procedimenti con 64 indagati (rispettivamente -12% e -48% rispetto al 2012), mentre a Palermo sono stati aperti 195 procedimenti penali per reati contro gli animali con  153 indagati (rispettivamente – 5% e + 27% rispetto al 2012).
Ma nello specifico, di cosa consistono le attività perseguite dalla criminalità organizzata a danno degli animali?
In Sicilia, ci si “diverte” ed arricchisce grazie ai combattimenti tra animali, corse clandestine di cavalli, contrabbando di fauna e non solo. Come anticipato, oltre a lucrare sui poveri animali, questi sono sottoposti alle peggiori torture fisiche immaginabili: sempre più numerosi sono i cani da combattimento con morsi o ferite cicatrizzate riconducibili alle lotte; altrettanto numerosi sono i casi di denuncia di furto e rapimento di cani di grossa taglia e di razze abitualmente usate per combattimenti.
Non meno crudele è lo sfruttamento cui sono sottoposti i cavalli. Assai allarmante è lo scenario dell’illegalità nel mondo dell’ippica in Sicilia fatto di corse clandestine, gare di sforzo, cavalli abbandonati sulla strada, doping, scommesse illegali, furti e macellazioni clandestine. Ma neanche i cavalli da corsa dell’ippica ufficiale stanno messi bene: secondo i dati Unirelab, il laboratorio ufficiale per le analisi antidoping, diversi cavalli che correvano in gare ufficiali svolte negli ippodromi di Palermo e Siracusa nel corso degli ultimi due anni sono risultati positivi a qualche sostanza vietata (Betametasone, caffeina–teofillina, desametasone, diclofenac, dipirone, flunixin, testosterone).
Ma non è tutto.
Infatti, concludiamo con l’immane danno che l’infiltrazione criminale arreca al mercato legale, senza poi contare tutti i rischi per la salute. Per l’appunto, non sono affatto rari i casi in cui vengono scambiate le etichette di riconoscimento di animali affetti da brucellosi con quelle di animali sani, così da consentire l’immissione nel mercato di merce estremamente pericolosa per la salute dei consumatori. Allarmante è il prospetto delineato dal responsabile della Lav: “È stato largamente dimostrato da numerose indagini sulla criminalità organizzata, che Cosa Nostra manifesta sempre più interesse per il settore agroalimentare, a cominciare dal trasporto delle merci verso i principali mercati dell’Italia centromeridionale.  Monopolizzare il trasporto di tali prodotti significa farli circolare nel territorio nazionale senza un effettivo controllo di autenticità della loro provenienza, oltre che a poter determinare probabili riflessi negativi anche rispetto alla qualità degli alimenti”.

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